Difficilmente la quotidianità dei palestinesi viene presa in considerazione dai media occidentali, a meno che non serva a criminalizzarli.
A volte qualcosa trapela, nel caso dagli abusi più gravi, ma normalmente vengono occultati alle nostre opinioni pubbliche distratte i numerosi e sistematici atti di violenza da parte dei militari e dei coloni israeliani.
L’immagine di Israele come “vittima” e del palestinese come “terrorista” non deve essere scalfita da un’analisi veritiera della realtà e dalla descrizione del contesto di oppressione coloniale che gli abitanti originari della Palestina subiscono tutti i giorni da decenni (e che sta ulteriormente peggiorando).
Ogni settimana cercheremo, sulla Bottega, di renderne conto.
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Si stava avviando verso la terra della sua famiglia.
Un soldato le ha rotto la caviglia
Qamar Aliyan, una bambina palestinese di 11 anni, è stata presa a calci dalle truppe israeliane mentre i coloni scorrazzavano nella proprietà della sua famiglia a Umm Lasafa.
di Basel Adra
Il 18 marzo, un agente della polizia di frontiera israeliana ha rotto la caviglia di Qamar Aliyan, una bambina palestinese di 11 anni, che stava entrando nella terra della sua famiglia con un gruppo di bambini nel villaggio di Umm Lasafa, nel sud della Cisgiordania, vicino a Hebron. Qamar è figlia di Sa’id Aliyan, che due anni fa ha subito la rottura della mascella da parte di coloni israeliani mascherati e armati di tubi di metallo, scesi dall’avamposto di Mitzpe Yair mentre la famiglia Aliyan stava facendo un picnic nella sua terra privata.
Ancora oggi, le truppe israeliane impediscono sistematicamente alla famiglia di accedere alla sua terra. Ogni sabato, l’esercito dichiara l’area una zona militare chiusa e allestisce un posto di blocco improvvisato sulla strada, alla presenza dei coloni del vicino avamposto. La polizia di frontiera era presente anche quel sabato di due settimane fa. Uno di loro ha colpito con forza Qamar al piede mentre cercava di entrare nell’area.
“Qamar è tornata zoppicando. Faceva fatica a camminare”, ha raccontato la madre, Rima. Quella mattina, ha spiegato la donna, i bambini precedevano i genitori durante una passeggiata; sono arrivati sulla collina che domina il terreno e si sono imbattuti in decine di agenti di polizia, che stazionavano lì come quasi ogni sabato negli ultimi mesi.
Sdraiata su un materasso, con la gamba fasciata, Qamar ha descritto l’accaduto: “Stavamo camminando verso la nostra terra, ma i soldati ci aspettavano davanti all’ingresso del campo. Non ci hanno lasciato passare. Dietro di loro ho visto i coloni sulla nostra terra, con bastoni e pecore”.
Qamar ha continuato: “I soldati hanno detto a noi bambini di sederci. Uno di loro ha afferrato il collo di mio cugino Mohammad, di sette anni. Noi siamo corsi indietro, ma loro hanno spinto con forza tutti i bambini a sedersi. In quel momento, un soldato mi ha dato un calcio alla gamba. Ho sentito molto dolore”. Qamar è stata portata in ospedale; il referto medico ha dichiarato che la sua caviglia era rotta.
Sa’id, il padre, ha raccontato che dal settembre 2022 ha ripetutamente chiamato l’Amministrazione Civile – il ramo dell’esercito israeliano che sovrintende ai territori occupati – che gli ha confermato il permesso di accedere alla sua terra.
In realtà, però, i soldati glielo impediscono ogni settimana, molestandolo e addirittura sottoponendolo a fermo. Le forze israeliane hanno anche detenuto arbitrariamente altri residenti palestinesi del villaggio per far loro pressione affinché non si avvicinassero all’area.
“È Sa’id che sta causando questi problemi”
Oltre alle molestie e alle violenze di routine che deve affrontare in quel particolare percorso verso la sua terra, le forze israeliane operano anche altrove per impedire a Sa’id di raggiungere altre parti della sua proprietà.
All’inizio di marzo, nel cuore della notte, l’esercito ha fatto irruzione nella casa della famiglia a Umm Lasafa e, secondo Sa’id, un soldato ha minacciato che se lui avesse continuato a cercare di raggiungere la sua terra il sabato, “La tua famiglia si farà male”, senza ulteriori spiegazioni.
Ciò indica un abuso di potere e un uso non autorizzato della classificazione di “zona militare chiusa” da parte dei soldati. Il risultato è che i coloni hanno potuto prendere il controllo dell’area, anche se un ordine legale l’ha espressamente definita come proprietà privata della famiglia.
Il precedente sabato, l’11 febbraio, i soldati erano arrivati a casa degli Aliyan, prima ancora che Sa’id potesse uscire. “Una jeep ha parcheggiato davanti a casa mia al mattino”, ha raccontato. Hanno messo un posto di blocco tra la casa e la strada principale e l’hanno lasciato lì fino alle 15. Hanno fermato tutte le auto che passavano e hanno detto ai residenti che passavano: “È Sa’id quello che vi sta causando questi problemi”. I soldati mi hanno detto che se avessi smesso di ‘creare problemi’, avrebbero smesso di mettere il posto di blocco”.
Negli ultimi mesi Sa’id è stato arrestato molte volte mentre cercava di lavorare la sua terra. Di solito viene rilasciato dopo poche ore, in un punto lungo la strada principale, vicino alla base militare o a uno degli insediamenti della zona. Le ultime due volte che è stato arrestato, è stato portato alla stazione di polizia, dove ha ricevuto un ordine restrittivo che gli vietava di avvicinarsi alla sua terra per 10 e successivamente per 15 giorni.
Il 18 febbraio, Sa’id è arrivato nella sua terra accompagnato da attivisti israeliani e internazionali. Tre degli attivisti sono stati arrestati con l’accusa di aver violato l’ordine di chiusura della zona militare. “Lo fanno per spaventare anche [gli attivisti], così non ci sarà nessuno che potrà venire con me”, ha spiegato. “Non applicano l’ordine ai coloni, che possono sempre girare liberamente nell’area chiusa”. Gli attivisti di sinistra che sono stati arrestati hanno ricevuto anche un ordine restrittivo che li bandisce dall’area”.
“Il modo in cui l’esercito utilizza sistematicamente le zone militari chiuse contravviene alle linee guida per il loro corretto utilizzo”, ha dichiarato Qamar Masharki-As’ad, un avvocato palestinese esperto di questioni fondiarie nella Cisgiordania occupata. “I soldati dovrebbero chiudere un’area solo in determinate condizioni, ad esempio quando coloni e palestinesi sono presenti nello stesso luogo e nello stesso momento, al fine di prevenire l’insorgere di controversie sgomberando tutti dall’area. In questo caso, preparano gli ordini in anticipo, ogni settimana, prima ancora che Sa’id arrivi alla sua terra. Ci sono molte settimane in cui non arrivano coloni nell’area, ma i soldati la chiudono comunque e arrestano Sa’id. Questa politica sostiene i coloni che vogliono prendere il controllo della terra”.
I coloni dell’avamposto di Mitzpe Yair hanno distrutto i terreni agricoli di Sa’id in passato e hanno persino iniziato a seminarli loro stessi, secondo i membri della famiglia.
Nel marzo 2021, circa 15 coloni sono scesi dall’avamposto, armati di pistole.
Hanno colpito Sa’id con un tubo di ferro, rompendogli la mascella. Sua moglie ha registrato l’incidente su video, mentre un colono la colpiva allo stomaco con una mazza e i suoi figli si nascondevano in macchina.
+972 Magazine ha chiesto commenti al portavoce dell’IDF e alla Polizia di frontiera.
Le eventuali risposte verranno pubblicate qui.
(*) Tratto da +972 Magazine, 4 aprile 2023. In collaborazione con Local Call.
Basil Adraa è un attivista, giornalista e fotografo del villaggio di a-Tuwani, nelle colline a Sud di Hebron.
Traduzione a cura di AssoPacePalestina.
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216 Palestinesi tra asfissiati e feriti a Beita, a sud di Nablus.
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Nablus. 216 cittadini palestinesi sono rimasti feriti, lunedì, durante un’incursione delle forze di occupazione israeliane (IOF) nel villaggio di Beita, a sud della città di Nablus, in Cisgiordania.
La Società della Mezzaluna Rossa Palestinese (PRCS) ha riferito che 185 cittadini palestinesi hanno avuto problemi respiratori dopo che i soldati hanno sparato lacrimogeni.
La PRCS ha aggiunto che 22 palestinesi sono stati feriti da proiettili metallici ricoperti di gomma, mentre altri due sono stati feriti alla testa da lacrimogeni.
Lunedì, 2.200 coloni, protetti dalle IOF, hanno preso d’assalto il Monte Sabih, situato tra i tre villaggi palestinesi, Qabalan, Yatma e Beita, a sud di Nablus, chiedendo la legalizzazione dell’insediamento avamposto di Evyatar.
Sette ministri, tra cui il ministro delle finanze Bezalel Smotrich e il ministro della sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, hanno partecipato alla massiccia marcia a favore degli insediamenti, oltre a più di 20 parlamentari.
I media ebraici hanno riferito che i coloni hanno in programma di organizzare una grande festa nell’avamposto coloniale, aggiungendo che alcuni rimarranno per imporre un fatto compiuto.
(*) Tratto da Infopal (Fonti: PIC, Quds Press e MEMO).
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La vita quotidiana nella Palestina occupata (*)
Si tratta di un video di un paio di anni fa ed è impressionante vedere come la situazione sia rimasta largamente immutata, se non ulteriormente aggravata.
Il video è stato prodotto dall’organizzazione statunitense “If Americans Knew” (Se gli Americani Sapessero) che ha appunto lo scopo di mostrare cosa sia veramente “l’unica democrazia del Medio Oriente” (ifamericansknew.org).
I sottotitoli italiani sono a cura di AssoPacePalestina.
YouTube non permette di includerlo nel sito in quanto “riservato agli over 18 anni“, ma è comunque accessibile cliccando su “Guarda su You Tube” nel riquadro nero sottostante:
(*) Tratto da AssoPacePalestina.