Frammenti di eternit
Frammenti selezionati da Alexik (da http://illavorodebilita.wordpress.com).
“….e allora (Bernardi) mi disse: un giorno sono andato dal capo del personale, mi pare si chiamasse Oppezzo … andò e disse: dottore, guardi, io ho dei bambini piccoli, mi hanno riconosciuto l’asbestosi, l’Inail aveva riconosciuto l’asbestosi. E disse: guardi, mi faccia fare un’altra mansione, fra un anno … dottore mi sposti almeno fra un anno. La risposta fu rapidissima: Bernardi, lei sa dov’è la porta”. (1)
“…. Anna Giovanola … mi ricordo che lei era preoccupata perché uscendo (dallo stabilimento Eternit), un’ora di tempo, andava a casa, abitava in Casale, con la bici e andava ad allattare la sua bambina, Gianna … poi fino all’ultimo, anche quando lei era ammalata, è morta un anno fa, a maggio dello scorso anno, la Anna era preoccupata per sua figlia, diceva: accidenti, uscivo con la polvere, con il camice tutto impolverato ad allattare la bambina … la sua preoccupazione era quella”. (2)
“quando sono entrato ero dove facevano i tubi alla cinque metri, ho fatto qualche settimana … e poi mi hanno mandato subito di sopra, dove arrivava l’amianto Blu che si doveva prendere con una forca, caricare i carrelli e portarlo alla pesa e poi veniva buttato giù … dove c’erano le vasche che veniva poi impastato con il cemento. Ricordo che l’ho fatto per un giorno o due, poi sono andato in direzione, ero appena entrato e ho detto: no, se mi lasciate qui vado via subito. E il giorno dopo mi hanno cambiato reparto … era un disastro … non perché era faticoso, per la polvere. Lei deve pensare che inforcavo l’amianto blu con una forca … tante volte magari era bloccato sul sopra, bisognava andare dentro, muoverlo per farlo venire giù”. (3)
“Un giorno, mi ricordo che era iniziato da poco il turno del mezzogiorno … stavano caricando il cemento del Silos. Di colpo si ruppe una manichetta, si ruppe un aspiratore e andai dall’allora caporeparto, Armando Oliva a dirgli di fermare l’emissione di cemento. In un attimo c’era polvere ovunque, l’ambiente si era saturato di polvere. Ma lui non mi ascoltò, non mi disse assolutamente nulla. Allora tornai dagli operai, fermai le macchine; li feci uscire, erano tutti bianchi di cemento, dalla testa ai piedi…. Ritornai dal sig Oliva Armando, il quale questa volta mi accolse! Mi accolse dicendomi: “Patrucco faccia rientrare immediatamente gli operai” e gli dico” Ma stiamo scherzando, non vede che tipo di situazione stiamo vivendo” e lui mi rispose testualmente “Me ne sbatto i coglioni! Ma la produzione deve proseguire”.. La cosa finì lì, il turno non rientrammo più nel reparto tubi ….. il 5 novembre del 1976 mi presentai al mio turno di lavoro e non c’era più la cartolina da timbrare. Mi mandarono in Direzione … non mi consegnarono nemmeno la lettera per mano, mi dissero che la raccomandata con il mio licenziamento era partita il giorno prima”. (4)
“Al reparto tornitura succedeva che con un tornio raddrizzavano la parte del tubo che non era mai dritta e facevano i manicotti … dove i tubi venivano collegati. E lì una polverosità incredibile, che era impossibile resistere. Lei si immagini un tornio su un pezzo di eternit. … Noi come Consiglio di Fabbrica chiedemmo di aumentarli questi aspiratori. Chiedemmo di metterli laddove mancavano. Chiedemmo più manutenzione, ma non siamo stati mai ascoltati. La risposta era “Si, provvederemo, ma non è mai successo nulla, fin quando ero io lì”. (5)
“Il primo giorno che ho fatto il reparto lastre mi sembrava di morire: c’era un tasso di calore, di umidità, di polvere. Stranamente le due cose riuscivano a coesistere., ma non so come. Era duro lavorare, era un ambiente di lavoro pesante dal punto di vista proprio climatico. Se poi aggiungiamo a questo un discorso legato anche ai pezzi da fare, perché la vita allora era fatta anche di salario, questa mascherina era dura da tenere… ricordo una mascherina di quelle col pezzettino di carta, con un pezzettino di alluminio con cui lo modulava un naso … le mascherine si potevano avere, il fatto è che non servivano a niente”. (6)
“Il mio papà lavorava alla Saca e portava a casa i sacchi da cucire a mia mamma … i sacchi erano di juta, contenevano l’amianto e quando erano rotti li davano da cucire. Infatti lei era sempre piena di polvere. Si faceva un rotolo, lo legava alla bicicletta, poi quando arrivava a casa lo buttava nel cortile e lì c’era tanta polvere. E poi mia mamma li cuciva e li rendeva … qualcosa le davano, però io adesso non so dire quanto .. e adesso anche lei ha l’asbestosi”. (7)
“Alla distribuzione o alla sfilacciatrice c’era polvere al 1000×1000” e anche dopo le modifiche ”la polvere usciva sempre e volava da tutte le parti…. era il reparto punizione” dove si finiva “se uno aveva una discussione con un capo squadra o con un capo reparto”. (8)
Corradini Giorgio ha affermato che i controlli sanitari furono effettuati dapprima dall’ENPI e successivamente dalla “Medicina del Lavoro” di Scandiano, egli ha aggiunto tuttavia che il medico di fabbrica – il citato dott. Robotti di Genova, tendeva a sminuire qualsiasi situazione, e soprattutto che l’esito delle visite veniva comunicato agli operai solo verbalmente, poiché il Robotti, che custodiva le cartelle cliniche in un armadio di metallo chiuso col lucchetto, sosteneva che si trattasse di cose private da non rendere pubbliche; agli operai trovati affetti da asbestosi peraltro non veniva cambiata la mansione lavorativa. (9)
(1) Testimonianze di Bruno Pesce, segretario della Camera del Lavoro di Casale Monferrato dal 1979.
(2) Testimonianze di Bruno Pesce.
(3) Testimonianza di Angelo Gnocco, dipendente Eternit di Casale Monferrato dal 1960 al 1983.
(4) Testimonianza di Mauro Patrucco, dipendente Eternit di Casale Monferrato dal 1974 al 1976.
(5) Testimonianza di Mauro Patrucco.
(6) Testimonianza di Nicola Pondrano, dipendente Eternit di Casale Monferrato dal 1974 al 1985.
(7) Testimonianza di Ferrero Bruna, figlia di operaio Eternit – Saca di Cavagnolo dal 1951 al 1958.
(8) Testimonianza di Luigi Falco, dipendente Eternit di Bagnoli dal 1969 al 1985.
(9) Testimonianza di Corradini Giorgio, dipendente Eternit di Rubiera dal 1969.
Fonte: Sentenza-Eternit-1° grado: motivazioni (13/02/12).
Il documentario ‘ Anno 2018: verrà la morte’, girato nel 2008, è un
inchiesta sui lavoratori e con i lavoratori, esposti all’ amianto. Il
documentario vuole porre l’ attenzione sulla strage di lavoratori che tra il
2015 e il 2020 vedrà il numero più grande di morti per asbestosi, in quanto
la fibra dell’ amianto resta in incubazione nel corpo circa 40 anni prima di
manifestarsi come tumore e uccidere in pochi mesi senza rimedio e speranza.
Il doc. riporta anche interviste a cittadini di Casale Monferrato, il
giudice Guariniello, e parenti di vittime dell’ asbestosi.
Vincitore di dieci premi in Festival del Documentario, ‘ Anno 2018: verrà la
morte’, ha portato alla luce il problema dell’ amianto molto prima che i
media nazionali trattassero il tema.
Giuliano Bugani