Fino al 5 dicembre: il Filmstudio 90 consiglia
Cinema e documentazione sociale: per chi è dalle parti di Varese ma anche per chi vuole prendere ispirazione per qualcosa del genere nella sua città
Domani – pomeriggio e sera – «7 minuti» di Michele Placido ma anche, alle 21, i corti di «Ecosistema scuola» degli studenti del liceo Ferraris. Mercoledì sera «Come non detto» di Ivan Silvestrini e di nuovo «7 minuti». Giovedì sera «Urge» di Riccardo Rodolfi e Alessandro Bergonzoni in una sala e in un’altra il docufilm collettivo «Come il peso dell’acqua» – di Giuseppe Battiston, Stefano Liberti, Marco Paolini e Andrea Segre – sulla strage di Lampedusa. E così con questo ritmo fino al 6 dicembre. E’ la rassegna «Un posto nel mondo» (*) a Varese. Qui sotto la la presentazione di Giulio Rossini e sotto i link con programma completo, orari e indirizzi. (db)
«Un posto nel mondo», edizione numero 15. Nata “dal basso” fin dall’inizio, quindi con poche risorse (cioè ovviamente con qualche difficoltà, ma anche con un rinnovato e orgoglioso entusiasmo) torna a Varese e provincia una manifestazione certamente coraggiosa e “scomoda”, promossa da tante associazioni, forze del lavoro ed enti desiderosi di sensibilizzare alle tematiche sociali ma anche di continuare a fare informazione (e in alcuni casi, come si diceva una volta, controinformazione) su argomenti e situazioni che toccano tutti ma che spesso non trovano l’attenzione adeguata nei media e tanto meno al cinema. Privilegiando la comunicazione audiovisiva, Un posto nel mondo continua a parlare e a mostrare, attraverso storie eloquenti, testimonianze di vita, scorci quotidiani, le contraddizioni della nostra epoca e le ferite di un mondo alla ricerca di equilibri più stabili e giusti.
Il cinema di impegno civile, e soprattutto i documentari, che spesso meglio riflettono luci e ombre delle nostre città tanto operose quanto a volte – è cronaca di oggi – sorde e inospitali, spesso raccontano storie vere poco conosciute, tragedie nascoste, sofferenze silenziose e drammi di popoli, ma in molti casi riescono a mostrare gesti di condivisione e d’accoglienza, buone pratiche, energie costruttive. La forza e l’immediatezza delle immagini possono emozionare, favorire una nuova sensibilità sociale e nuove consapevolezze, creare consensi oppure vergogna, ma non lasciano mai indifferenti: coinvolgere un vasto pubblico, per quanto possibile, e non solo operatori sociali e culturali, insegnanti e appassionati di cinema è l’obiettivo di una manifestazione che, rifiutando la logica dei festival, trova senso nella collaborazione attuata tra i gruppi promotori per organizzare la rassegna ma diventa unica soprattutto nelle sinergie che si sviluppano tutto l’anno.
Per questo, rafforzare le conoscenze, la formazione, le reti culturali che possono dare visibilità a temi e problemi della realtà sociale è una necessità strategica, ma è anche coerente con l’evidenza di come non esistano più mondi a sé stanti: lo strumento audiovisivo come approccio conoscitivo ai temi della realtà è non solo utile, ma molto spesso legato indissolubilmente alla possibilità far circolare informazioni urgenti, che possono però diventare, nei casi migliori, forme comunicative originali e addirittura momenti di grande cinema, come anche i palmarès dei festival spesso dimostrano. Un cinema politico ma non declamatorio, spesso indipendente, non guidato dalle logiche dello show business e del mercato, che pur avendo grande qualità magari non trova distribuzione nelle sale: anche per questo Un posto nel mondo cerca anche spazi alternativi, magari piccole sale polivalenti dove arrivare con proposte adatte a dibattiti e riflessioni ad ampio raggio.
La rassegna quindi, è un vero e proprio progetto di promozione sociale e culturale, che speriamo possa crescere ancora sul territorio, certamente senza essere elitaria ma raggiungendo il suo pubblico anche in modo intrigante: la sezione “Documentamy” ad esempio, vuole avvicinare ai documentari più curiosi e originali anche per i giovani, sia per la freschezza espressiva che per il taglio tematico, mentre quella dedicata a “Il festival dell’Utopia” si incrocia con la lunga iniziativa autunnale omonima promossa dall’Auser, con quattro serate tra sogni di felicità e speranze di un futuro migliore.
Non mancano, come in passato, film e documentari legati ai grandi temi del nostro presente, come il lavoro, il bisogno di accoglienza ed integrazione, il disagio giovanile, le emergenze umanitarie: anche qui spesso gli steccati sono puramente indicativi, proprio a dimostrazione che i problemi non possono essere separati, ma dovrebbero sempre più trovare risposte positive ed interventi globali efficaci. Come parlare di migrazioni senza toccare l’economia? Come parlare di disagio sociale senza parlare di lavoro ed occupazione?
Domande quasi banali, per un cinema lucido e capace di graffiare.
Buona visione!
Giulio Rossini
Un posto nel mondo 2016
Percorsi di cinema e documentazione sociale
Varese e provincia, 9 novembre – 6 dicembre 2016
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(*) Delle attività del Filmstudio 90 abbiamo già parlato in “bottega” – cfr Per chi è dalle parti di Varese oppure… – ma siccome chi fa davvero cultura dà fastidio a “lorsignori” leggete anche qui: La paura (di che?) fa 90, nel senso di Filmstudio. Comunque se lo fanno a Varese perchè nella vostra città… no? Provate: ci sono molti mondi fuori dalla tv, dalla disinformazione di regime, dall’ignoranza e dalla pigrizia (db)