Frammenti del Nicaragua attuale

L’orteguismo teme tutto ciò che non è direttamente controllabile dall’alto.

di Bái Qiú’ēn

Quello che è successo una volta potrebbe ripetersi anche in futuro. (Primo Levi)

Si possono […] fissare due grandi piani superstrutturali, quello che si può chiamare della società civile, cioè dell’insieme di organismi volgarmente detti privati, e quello della società politica o Stato, e che corrispondono alla funzione di egemonia che il gruppo dominante esercita in tutta la società e a quello di dominio diretto o di comando che si esprime nello Stato o nel governo giuridico. (Antonio Gramsci, Gli intellettuali e l’organizzazione della cultura).

Dal 2018 a oggi, con una motivazione o con un’altra, il Governo di Daniel e della Chayo ha confiscato 29 università private che operavano da decenni nel Paese. Sette sono state rinominate e statalizzate.

Nello stesso periodo ha reso illegali 3.400 ONG, quasi il 50% di quelle operanti nel Paese (per la cronaca, la maggior parte era stata fondata dai sandinisti negli anni del neoliberismo per sostenere le fasce più deboli della popolazione). Buona parte operavano nel settore sanitario e in quello educativo.

Lo stesso è accaduto a 19 organizzazioni imprenditoriali, compreso il Consejo Superior de la Empresa Privada (COSEP), la locale Confindustria, adducendo presunte irregolarità amministrative.

Molte emittenti radiofoniche (20) e televisive (30) sono state chiuse.

Unico Paese al mondo, dall’agosto 2021 non esistono più quotidiani stampati.

Da questo vero e proprio massacro della società civile non si è salvata nemmeno la Croce Rossa fondata nel 1931, chiusa e con la confisca dei beni nel maggio di questo 2023, accusata di tradimento della Patria e di aver attentato alla pace sociale, avendo soccorso i protestatari feriti negli scontri del 2018. Per aver svolto, in sostanza, il proprio ruolo istituzionale di proteggere le vittime di guerra e della violenza interna. La nuova Croce Rossa, con gli stessi stemmi storici, è stata posta sotto il diretto controllo dello Stato (ossia del Governo), facendo venir meno la sua indipendenza statutaria.

Pure il mondo politico è stato stravolto, con la soppressione di vari partiti. Ultimo in ordine di tempo YATAMA (Yapti Tasba Masraka Nanih Aslatakanka, letteralmente Figli della Madre Terra), partito indigeno della Costa Atlantica, nell’ottobre 2023. Con la chiusura della sua emittente radiofonica, il sequestro di vare proprietà e l’incarcerazione dell’unico deputato che lo rappresentava, Brooklin Rivera (un ex contra che si era alleato con lo stesso Daniel). Nelle elezioni del 2021 questo partito regionale aveva ottenuto poco meno di 26.000 voti.

Se si provasse a ipotizzare quante persone sono “coinvolte” in tutti questi organismi e istituzioni, pur restando bassi nei conteggi, il totale sarebbe decisamente elevato.

Docenti e studenti delle università chiuse: 27×500 = 13.500.

Personale nicaraguense delle ONG: 3.400×10 = 34.000.

Personale nei mezzi vari di comunicazione = 2.000

Varie: 1.000

In totale si arriva a circa 50.000 persone, ma siamo stati decisamente scarsi: la sola Universidad Centroamericana (UCA), fondata dai gesuiti nel 1960, era frequentata da quasi diecimila studenti. È certamente vero che in taluni casi le vecchie università private sono state statalizzate, ma con pochi fondi per poter funzionare regolarmente, con rettori e docenti scelti accuratamente dal Governo per la loro affidabilità politica, vanificando in tal modo la legge sull’autonomia dell’insegnamento universitario, concessa da Luis Somoza Debayle il 25 marzo 1958, dopo lunghi anni di lotte dei docenti e degli studenti.

In ogni caso, pure restando scarsi e considerando che ogni famiglia è composta in media da almeno quattro individui, il totale delle persone direttamente o indirettamente danneggiate dalle scelte del Governo arriva tranquillamente a 200.000. Una cifra che fa pensare, come quella delle 600.000 persone uscite dal Paese dal 2018 a oggi per ragioni politiche o economiche (compresi numerosi giornalisti).

È evidente che a El Carmen vi sia un vero e proprio terrore per tutto ciò che non è direttamente controllabile dall’alto, ossia da El Carmen. Al contempo ciò è un segnale inequivocabile dell’inesorabile sgretolamento dell’egemonia ideologico-culturale, di un potere politico ormai scollegato dal tessuto civile della società, lontano anni luce dalla popolazione nel suo complesso e soprattutto dalla base sandinista. La quale non si sente più rappresentata dal vertice politico, come avveniva negli anni Ottanta. Nell’attualità, molti (troppi) sono bene o male costretti a fingere un sostegno al Governo per non rischiare il proprio posto di lavoro pubblico o statale, in una situazione di crescente disoccupazione.

È sufficiente chiacchierare con vecchi militanti sandinisti, come abbiamo fatto in varie occasioni nei primi mesi dell’anno in corso, per rendersi conto che vorrebbero dire qualcosa, criticare o lamentarsi per questo o quell’altro problema, ma si mordono la lingua per non rischiare la galera. Nessuno si fida più di nessuno, perché nessuno è al sicuro, neppure chi aveva messo in gioco la propria giovane vita per cacciare l’ultimo marine dal Paese.

Tutto ciò potrà sembrare insignificante rispetto a ciò che sta accadendo in questi tristi giorni nella Striscia di Gaza, ma ci pare necessario riflettere sul controllo politico esistente in Nicaragua, il quale è a tappeto e talmente capillare che neppure tra amici di lunga data e con i propri familiari si ha il coraggio di esprimere liberamente le proprie opinioni. Accade esattamente ciò che l’esiliato Bertolt Brecht descriveva in una scena di Terrore e miseria del Terzo Reich (Furcht und Elend des Dritten Reiches, 1938): il rischio di essere denunciati da un proprio familiare o da un “amico” obbliga tutti al silenzio e ciò che si pensa resta sigillato nel cervello. Questo testo teatrale ci tornò in mente un pomeriggio, mentre stavamo chiacchierando nella casa di una famiglia sandinista che conosciamo da una quarantina di anni: era palese il terrore di lasciarsi sfuggire qualcosa di compromettente o che poteva essere interpretato come una critica.

Suggeriamo l’attenta lettura di questa scena di Brecht, titolata «Il delatore», nella quale il figlio potrebbe essere una spia, e una conseguente riflessione sulle somiglianze con ciò che sta accadendo nel Nicaragua orteguista, autoproclamatosi socialista cristiano e solidale, ma che basa la propria ossessiva propaganda sulla storica triade della destra mondiale: Dio, Patria e famiglia.

***

Colonia. 1935. Un pomeriggio di domenica piovoso. Il marito, la moglie, il figlio, dopo colazione.

(Entra la cameriera).

Cameriera – Il signore e la signora Klimbtsch fanno chiedere se i signori sono in casa.

Marito – (con voce grossa) No! (la cameriera esce).

Moglie – Avresti dovuto andare tu al telefono. Lo sanno che non possiamo ancora essere usciti.

Marito – Perché non potremmo essere usciti?

Moglie – Perché piove.

Marito – Non è una ragione.

Moglie – Dove dovremmo essere andati? È la prima domanda che si faranno.

Marito – Ma c’è un’infinità di posti…

Moglie – E allora perché non ci andiamo?

Marito – Dove dobbiamo andare?

Moglie – Se almeno non piovesse!

Marito – E se non piovesse, dove si potrebbe andare?

Moglie – Almeno una volta si poteva trovarsi con qualcuno. (pausa) Hai fatto male a non andare al telefono. Adesso avranno capito che non vogliamo più averli per casa.

Marito – E se l’hanno capito?

Moglie – È spiacevole che ci allontaniamo da loro proprio adesso in cui tutti li abbandonano.

Marito – Noi non ci allontaniamo da loro.

Moglie – E allora perché non devono venire qui?

Marito – Perché Klimbtsch mi annoia da morire.

Moglie – Ma una volta non ti annoiava!

Marito – Una volta! Non farmi venire i nervi con quel tuo eterno «una volta»!

Moglie – Quello che è certo, è che una volta non gli avresti voltato le spalle perché l’Ispettore scolastico ha aperto un’inchiesta contro di lui

Marito – Cosa vuoi dire? Che sono un vigliacco? (pausa) E allora vai al telefono, chiamalo e digli che siamo tornati indietro perché piove. (la moglie non si muove).

Moglie – Dobbiamo chiedere a Lemkes se vuol venire giù?

Marito – Perché ci tengano ancora un discorso per persuaderci che bisogna fare con più zelo gli esercizi dell’antiaerea?

Moglie – (volgendosi al ragazzo) Klaus, lascia stare quella radio! (il ragazzo prende un giornale).

Marito – Che proprio oggi debba piovere! È una vera catastrofe. Ma è impossibile vivere in un paese dove un giorno di pioggia si trasforma in una catastrofe.

Moglie – Credi che giovi molto andar ripetendo cose di questo genere?

Marito – Nelle mie quattro mura potrò esprimermi come più mi piace. Non permetto che in casa mia non mi si lasci parlare a modo… (si interrompe. La cameriera entra con il vassoio del caffè. Tace fino a quando rimane sulla scena) Siamo proprio obbligati a tenere una cameriera figlia del capo fabbricato?

Moglie – Mi pare che sia una questione che abbiamo già discusso abbastanza e l’ultima conclusione a cui siamo giunti era che anche questo aveva i suoi vantaggi.

Marito – Quante cose ho detto. Ti prego, non ripeterlo a tua madre, altrimenti siamo belli e fritti.

Moglie – Quello che io dico a mia madre… (entra la cameriera col caffè) Lasciate pure, potete uscire, ci penso io.

Cameriera – Grazie, signora (esce).

Ragazzo – (alzando gli occhi dal giornale) Tutti i preti hanno queste abitudini, papà?

Marito – Cosa?

Ragazzo – Quello che raccontano i giornali.

Marito – Cosa stai leggendo? (gli strappa il giornale dalle mani).

Ragazzo – Ma il nostro capogruppo ci ha detto che tutto quello che è nei giornali possiamo saperlo…

Marito – Quello che ha detto il tuo capogruppo non costituisce ancora una regola per me. Sono io che decido quello che tu devi o non devi leggere.

Moglie – Toh, prendi dieci pfenning, Klaus, e va a comperarti qualche cosa.

Ragazzo – Ma piove (se ne sta svogliato col naso contro i vetri della finestra).

Marito – Se non la smettono di stampare questi resoconti dei processi contro i preti, disdico l’abbonamento.

Moglie – Ed a quale vuoi abbonarti? Sono tutti lo stesso.

Marito – Se tutti i giornali stampano queste porcherie, non ne leggerò più nessuno. Almeno non saprò neanche quello che succede al mondo.

Moglie – Beh, non sarebbe mica poi tanto male se ce li cavassero dai piedi.

Marito – Cavarceli dai piedi? Ma se è soltanto politica.

Moglie – Ad ogni modo non è una cosa che ci riguarda. Noi siamo evangelici.

Marito – Per il popolo non è una cosa indifferente di non poter più pensare alla sacristia senza che gli vengano in mente questi particolari.

Moglie – E cosa possono fare, se veramente accadono cose simili?

Marito – Cosa devono fare? Forse potrebbero occuparsi dei fatti loro. Da quello che mi dicono anche alla Casa Bruna qualcosa che non va ci deve essere.

Moglie – Ma questo è solo una prova che il nostro popolo è in via di guarigione, Karl.

Marito – Guarigione? Bella guarigione! Se questa è la guarigione, preferisco la malattia, allora.

Moglie – Perché sei così nervoso, oggi? È successo qualche cosa a scuola?

Marito – Cosa deve essere successo a scuola? E non dirmi più che sono nervoso perché più lo ripeti e più lo divento davvero.

Moglie – Ma non litighiamo sempre, Karl! Una volta…

Marito – Proprio qui ti volevo. Una volta… Né una volta, né adesso ho mai desiderato che la fantasia di mio figlio venisse avvelenata.

Moglie – Ma dove è andato?

Marito – Cosa ne so io?

Moglie – L’hai visto uscire?

Marito – No.

Moglie – Non capisco dove può essere andato. (chiama ad alla voce) Klaus! (corre fuori dalla stanza; la si sente chiamare. Poi rientra) È proprio uscito!

Marito – E perché non avrebbe dovuto uscire?

Moglie – Ma diluvia!

Marito – Perché ti agiti tanto, se il ragazzo esce?

Moglie – Che cosa abbiamo detto?

Marito – Ma che c’entra!

Moglie – Da qualche tempo in qua ti controlli così poco.

Marito – Non è vero che non mi controllo; ma se anche lo fosse, cosa avrebbe a che fare questo con il ragazzo che se n’è andato?

Moglie – Ma lo sai che sentono tutto.

Marito – E allora?

Moglie – Allora… se lo ripetesse? Lo sai quello che gli insegnano adesso nella Gioventù Hitleriana. Li spingono a denunciare tutto quello che sentono. È strano che sia uscito così senza dir niente.

Marito – Sciocchezze!

Moglie – Non hai visto quando è uscito?

Marito – È stato lì un pezzo, alla finestra.

Moglie – Vorrei sapere quello che ha potuto sentire.

Marito – Tutte sciocchezze! (corre nell’altra stanza e chiama il ragazzo).

Moglie – Non mi pare possibile che se ne sia andato senza dire una parola: non gli assomiglia!

Marito – Forse è andato da un compagno.

Moglie – Se è così, non può essere che da Mummermanns. Adesso telefono (stacca il microfono).

Marito – Mi pare che ti allarmi per niente.

Moglie – (al telefono) Sono la Signora Furcke. Buon giorno signora Mummermanns. Klaus è venuto da loro? No? Allora non so proprio dove possa essere andato. Mi dica, signora Mummermanns, la sede della Gioventù Hitleriana è aperta la domenica nel pomeriggio? Sì? Grazie mille, allora. Domanderò là. (attacca il ricevitore. Si siedono tutti e due in silenzio).

Marito – Cosa avrà sentito?

Moglie – Tu hai parlato del giornale e quello che hai detto della Casa Bruna potevi proprio risparmiarlo. Lo sai come è suscettibile su questo punto.

Marito – Cosa ho detto io sulla Casa Bruna?

Moglie – Ma sì, ti ricordi benissimo: che anche là ci deve essere qualche cosa che non va.

Marito – Ma non si può interpretare come una critica. Qualche cosa che non va, o, come io dissi attenuando, che non va in modo perfetto, il che è già una cosa diversa, e molto diversa. È più un modo di dire popolare, quasi un intercalare, che non significa gran che. Poco più che se avessi detto che probabilmente vi sono delle piccole cose che a voler guardare per il sottile, non vanno come vorrebbe il Fuhrer. Il carattere di probabilità d’altra parte, l’ho sottolineato dicendo, e me lo ricordo benissimo, «ci deve essere». «Ci deve essere» serve ad attenuare l’affermazione. «Ci deve essere», non «c’è»! Io non posso dire che là le cose non vadano, me ne mancano le prove. Dove ci sono degli uomini ci sono sempre delle manchevolezze. Non ho detto niente di più ed anche questo l’ho detto con delle attenuazioni. E lo stesso Fuhrer, del resto, non ha mancato in certe occasioni, di formulare critiche simili e molto più aspre.

Moglie – Io non ti capisco. Non è con me che devi parlare così.

Marito – Che voglio, non che devo! Non so bene cosa tu vada raccontando a proposito di quello che si può dire qui in un momento di cattivo umore, fra le quattro pareti di casa. Naturalmente sono ben lontano dall’attribuirti affermazioni fatte alla leggera a carico di tuo marito, allo stesso modo che non posso ammettere neppure per un momento che il ragazzo possa, in un modo o nell’altro, agire contro suo padre, ma tra il fare il male e sapere che lo si fa, c’è una differenza

Moglie – Beh, adesso basta! E pensa piuttosto a frenare la tua lingua. Io sto rompendomi la testa per stabilire se tu hai detto che non si può più vivere nella Germania hitleriana prima o dopo quell’altra frase della Casa Bruna.

Marito – Ma questo io non l’ho detto affatto!

Moglie – E quello che hai detto del capofabbricato e che nei giornali non ci sono se non bugie… E quello che hai detto qualche giorno fa sul servizio antiaereo… Il ragazzo non sente che delle critiche! È un’educazione che non va, che sfibra. E dire che il Fuhrer non fa altro che ripetere che la gioventù tedesca è l’avvenire della Germania! Il ragazzo però, non è di quelli che vanno dritti difilato a denunciare una persona. È una cosa che mi fa male a pensarci!

Marito – Vendicativo però lo è.

Moglie – E di che cosa dovrebbe vendicarsi?

Marito – Il diavolo lo sa: ma una ragione c’è sempre. Forse perché gli ho buttato via la sua raganella.

Moglie – Ma non ne ha neanche più parlato ed io gli ho regalato proprio adesso dieci pfnening. Ha sempre tutto quello che vuole.

Marito – Già! Corruzione.

Moglie – Cosa vuoi dire?

Marito – Diranno subito che noi abbiamo cercato di corromperlo perché non parlasse.

Moglie – Cosa credi che possano fare?

Marito – Mah, tutto! Sai che non hanno limiti, buon. Dio. E bisogna fare il professore, educare la gioventù. Tremo davanti a loro.

Moglie – Ma a tuo carico non c’è niente!

Marito – Qualche cosa c’è a carico di tutti.

Moglie – Non possiamo escogitare quello che tu avresti potuto dire quando parlavi in quel modo? Voglio dire che lui può averti frainteso.

Marito – Cosa posso aver detto? Non me ne ricordo neanche più. Tutta colpa dì questa maledetta pioggia; mette di cattivo umore. In fin dei conti, sono proprio l’ultimo che andrebbe a criticare quel rinnovamento spirituale di cui il popolo tedesco oggi dà prova. Fin dalla fine del 1932 io l’avevo già predetto…

Moglie – Karl, adesso non abbiamo tempo di parlare di questo. Dobbiamo combinare le cose bene e svelto; non abbiamo un minuto da perdere.

Marito – Ma non posso pensarlo di Klaus.

Moglie – Dunque, prima di tutto, a proposito della Casa bruna e delle porcherie…

Marito – Ma io di porcherie non ho parlato affatto.

Moglie – Hai detto che il giornale è pieno di porcherie e che vuoi disdire l’abbonamento.

Marito – Sì, il giornale, ma non la Casa Bruna.

Moglie – Non puoi aver detto che disapprovi le porcherie che succedono nelle sacrestie? E che a te pare molto probabile che questi tali che oggi sono accusati, siano stati quelli che a suo tempo hanno messo in giro le calunnie sulla Casa Bruna, che là non tutto doveva essere in ordine? E che fin da allora avrebbero fatto meglio ad occuparsi delle cose loro? E che infine hai detto al ragazzo di lasciar stare la radio e di prendere il giornale perché tu sei dell’opinione che la gioventù del terzo Reich deve abituarsi a stare con gli occhi aperti a guardare ciò che succede?

Marito – Va là, non serve a niente!

Moglie – Karl, non devi avvilirti adesso, devi essere forte, come il Fuhrer, sempre…

Marito – Credi che il capofabbricato ce l’abbia con noi?

Moglie – Caso mai l’interrogassero… Al suo compleanno gli abbiamo regalato una scatola di sigari e la mancia di capodanno era anche abbastanza generosa!

Marito – I Gauffs lì di faccia hanno dato 15 marchi.

Moglie – Ma fino al 1932 hanno sempre letto l’Avanti ed anche nel maggio del 33 hanno messo la bandiera nera, rossa e bianca! (suona il telefono).

Marito – Il telefono!

Moglie – Devo andare io?

Marito – Aspetta un momento. Se tornano a suonare andrai tu. (aspettano; non si sente più suonare) Non è più una vita questa…

Moglie – Karl, Karl…

Marito – Un Giuda hai messo al mondo. Sta seduto lì a tavola e non gli sfugge una parola, intanto che mangia la minestra che noi gli diamo e sta attento a tutto quello che gli dicono i suoi educatori, quello spione!

Moglie – No, questo non devi dirlo. (pausa) Credi che dobbiamo prepararci?

Marito – Forse sarebbe bene che mi mettessi la croce al valore.

Moglie – Ma certo, Karl. (la va a prendere in un cassetto e gliela appunta con le mani che tremano) Ma a scuola però non c’è niente contro di te.

Marito – Ma come faccio a saperlo? Io sono pronto a insegnare tutto quello che vogliono che si insegni? Se almeno lo sapessi! Che ne so io di come vogliono che sia stato Bismarck? Ci mettono tanto di quel tempo a rinnovare i libri scolastici! Non puoi regalare altri dieci marchi alla cameriera? È sempre dietro alle porte ad ascoltare.

Moglie – (annuendo col capo) E il ritratto di Hitler non è meglio appenderlo qui davanti alla tua scrivania? Farebbe più bell’effetto!

Marito – Sì, sì. (la moglie fa per trasportare il quadro) Ma se il ragazzo va a dire che l’abbiamo cambiata di posto, suonerebbe come un’auto accusa, (la moglie rimette il quadro al posto di prima) Non hai sentito aprire la porta?

Moglie – Non ho sentito niente.

Marito – Ma sì…

Moglie – Karl! (lo abbraccia).

Marito – Non perderti d’animo. Preparami un po’ di biancheria. (si sente aprire la porta di casa. La moglie e il marito sono in piedi, uno accanto all’altro, in un angolo della stanza. La porta della stanza si apre. Entra il ragazzo con un cartoccio in mano. Pausa).

Ragazzo – Ma cosa c’è?

Moglie – Dove sei stato? (il ragazzo mostra il cartoccio di cioccolata) Sei stato solo a comprare la cioccolata?

Ragazzo – Eh già, evidentemente. (gira per la stanza riempiendosi la bocca di cioccolata. I genitori lo seguono con occhi interrogativi).

Marito – Credi che abbia detto la verità? (la moglie alza le spalle).

***

Purtroppo una parte della sinistra mondiale ha spesso la memoria corta e, anche se la storia non si ripete, possono sempre verificarsi delle similitudini. Suggeriamo a tutti coloro che credono ancora alla facile propaganda (spesso infarcita di menzogne e “invenzioni”), di fare un giro in Nicaragua per toccare con mano una realtà che è ben diversa da quella ufficiale.

Arrendersi alla miseria e al terrore quotidiano o tornare alle origini del sandinismo, a quell’utopia di una società libera per tutti, sognata da tanti nicaraguensi negli anni della quarantennale dittatura somozista?

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

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