Firenze, 18 settembre: #insorgiamo assieme ai lavoratori Gkn
18 settembre, #insorgiamo insieme. E’ l’ora di spingere, di condividere, di parlarne, di prepararsi, di trascinare
A tutte le lavoratrici, i lavoratori, precarie e precari, disoccupate e disoccupati, alle studentesse e agli studenti, alle partite Iva, alle pensionate e ai pensionati, ad ogni realtà sociale, a tutte le strutture sindacali, alle delegate e ai delegati sindacali, alle altre vertenze in crisi, noi vi chiamiamo, vi invitiamo, vi esortiamo, vi preghiamo di insorgere. E di dire che “questa volta no”, questa volta non può finire come tutte le altre. Per il bene di tutti.
Gkn non è un caso isolato. E’ l’ultima tappa di una serie di chiusure, ristrutturazioni, licenziamenti. E se non li fermiamo, sarà l’ulteriore tappa di ulteriori licenziamenti.
Noi non abbiamo altra scelta che batterci con ogni grammo di energia. Voi altri avete una scelta: potete vivere il caso Gkn come una delle tante storie di aziende in crisi oppure spingere con noi, insorgere, perché la nostra vicenda diventi il punto di riscatto per tutti. Siamo consapevoli di non dover “solo” lottare contro dei licenziamenti, ma contro meccanismi economici, legislativi e sociali che si sono sedimentati per decenni.
La chiusura di Gkn è risultato dello strapotere della finanza, del peggioramento della legislazione del lavoro, dell’impotenza o della complicità delle istituzioni. Per questo per salvare Gkn bisogna cambiare il paese e, se cambiamo il paese, lo cambiamo a favore e nell’interesse di tutti.
Il fondo finanziario che ci ha acquisiti ha fatto il suo mestiere: il suo mestiere è guadagnare distruggendo i posti di lavoro. Comprano aziende per ristrutturarle e rivendere le azioni. Sono avvoltoi e gli avvoltoi, si sa, mangiano le carcasse. Il punto è che non gli dovrebbe essere permesso di trasformare aziende funzionanti in carcasse.
Per questo vogliamo essere chiari: la responsabilità di una eventuale chiusura di Gkn ricade e ricadrà interamente sul Governo di questo paese.
Non osate far partire le lettere definitive di licenziamento.
Se mancano strumenti legislativi per salvare Gkn, approvateli. Se si deve scrivere una legge antidelocalizzazioni, lo si faccia a partire dagli otto punti proposti dall’assemblea permanente dei lavoratori Gkn.
Se le aziende come Gkn, Whirlpool ecc. non ritirano i licenziamenti, si decreti d’urgenza la sospensione delle procedure di licenziamento.
Gkn è anche l’anticipazione di quanto probabilmente sta già accadendo in tutto il gruppo Stellantis, con un ulteriore disimpegno dall’Italia e ristrutturazione di quello che un tempo fu la Fiat.
Per questo noi chiamiamo in piazza insieme a noi anche e soprattutto le nostre colleghe e i colleghi di Stellantis e di tutto il comparto automotive.
E non si strumentalizzi la transizione ecologica per giustificare i licenziamenti. Non solo perché in Gkn produciamo semiassi, i quali continuano ad essere montati anche su vetture elettriche, ma anche perché è tutto da vedere che sia in atto una reale transizione ecologica. E se transizione ecologica deve essere questa può e deve essere fatta con un piano pubblico e con il contributo dei lavoratori, non usandola come scusa per un massacro sociale.
Noi chiamiamo in piazza chi sta perdendo il lavoro, ma anche chi lo potrebbe perdere.
Chi da sempre ha un lavoro precario, chi lavora sottopagato, chi nel pubblico impiego lavora sotto personale o vessato ma viene chiamato fannullone, chi è disoccupato o studia, faticando magari a pagarsi gli studi. Il 18 settembre non esiste più nessuna divisione tra di noi ma solo un fiume in piena che chiama direttamente in causa il Governo.
Non volevano farci arrivare all’autunno e invece noi addirittura lo faremo iniziare tre giorni prima, il 18 settembre.
E se un autunno inizia insorgendo, possiamo forse mettere all’ordine del giorno la lotta per un paese migliore.
https://video.repubblica.it/edizione/firenze/palcoscenico-gkn-parole-e-musica-contro-i-licenziamenti-con-stefano-massini-e-piero-pelu/392861/393573
UN TEMPO di Franco Astengo
E’ vero: qualche volta c’è un giudice magari a Firenze e non a Berlino ma non si può dimenticare:
1) come regolarmente avviene da molto tempo in Italia la magistratura ha supplito la politica;
2) la vicenda fiorentina non è isolata anzi, e nasce come tutte le altre da una dismissione dei diritti collettivi che deriva direttamente dalla costante negazione dei termini concreti della lotta sociale. Almeno dalle nostre parti non si avverte da tempo una costante presenza di impegno sociale capace di organizzarsi sul contrasto alla crescita delle disuguaglianze posta sul piano del potere e della condizioni materiali di vita e di lavoro (“un tempo” la si sarebbe definita “lotta di classe”, quella che qualcuno ha scritto sia stata ormai vinta dai “padroni”);
3) appare assente una rappresentanza soggettivamente rivolta verso quella che “un tempo” definivamo “contraddizione principale” . Una rappresentanza politica (“un tempo” lo avremmo chiamato partito) capace di legarne l’analisi della realtà a quella delle grandi transizioni in atto nella nostra epoca elaborando una strategia di mutamento politico e sociale (“un tempo” l’avremmo definito di alternativa, magari lavorando anche per individuarne i meccanismi di aggregazione e i passaggi politici)
4) In 11 righe ho scritto quattro volte “un tempo”. Forse è bene fermarsi qui.