FERRUCCIO BRUGNARO  il POETA OPERAIO ..

Sandro Sardella presenta Ferruccio Brugnaro

il postino mi ha portata una busta con un nuovo libro di poesie

di Ferruccio Brugnaro .. “Non voglio tacere” – “Je ne veux pas

me taire”  (Edition bilingue: italien/français – “Inclinasion”-

Parthenay – 2023) .. una ventata di vigorosa lirica intensità scuote

le pagine di questo libro .. una poesia necessaria .. parole di lotta..

parole di dignitoso riscatto .. parole di denuncia contro il potere

padronale guerrafondaio e barbaro .. parole grido d’amore ..

( traduzione in francese di Jean-Luc Lamouille)

 

domenica 30 luglio un corposo articolo su La lettura n.609 ..

“Il romanzo del lavoro” di Angelo Ferracuti .. l’articolo è ricco ..

ma .. una domanda mi è insistente .. perché si tralascia sempre

di citare uno scrittore romanziere polemista come Vincenzo

Guerrazzi (calabrese .. operaio all’Ansaldo di Genova .. pittore)

.. perché elencando alcuni nuovi poeti civili italiani .. si evita di

scrivere di un protagonista storico della “poesia operaia” come

Ferruccio Brugnaro  .. perché così .. en passant !? .. non citare

.. di sfuggita .. l’esperienza dei quaderni di scrittura operaia

“abiti-lavoro” (dal 1980 al 1993) .. dove in oltre mille pagine

hanno scritto non solo i padri “operai” come Luigi Di Ruscio

Di Ciaula Guerrazzi Brugnaro Pasquale Emanuele .. ma fratelli

minori cugini compagni come Roberto Voller Aldo Remorini

Franco Cardinale Claudio Galuzzi Oscar Locatelli Michele Licheri

Giovanni Trimeri Giovanni Garancini  e altri.. che hanno scavato

creato poesia da quel mondo che per tanto tempo è stato

avvolto dal potente silenzio dei servi dei padroni vincitori ..

 

Evviva la rottura di quella vergognosa coltre ..

Evviva il lavoro di Alberto Prunetti .. delle nuove leve che

ridanno dignità e valore alla scrittura working class ..

Evviva il memorabile Convegno alla GKN di Firenze ..

ma .. per favore!?! ..bisogna pure avere un po’ più di

dignitosa memoria .. perché il Ferracuti  .. abiti-lavoro e

Brugnaro li conosceva già ai tempi .. ..

 

*

Mi rifiuterò sempre

 

Mi rifiuterò sempre al numero

Non sono un numero. Dimensioni enormi

possono scaturire dai nascondigli

delle mie fatiche

delle mie lacerazioni.

Ho forza per oppormi al grido disperato

di chi affossa lento,

di chi ha sudato e invocato

senza esito.

Non si confonda il numero al mio corpo.

Non si tragga al nulla

chi è provato senza misura,

chi non ha visto giorno della vita.

Niente, nessuno mi cancellerà;

il mio io ribelle e triste

non invecchia

all’avventura di una storia mezza luce

e mezzo sogno,

il mio io non incenerisce

su un cammino in mano a cieche volontà.

 

*

Venti anni dopo

 

Non parlatene

lasciate stare.

Non fu avvio di terrore

e di morte.

Cialtroni

menti ammuffite

fu un tempo sconvolgente

e meraviglioso.

Milioni e milioni di uomini

uscirono

da una lunga notte.

Fu un tempo di nascite e di crescite

grandi.

Mafiosi

infami di turno

non avete niente da ricordare

da dibattere, da celebrare.

Redazione
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3 commenti

  • Michele Licheri

    …la memoria col grimaldello e altro l’hanno rimossa i vincitori, i padroni del vapore e chi ha indossato l’abito grigio sopra l’impolverata tuta cambiando bandiera. Ben venga l’abito e la cravatta per l’occasione ma l’arte, la letteratura, almeno i compagni di strada, i contigui, non avrebbero dovuta rimuoverla. Chi non si è accorto degli scenari futuribili che quelli “di abiti-lavoro” hanno saputo tracciare o è cieco o è in malafede. Quanto disordine sotto il cielo! Ma l’orizzonte è ampio! Per fortuna. Quindi, la navigazione della letteratura operaia -quantunque le rimozioni e i silenziamenti- non si arresta. Le voci narranti di opposizione sono magma sotterraneo che prima o poi torna, emerge. Per fare i conti con l’ingiustizia, che si mostra catodicamente travestita in infinite vesti. L’artista operaio, al pari dell’anarka, è capace di sbugiardare gli dei falsi e bugiardi; e in virtù di una prassi primigenia solidale desnuda il re in tutte le sue varianti! Nella condivisione il verbo acquista un altro valore, spessore, preconizzando scenari futuribili di liberazione nell’erranza ricca delle diversità e delle differenze. Per coerenza è meglio vivere, scrivere, dipingere, amare, muovere contro facendosi promotori gilanici, piuttosto che immolarsi sulla ziqqurat produttivistica della pronitudine. Coglie bene nel segno il compagno Sandro sviscerando i suoi perché…! E cogliendo le omissioni.

  • Gian Marco Martignoni

    E’ sempre pungente Ferruccio Brugnaro, ed è un piacere leggerlo nonostante Angelo Ferracuti, che vorrei ricordare a Sandro è riuscito a sfondare sul supplemento domenicale del Corriere della sera, non su qualche organo rivoluzionario. E quindi, a parte Luigi Di Ruscio, si spiegano le abbondanti rimozioni, poichè , solo per fare un esempio, la Feltrinelli è da tempo l’ombra di quella del mitico ’68-69.

  • sardella sandro

    qualche puntualizzazione .. beh! Caro Gian Marco .. il Ferracuti collaborava con “Rassegna Sindacale” e le
    Edizioni EDIESSE della CGIL .. scriveva su “Diario” .. collabora al Manifesto .. come curatore dell’opera di
    Luigi Di Ruscio .. poeta operaio .. ha partecipato a Firenze al Convegno sulla scrittura working class ..
    poi c’è il Venerdì di Repubblica .. poi la Lettura del Corriere .. il percorso di molti parte da sin e arriva a dex ..
    e le memorie di confondono ..

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