Siamo le contadine ed i contadini del movimento Genuino Clandestino, sono molti anni che lottiamo nei territori di questo paese per l’autodeterminazione alimentare, la costruzione di comunità contadine resistenti e autogestite e per l’abbattimento definitivo di un modello di sviluppo mortifero ed oppressore conosciuto con il nome di capitalismo.
Come contadine e contadini sentiamo il grido di dolore che dai nostri campi, dai mari, dai fiumi, dalle montagne e dai suoi animali si alza fragoroso in cerca di giustizia e libertà.
Tocchiamo con le nostre mani ogni giorno gli effetti della catastrofe ecologica, guardiamo distruggere dalla follia capitalista territori vicini e lontani in nome del profitto. Osserviamo l’allontanamento e la disgregazione di intere comunità, la sottrazione sistematica di luoghi di condivisione, formazione, supporto e cura.
Oggi la nostra rabbia è tanta e profonda, è una rabbia che vuole restituire dignità a coloro a cui è stata strappata, è una Rabbia ed una lotta per l’umanità, poiché sappiamo bene che questo sistema non può essere educato, addomesticato o riformato.
Nutriamo un profondo desiderio, collettivo e individuale, di abbattere ogni mattoncino di questo maledetto sistema, di estirpare come gramigna le disuguaglianze del nostro mondo; per seminare salvaguardia e solidarietà al posto di distruzione e competizione.
Non possiamo realizzare questo nostro sogno senza i corpi, le energie, i volti, la dignità e la determinazione di tutt* voi.
La città di Firenze nei giorni del 17 e 18 settembre ospiterà il summit globale dell’agricoltura (G20): l’ennesima farsa internazionale che attraverso la retorica della green economy disporrà del futuro dell’agricoltura industriale, chimica, nociva e distruttrice in Europa e in tutto il Mondo.
Questa istituzione è la solita che ha firmato e poi tradito il trattato di Parigi inducendo al consumo di combustibili fossili e promuovendo un modello agricolo che riduce in schiavitù le/i lavoratrici/tori e rende sterili ed inquinati i campi, così come il cibo che attraverso essi viene prodotto.
Grazie allo stimolo della carovana Zapatista e la “declaración por la vida” siamo intenzionat* a non chiudere gli occhi, a rispondere colpo su colpo, organizzandoci collettivamente.
Sabato 18 settembre vi invitiamo a marciare insieme a noi, a crederci, a lottare insieme, a costruire ponti e alleanze per abbattere questo mondo e costruirne altri più veri e giusti.
Voltiamo le spalle alla città e a ciò che rappresenta, partendo da Firenze e dirigendoci verso Mondeggi.
Camminiamo insieme nella marcia per la T(t)erra e per la vita, continuiamo a sognare, organizziamoci e balliamo.
Que retiemble en sus cientros la tierra.
Qui il programma della marcia e degli incontri.
ciao. Però il 18 a firenze c’è la manif nazionale a sostegno della gnk… mi sembra assurdo che due iniziative così importanti si sovrappongano invece di unirsi.
Purtroppo è così, salvo aggiornamenti.
Pubblicheremo a breve in evidenza anche l’appuntamento dei lavoratori/trici della GNK.
18 settembre, #insorgiamo insieme. E’ l’ora di spingere, di condividere, di parlarne, di prepararsi, di trascinare
A tutte le lavoratrici, i lavoratori, precarie e precari, disoccupate e disoccupati, alle studentesse e agli studenti, alle partite Iva, alle pensionate e ai pensionati, ad ogni realtà sociale, a tutte le strutture sindacali, alle delegate e ai delegati sindacali, alle altre vertenze in crisi, noi vi chiamiamo, vi invitiamo, vi esortiamo, vi preghiamo di insorgere. E di dire che “questa volta no”, questa volta non può finire come tutte le altre. Per il bene di tutti.
Gkn non è un caso isolato. E’ l’ultima tappa di una serie di chiusure, ristrutturazioni, licenziamenti. E se non li fermiamo, sarà l’ulteriore tappa di ulteriori licenziamenti.
Noi non abbiamo altra scelta che batterci con ogni grammo di energia. Voi altri avete una scelta: potete vivere il caso Gkn come una delle tante storie di aziende in crisi oppure spingere con noi, insorgere, perché la nostra vicenda diventi il punto di riscatto per tutti. Siamo consapevoli di non dover “solo” lottare contro dei licenziamenti, ma contro meccanismi economici, legislativi e sociali che si sono sedimentati per decenni.
La chiusura di Gkn è risultato dello strapotere della finanza, del peggioramento della legislazione del lavoro, dell’impotenza o della complicità delle istituzioni. Per questo per salvare Gkn bisogna cambiare il paese e, se cambiamo il paese, lo cambiamo a favore e nell’interesse di tutti.
Il fondo finanziario che ci ha acquisiti ha fatto il suo mestiere: il suo mestiere è guadagnare distruggendo i posti di lavoro. Comprano aziende per ristrutturarle e rivendere le azioni. Sono avvoltoi e gli avvoltoi, si sa, mangiano le carcasse. Il punto è che non gli dovrebbe essere permesso di trasformare aziende funzionanti in carcasse.
Per questo vogliamo essere chiari: la responsabilità di una eventuale chiusura di Gkn ricade e ricadrà interamente sul Governo di questo paese. Non osate far partire le lettere definitive di licenziamento. Se mancano strumenti legislativi per salvare Gkn, approvateli. Se si deve scrivere una legge antidelocalizzazioni, lo si faccia a partire dagli otto punti proposti dall’assemblea permanente dei lavoratori Gkn. Se le aziende come Gkn, Whirlpool ecc. non ritirano i licenziamenti, si decreti d’urgenza la sospensione delle procedure di licenziamento.
Gkn è anche l’anticipazione di quanto probabilmente sta già accadendo in tutto il gruppo Stellantis, con un ulteriore disimpegno dall’Italia e ristrutturazione di quello che un tempo fu la Fiat. Per questo noi chiamiamo in piazza insieme a noi anche e soprattutto le nostre colleghe e i colleghi di Stellantis e di tutto il comparto automotive.
E non si strumentalizzi la transizione ecologica per giustificare i licenziamenti. Non solo perché in Gkn produciamo semiassi, i quali continuano ad essere montati anche su vetture elettriche, ma anche perché è tutto da vedere che sia in atto una reale transizione ecologica. E se transizione ecologica deve essere questa può e deve essere fatta con un piano pubblico e con il contributo dei lavoratori, non usandola come scusa per un massacro sociale.
Noi chiamiamo in piazza chi sta perdendo il lavoro, ma anche chi lo potrebbe perdere. Chi da sempre ha un lavoro precario, chi lavora sottopagato, chi nel pubblico impiego lavora sotto personale o vessato ma viene chiamato fannullone, chi è disoccupato o studia, faticando magari a pagarsi gli studi. Il 18 settembre non esiste più nessuna divisione tra di noi ma solo un fiume in piena che chiama direttamente in causa il Governo.
Non volevano farci arrivare all’autunno e invece noi addirittura lo faremo iniziare tre giorni prima, il 18 settembre. E se un autunno inizia insorgendo, possiamo forse mettere all’ordine del giorno la lotta per un paese migliore.
18 settembre, concentramento h 15.00 a Firenze, Fortezza da Basso.