Fiat Brasile indagata per aver collaborato con la dittatura militare
Sono circa 80 le aziende che hanno collaborato con la dittatura. I legami tra imprenditori e governo militare del Brasile sono emersi grazie alla Commissione per la verità. La prima denuncia è partita nel 2015 contro la Volkswagen, che ha poi ammesso le proprie colpe. Ore le indagini coinvolgono anche la Fiat
di Janaina César (*)
Manifestazione a Rio de Janeiro nel 1968 – Foto: Arquivo Fotografico do Arquivo Nacional
Il pubblico ministero Federale dello stato di Minas Gerais, in Brasile, ha avviato una inchiesta civile per indagare sulla collaborazione della fabbrica brasiliana di Fiat con la dittatura civile-militare (1964-1985) e sulle violazioni dei diritti umani commesse contro gli operai all’epoca. L’indagine sarà condotta per i prossimi quattro mesi dal procuratore regionale per i diritti dei cittadini.
«Nell’ottobre del 1978, la Fiat si è vista alla vigilia del suo primo sciopero. Gli operai si organizzarono in segreto per paura della repressione militare. I dirigenti italiani e brasiliani sentivano l’elettricità sul pavimento della fabbrica e si chiedevano cosa fosse andato storto: anni prima, il governo militare brasiliano aveva garantito che la compagnia non avrebbe avuto questi tipi di problemi»
Inizia così l’inchiesta 145 Espiões (145 spie), pubblicata dal sito The Intercept Brasil il 25 febbraio. Il reportage denunciava come la Fiat avesse messo in moto una rete clandestina di spionaggio guidata da Joffre Mario Klein, un colonnello della riserva dell’esercito brasiliano, in collaborazione con la polizia politica. L’intento sarebbe stato quello di perseguitare i dissidenti politici e annichilire il movimento sindacale che si organizzava in fabbrica alla fine degli anni Settanta.
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