Fernandez, Lansdale, Mearini, Pepino, Robecchi, Zenarola e l’antologia “Un anno in giallo”
7 recensioni giallo-noir di Valerio Calzolaio
Elena Mearini
«È stato breve il nostro lungo viaggio»
Cairo
208 pagine,14 euro
6 aprile-6 maggio 2016. Milano. Il 50enne Cesare Forti si racconta. Spalle larghe, corpo asciutto, barba accennata, capelli fluttuanti, ottima confezione per un guru dell’industria chimica (fluidificanti, acceleranti, antischiuma, battericidi), ricco e potente, ha una famiglia felice. La splendida misurata moglie Margherita e la figlia Maya (in vista della prima comunione) lo amano, riamate, è perfetto anche con loro. Da sei mesi ogni venerdì incontra Alma (un’interprete di arabo), pelle ambrata e capelli corvini; è la sua smagliatura di passione, il punto di rottura. Lei arbitra la partita. Un pomeriggio s’infrattano, lei lo provoca, muore, la seppellisce alla meglio. Qualcuno lo ha visto? Proprio bello il nuovo romanzo a tinte noir dell’ottima sensibile scrittrice Elena Mearini (1978), «È stato breve il nostro lungo viaggio», finalista allo Scerbanenco 2017, in prima, quasi sempre lui, a tratti in corsivo una lei diversa da quel che crede, i dialoghi come flusso di frasi narrate.
Marc Fernandez
«Onde confidenziali»
traduzione di Francesco Bruno
Sellerio
218 pagine, 16 euro
Madrid. Qualche anno fa. Una donna fuma e ascolta in auto “Clandestino” di Manu Chao, finché non passa Paco Gómez, 36enne consigliere comunale dei franchisti dell’AMP (Alleanza per la maggioranza popolare), candidato a fare il ministro dell’Economia nel prossimo governo dei neo vincitori di destra alle elezioni politiche spagnole (quelle dopo la legislatura in cui fu approvato il matrimonio per coppie omosessuali). Gli spara alla nuca con una P38 nuova fiammante, un inizio di vendetta. Dopo aver votato, il sofferente giornalista slow Diego Martín (1970) è rientrato a casa nell’appartamento di Malasaña, vive solo (depresso, senza amore e senza sesso) da quando il capo del cartello di Juárez ha fatto uccidere l’amatissima moglie Carolina cinque anni prima, e ascolta davanti alla tv le pessime notizie sui risultati elettorali. Passano sei mesi. Diego è un democratico di sinistra, ma non gli hanno cancellato il programma settimanale di ogni venerdì, la seguita trasmissione “Onde confidenziali” dell’emittente pubblica Radio Uno, due ore dalla mezzanotte in avanti, in cui si occupa soprattutto di mala giustizia e ospita dettagliate cronache di un anonimo magistrato. Una sera decide di riparlare dell’insoluto assassinio di Gómez, ha chiesto alla sua bionda amica transessuale Ana Durán, già escort di gran classe, ora ottima detective privata, di dargli qualche spunto nuovo, inoltre vuole intervistare la madre della vittima. Quel pomeriggio la vendicatrice ferma l’auto del 90enne ricchissimo notaio Don Pedro de la Vega (legato alla destra della destra) e, quando lui abbassa il finestrino, gli spara in fronte e cancella il secondo nome dall’elenco di cinque che ha appuntato su un foglio. Diego scopre che Ana aveva avuto l’incarico di indagare sul notaio da parte della bella alta mora Isabel Ferrer, penalista francese da poco trasferitasi a Madrid per fondare l’Associazione nazionale dei bambini rapiti (Anbr).
Dopo vari libri inchiesta a quattro mani (con Jean-Christophe Rampal, anche su Ciudad Juárez) il giornalista francese Marc Fernandez (1973) esordisce nel “polar” con un interessante ritmato romanzo, Mala vida (titolo preso da un’altra canzone di Manu Chao). La narrazione è in terza varia al presente, concentrata in parallelo sui due protagonisti, Diego e Isabel, destinati ad attrarsi, almeno un poco, mentre la discutibile vendetta procede. Lo spunto è un fatto di cronaca nera: nel gennaio 2011 l’Associazione nazionale delle vittime delle adozioni irregolari (Anadir, «ricongiungere» in spagnolo) presentò una denuncia per la scomparsa di 261 bambini durante il periodo del franchismo; la dittatura era durata dal 1939 al 1975, il numero delle possibili vittime ben presto si moltiplicò, la vicenda creò enorme scalpore nelle regioni spagnole più coinvolte, emerse che i crimini erano continuati anche dopo Franco. La stessa Isabel ha la nonna 89enne Emilia nel XVIII° arrondissement di Parigi, cui fu sottratto a Madrid (in un ospedale gestito dalla Chiesa) il neonato in fasce quando aveva 21 anni e militava nel Partito comunista, e che accetta l’invito della nipote di farsi intervistare da Diego. C’era una vera e propria organizzazione criminale legata al regime franchista e creata al solo scopo di privare dei figli alcune famiglie di oppositori. Per il resto, i riferimenti politici sono liberamente tratti dalla vicenda spagnola. I cenni all’Italia riguardano una sorta di “berlusconizzazione” del paesaggio mediatico nazionale da una parte, il rischio per individui che ficcano il naso dove non dovrebbero di ritrovarsi a “vivere come Saviano”, sotto protezione permanente, dall’altra. Calimoxo è il miscuglio obbrobrioso di Coca e vino; meglio il rum del Venezuela e un bicchiere di Rioja. Diego ama anche Pink Floyd e Noir Desir, Isabel Mozart.
Joe R. Lansdale
«Bastardi in salsa rossa»
traduzione di Luca Briasco
Einaudi
286 pagine per 18,50 euro
LaBorde e Camp Rapture, East Texas. Giorni nostri. Questa volta Hap e Leo sono soli. Brett, risoluta compagna rossa del primo, e Chance, recente figlia adulta hanno l’influenza, sono gonfie e apatiche, restano sempre a casa. John, storico e credente compagno di vita del secondo, se n’è andato di nuovo. Hap è uscito dalla lunga convalescenza per il grave accoltellamento allo stomaco. Mentre Leo si trova a Houston occupato a far sesso con un ragazzo conosciuto in rete, lui svolge lavoro d’ufficio nell’agenzia d’investigazioni Sawyer (Brett) in compagnia della femmina di pastore tedesco Buffy. Riceve la visita della stanca signora di colore Louise Elton che abita lì di fronte. Le offre un caffè e i biscotti (di Leo), è convinta che il figlio Jamar sia stato ucciso, forse proprio da poliziotti, nella zona delle case popolari del quartiere nero. Tenta un sopralluogo, incontra la dura “adorabile” ragazzina 14enne Reba Little Woman e altri delinquentelli, capisce che il caso sarà complicato, lo affronteranno insieme, col solito spirito indomito e samaritano. I fratelli di fatto Hap Collins e Leonard Pine continuano a deridersi e divertirci su tutto (dal sesso alla caduta dei capelli, dall’amore al ring), stanchi fallaci uomini di mezza età dalla pelle dura e dalla lingua lunga. Jamar era uno studente brillante e un pugile promettente, contestava violenze gratuite, mostrava molto fastidio verso il poliziotto che insidiava la sorella minore Charm, filmava tutto, così era stato minacciato e poi picchiato a morte, anche per impedire che venissero fuori affari sporchi. Alcuni hanno luogo all’interno di una segheria abbandonata, accanto a un grande stagno di acqua salmastra che raccoglie polveri, segature e cadaveri di cani (in tal modo) “arrugginiti”, morti in combattimento.
Decimo ottimo romanzo della divertente serie noir hard-boiled di Joe R. Lansdale (Gladewater, 1951) dal titolo americano intraducibile (Rusty Puppy, Cuccioli Arrugginiti) mentre il titolo italiano strizza l’occhiolino a Tarantino (del resto, i due appaiono anche in una serie televisiva giunta alla terza stagione). Hap e Leo, quasi due lati dello stesso personaggio, sono ancora in gran matura forma e subiscono un invecchiamento rallentato (la prima avventura uscì nel 1990). Hap è un bianco di buon cuore, castano, un metro e ottanta, veloce e tenace, pigro ma orgoglioso, ha fatto obiezione di coscienza lottando con la galera contro il Vietnam, brevemente sposato, buon psicologo di uomini, esperto di Hapkido e arti marziali, arsenale nascosto in casa, vota democratico quando ci va. Leonard è nero macho grosso, pratica megachecca impaziente, luce maligna negli occhi, decorato in guerra, appassionato di Dr Pepper e biscotti alla vaniglia, manovalente per lavorare e menare, magro ordinato pulito atletico, ma ormai brizzolato, elettore repubblicano se vota. Come sempre, stile e linguaggio sono molto curati: è Hap a raccontare in prima persona, lui che legge molti gialli e raccoglie un poco lo “stampo” dello scrittore, “ateo morale”, narrando l’indagine hard-boiled inframezzata dai dialoghi sul mondo della pirotecnica complicata imperfetta coppia. E, quando la bellissima impresaria (di colore) delle pompe funebri prova ad aiutarli con alcune “supposizioni” e aggiunge che però ha letto “troppi romanzi gialli”, è Leo a commentare: “forse dovremmo leggerne tutti di più”. Poco alcol e succo di mirtillo per Hap. E nello stereo entrambi preferiscono ascoltare il cd di Kasey (Lansdale) non a caso, altro che hip hop!
Autori vari
«Un anno in giallo»
Sellerio
536 pagine, 16 euro
Tempi e luoghi d’abitudine. Salvo Montalbano, mentre il giorno della Befana mangia il meglio cuscus di tutta la Sicilia nei paraggi di Monte Cofano, viene importunato da Saverio, il compagno della bella cameriera, che prima gli accenna della richiesta d’aiuto del commendator Zicari di Vigàta (lo strano furto subito dall’amante) e poi intelligentemente lascia perdere per non rovinargli il pranzo; tanto il commissario torna a casa ed è già scafato di suo. Saverio Lamanna non è convinto della confessione di un presunto assassino (del ragazzino caduto nella cisterna) e invoca la presenza dell’avvocatessa Cornelia, figlia di un conoscente di Trapani; ma lei lavora a Londra e ci pensa lui, indaga e infine spiega al maresciallo quanto accaduto a febbraio. Cornelia Zac quel dì di marzo 1984 sta leggendo un libro di Gary consigliato da Vince, professore biblioterapeuta, come medicina contro lo stress, e non s’accorge che il quasi adottato giovane Leroy è uscito, rischiando la vita come la vera madre; va fermata la gang di spacciatori anglo-somali. Vince Corso, dopo aver aiutato ad aprile il primo cliente uomo, vorrebbe scrivere l’ennesima cartolina vuota al padre sconosciuto, proprio davanti a un bar di via Merulana dove l’anziano Ampelio e altri vecchietti in gita turistica brindano in toscano alla giovinezza col Campari; si trattava di scoprire l’autore della dedica rivolta alla moglie (morta da parecchio) ora rinvenuta su un libro d’amore. Nonno Ampelio, Aldo, Massimo e gli altri del BarLume di Pineta sfogliano un giornale di maggio leggendo sia della conferenza a Pisa del noto sceneggiatore Monterossi su Dylan sia del furto di cento preziose bottiglie di vino nel caveau del ristorante di un noto sommellier; è tutta questione d’annate. Carlo Monterossi sta facendo altro a Milano quel giugno; i due killer che già tentarono di ucciderlo sono alle prese col doppio incarico di un marito e di una moglie che si vogliono reciprocamente morti e Carella non ha ancora niente in mano, fortuna che deve andare a prendere a Linate la collega siciliana Angela per uno stage di formazione. Angela Mazzola a luglio comunque va in vacanza a Lipari dove la libraia turco-tedesca Kati le consiglia e regala Winslow; è giovane e inesperta, alle prime armi nel servizio prevenzione antiscippi, però s’intestardisce sulla storia di un bel palermitano scomparso forse con l’attrice del film girato a Ballarò e fa bene. Kati Hirschel non riesce proprio ad accettare come stanno rovinando Istanbul sempre più vuota di turisti europei, pensa di consolarsi ad agosto con il nuovo romanzo su Petra in arrivo alla sua libreria e con la madre tornata dalla Spagna per qualche giorno di vacanza; non sa che il Presidente è in pericoloso giro per moschee. Petra Delicado è terrorizzata dai rientri di settembre, in crociera ha visitato bei posti e incontrato simpatici individui come una coppia milanese, Angela e il tappezziere in pensione della casa di ringhiera; a Barcellona le passano il caso del figlio accoltellato di una vecchia ricca compagna di classe e s’indispettisce ancor più. Per altro Consonni è finito chissà dove e forse non verrà mai a sapere cosa è accaduto d’ottobre al caro condomino 84enne Luis De Angelis, costretto a rifugi d’emergenza dopo aver incautamente aperto a tal commissario Spotorno della squadra metropolitana antitruffa. Vittorio Spotorno, anni addietro, quando era molto amico di Lorenzo La Marca e vicequestore a Palermo, con moglie e figli aveva partecipato a una novembrina raccolta di olive sulle Madonie, ricevendo in busta uno spinello dal collega romano Rocco; per poi industriarsi a capire come fosse morto un ladruncolo nel terreno vicino. Rocco Schiavone ha influenza e febbre (forse 37,3) quando quel dicembre trovano morto Donato Brocherel nella casa di montagna sopra Aosta, per telefono guida Italo sui giusti passi, anche se (odiando il periodo natalizio) preferirebbe dormire e leggere almeno il primo dei due libri con Salvo del famoso Camilleri che gli hanno portato; il fatto è che il delitto è collegato a un vecchio caso del 1997 a Santhià.
Le novità di quest’ultima bella raccolta di racconti gialli inediti sono diverse e positive, pur in continuità con le accorte riuscite sperimentazioni che hanno costituito una svolta nel genere del genere. Sono ancor più gli autori coinvolti della scuderia Sellerio: Camilleri, Savatteri, Simonetta Agnello Hornby (giallista e personaggio nuovi, libro prossimo), Stassi, Malvaldi, Robecchi (libro imminente), Costa (personaggio nuovo, libro imminente), Esmahan Aykol, Alicia Giménez-Bartlett, Recami (altro inquilino), Piazzese, Manzini. Il tema sono i dodici successivi mesi dell’ambientazione temporale (talvolta non contemporanea, come in Agnello Hornby e Piazzese) uno ciascuno. Chi scrive ha trovato un ironico modo di fare cenno al principale personaggio dell’autore seguente (che poi magari stavolta è marginale, come in Robecchi, Recami e Piazzese) in una sorta di ideale staffetta (e l’ultimo chiude il cerchio). La lunghezza è molto omogenea (poco più lungo Savatteri, pochissimo più breve Stassi). Vi sono letture reciproche e scritture a loro volta condizionate dai sodali, una contaminazione che non inficia gli stili noti e amati di ogni autore.
Alessandra Pepino
«La danza infelice»
Atmosphere
360 pagine, 17 euro
Napoli. 9-15 gennaio 2017. L’acuto burbero ispettore Jacopo Starsky Guerra, dopo il fallito matrimonio, da tre anni convive con la bionda Costanza Fierro, che tiene lezioni tre giorni alla settimana (alternandosi al titolare della cattedra); ora lei è incinta di tre mesi, lui ha già smesso di fumare e le ha promesso che chiederà il trasferimento in una più tranquilla città di provincia. La sensibile esperta ispettrice Valeria Hutch Aveta ha un ottimo amato marito e stravede per il figlio Riccardo, si sente comunque molto attratta dal medico legale torinese Arturo Guida, alto e affascinante, occhi neri e spalle da pallanuotista, da poco trasferitosi. I due affiatati poliziotti sono alle prese con un caso rognoso. Il professor Leonardo Mancini, 36enne intransigente allenatore di una squadra di serie D, niente sigarette o alcol, padre solitario della figlia autistica Gioia, è stato pestato, ucciso, mutilato in palestra. Le dita mozzate vengono ritrovate all’interno dell’antico Cimitero delle Fontanelle. I sospetti si appuntano sul giovane talento cui stava dando una seconda chance, con frequenti litigi: Angelo Grimaldi è ricco sfondato di famiglia, non ha ancora nemmeno 23 anni e una storia già molto complicata. A 18 anni aveva fatto un provino positivo con la Juve e doveva trasferirsi a Torino, poi c’erano stati l’incidente col motorino e il ginocchio distrutto, un anno bloccato e l’occasione sfumata, la depressione. Si era sposato con la fidanzata (da sempre) Licia ed era nato Alessandro, ma continuava ad essere frustrato e insicuro. Mancini aveva cambiato qualcosa, c’era un rapporto intenso, quasi d’amore e d’odio. L’indagine si complica, Angelo è scomparso. Inoltre, il capo del commissariato, il vicequestore Renato Immobile, sta molto male, il Parkinson comincia a essere proprio evidente. Cerca di tener duro, considera Guerra il proprio bravo erede, lo avvisa che dovrà essere promosso alla Omicidi, altro che trasferirsi!
Terzo giallo della serie (in quattro anni) per Alessandra Pepino (Napoli, 1984) in prima e terza varia. Il titolo richiama le dita sparse tra i teschi, il muoversi senza allegria. La prima persona riguarda perlopiù i due poliziotti, ma anche altri, a loro legati da affetto o indagine: Costanza che Guerra aveva conosciuto investigando sull’omicidio della sorella Benedetta; il bel gigante Antonio Colangelo, collega e amico, dopo tante conquiste ora innamorato perso di Flavia; la stessa Flavia alle prese con un segreto che non può confessare a nessuno; il dolorante amareggiato Immobile, ormai prossimo alla pensione; Assunta Procopio, la vicina che spesso tiene Gioia con sé; la collega Claudia Vitagliano, già amante del capo, ora alle prese con le storie occasionali dei siti d’incontro per cuori solitari e un caso parallelo; il giovane capace agente semplice Gennaro Rizzo, esigente fidanzato spesso turbato dalla personalità di Aveta; la collega Iolanda Scapece che deve laurearsi. E la terza indugia a sprazzi (capitoli sempre brevi) sugli ulteriori personaggi (come Gioia, senza voce), su mail segrete e sull’irresistibile Napoli (ben tratteggiata), su intermezzi e flashback; sicché non sempre è semplice seguire un filo nello stile e nella storia. I pensieri scandiscono identità e personalità che s’intersecano a fatica. E la stessa, pur intuibile, qualità della narrazione, lo stesso ritmo del giallo rischiano di essere offuscati. Ottimi olfatto e gusto a chilometro zero, o quasi: Lacryma Christi e Aglianico. Nella cena fra amici sinceri sguscia fuori dallo stereo la voce di James Taylor.
Alessandra Zenarola
Il posto più freddo del mondo
Solfanelli
180 pagine, 13 euro
Udine. Dicembre 2016. La minuta Angela Martinez, occhi marroni e chiome rossicce, vive sola con il gatto Polpetta Kenzo Izu, terminata la coabitazione (ma non definitivamente il rapporto) con Rocco in periferia. Fa la fotografa, con il socio Gianni Nasveri gestiscono lo studio Visionario a due passi dal centro storico. Vagabonda per la città alle prime luci dell’alba, immortala discariche carcasse cimiteri, riprende volti per esaltarne i difetti e renderli ancor più interessanti, la Nikon sempre a portata di mano. L’amica quasi 40enne del ristorante vietnamita Lam Thieu Hiep le chiede aiuto per seppellire polli e tacchini andati a male a causa del congelatore spento da cinesi della malavita locale, quando aveva loro negato il pizzo. Incrocia altri misteri, fra la mamma drogata e nuove curiosità maschili, ombre e segreti. Alessandra Zenarola continua a raccontare con garbo il proprio ambiente, freddo e pauroso.
Alessandro Robecchi
«Follia maggiore»
Sellerio
394 pagine, 15 euro
Milano. Novembre 2017-gennaio 2018. Carlo Monterossi, portatore sano di blues dylaniano e di autentici guai (con orrore della violenza) ha abbandonato il programma Crazy Love che lo ha reso famoso e benestante, vivacchia in attesa di capire che fare. Ha iniziato a vedersi e a fare spesso sesso con Bianca Ballesi, la carina spigliata produttrice dell’odiato programma, quasi 39enne. Continua a garantire aiuto al grande amico borderline ficcanaso private eye Oscar Falcone, che ora si fa accompagnare a Napoli per trovare e far tornare il 72enne Umberto Serrani (in forma perfetta) come chiesto dal figlio (più interessato al denaro che al resto). Serrani si è ormai ritirato a vita privata. Per decenni aveva “nascosto” soldi: spostato, recuperato, diviso, riunito e seppellito soldi, acquisendo un notevole gruzzolo e autorevoli amicizie. In auto parla loro di ossessioni e rimpianti. Poi scopre che è stata uccisa per strada l’ancora bella insegnante e traduttrice 59enne Giulia Zerbi e allora li assume per scoprire chi è stato. Anche la polizia ovviamente segue il caso: questa volta l’alto sottile solitario nervoso 40enne sovrintendente Pasquale Carella e l’acuto indisciplinato camaleontico compassionevole (ormai a pochi anni dalla pensione) vicesovrintendente Tarcisio Ghezzi fanno coppia, ognuno a suo onesto modo, il fumatore insonne e l’intagliatore di dubbi. All’inizio degli anni novanta Umberto e Giulia avevano condiviso un meraviglioso appassionato amore (mantenendo ciascuno una doppia esistenza, sconosciuta all’altro). Lei ora viveva con Sonia, una figlia promettente soprano, e stava subendo difficoltà economiche. In passato, era stato lui a decidere di non vedersi più, sceglie perciò di farsi bene carico dell’intera situazione, senza più rimorsi.
Piove sempre nel nuovo ottimo romanzo del giornalista e autore televisivo Alessandro Robecchi (Milano, 1960) in terza varia al presente, quinto della serie d’alta qualità. La pioggia fa malinconia e stride. Bagna e non rassicura. E copre tutte le Milano, disincantandole: gli skyline e i casermoni, gli apericena e i brutti bar, gli scintillii e i carretti, le ville nel verde e i poveri stropicciati. Accanto all’indagine principale vi sono altre piste: i soldi a strozzo e l’usura, lo spaccio e le bande del traffico, la corruzione di poliziotti e funzionari apparentemente perbene. Solita ironica attenzione a vecchie e nuove figure: certo la diva Flora che continua il programma; certo la badante Katrina che garantisce fede e cibo; questa volta il finanziere innamorato, suoi i flashback sugli intriganti incontri del passato, soprattutto in lussuosi alberghi; questa volta Sonia che canta agli sposi dopo uno sfarzoso matrimonio proprio l’aria del titolo, “Non si dà follia maggiore / dell’amare un solo oggetto: / noia arreca, e non diletto / il piacere d’ogni dì”. Nessuna illusione, è uno spreco amare un uomo-una donna alla volta, meglio forse concedersi a tanti- tante. Si tratta dell’incipit della cavatina di donna Fiorilla dal Turco in Italia del giovane celebrato Gioacchino Rossini (1792-1868). E l’opera lirica comincia a piacere tanto all’aitante Carlo (gli gusta Pergolesi, e poi la classica di Bach e Barber), pur non rinnegando mai suoni e parole dell’immenso Dylan, fra un whisky e l’altro. Sauvignon Blanc con Bianca, ovviamente.