Frammenti di quotidianità palestinese/20

Occupazione militare, posti di blocco, sgomberi, carcere, torture, furto di terre, furto di acqua, violenza dei coloni, espulsione, demolizione delle case, bombardamenti, esecuzioni sommarie …
Quattro film e documentari raccontano la “normalità” della vita in Palestina sotto l’occupazione israeliana prima del 7 ottobre
.

The Present

Scritto e diretto da Farah Nabulsi, 2020, 24′.

Yusef è un giovane padre di famiglia che vive e lavora in Cisgiordania.
Ogni giorno, per recarsi in tempo al lavoro, deve affrontare all’alba le lunghe code ai posti di blocco imposti dall’occupazione israeliana. Nel suo giorno libero, Yusef decide di uscire con la sua bambina per acquistare a sorpresa “un regalo” per la moglie, in occasione del loro anniversario. Il viaggio però diventa un incubo, una trappola fra i posti di blocco che impediscono di muoversi in qualsiasi direzione.
a scena di apertura di Yusef in attesa di attraversare il confine dell’enclave è un atto di “guerrilla filmmaking”.
Farah Nabulsi così la descrive:
L’unica finzione in quella scena è il nostro protagonista, Yusef… Tutte le altre centinaia di palestinesi che vedi sono veri palestinesi che vanno a lavorare alle prime luci dell’alba…
Ho un’intera conversazione filosofica che potremmo avere su chi dovremmo interpellare per chiedere il permesso per filmare una tale mostruosità… Ho semplicemente deciso che avremmo corso questo rischio“.
***

No Other Land

Diretto da Basel Adra, Hamdan Ballal, Yuval Abraham, Rachel Szor, 2024, 95′.

Un giovane attivista palestinese di nome Basel Adra resiste fin da quando era bambino allo sgombero forzato del suo popolo da parte dell’esercito israeliano a Masafer Yatta, una regione della Cisgiordania.
Registra la graduale distruzione della sua terra natale, dove i soldati israeliani stanno demolendo le case e sfrattando i loro abitanti. Fa amicizia con Yuval, un giornalista israeliano che lo aiuta nella sua lotta. Formano un legame inaspettato, ma la loro amicizia è messa a dura prova dall’enorme divario tra le loro condizioni di vita.
***

Killing Gaza
***
Creato da Dan Cohen e Max Blumenthal.

I giornalisti indipendenti Max Blumenthal e Dan Cohen hanno documentato l’attacco israeliano a Gaza durante la guerra del 2014, e ne hanno raccontato le orribili conseguenze. Mentre attraversavano le macerie delle regioni di confine distrutte di Gaza, hanno puntato la telecamera sui sopravvissuti al massacro e hanno lasciato che parlassero da soli.
Dan è tornato, settimana dopo settimana, per catturare su pellicola le lotte quotidiane della popolazione di Gaza mentre attraversava uno dei peggiori inverni della storia, e poi resisteva al caldo soffocante dell’estate senza elettricità e, in molti casi, senza case.
Dando voce al dolore di un popolo sotto assedio, Cohen e Blumenthal hanno anche evidenziato gli atti stimolanti di resistenza creativa degli abitanti di Gaza, dalla pittura alla breakdance alla letteratura, che consentono loro di mantenere la propria umanità di fronte alle privazioni e alla guerra.
Killing Gaza è molto più di un documentario sulla resilienza e la sofferenza palestinese.
Si tratta di un agghiacciante documento visivo dei crimini di guerra commessi dall’esercito israeliano, contenente testimonianze dirette e prove dei sopravvissuti, consegnate loro spesso pochi giorni dopo essere sfuggiti a bombardamenti indiscriminati ed esecuzioni sommarie.
***

Where Olive Trees Weep

Diretto da Zaya e Maurizio Benazzo, 2024.

Dove piangono gli ulivi offre una finestra bruciante sulle lotte e sulla resilienza del popolo palestinese sotto l’occupazione israeliana. Esplora temi di perdita, trauma e ricerca di giustizia.
Seguiamo, tra gli altri, la giornalista e terapista palestinese Ashira Darwish, l’attivista di base Ahed Tamimi e la giornalista israeliana Amira Hass. Assistiamo anche al Dr. Gabor Maté che offre un lavoro di guarigione dai traumi a un gruppo di donne che sono state torturate nelle carceri israeliane.
I paesaggi antichi portano cicatrici profonde, essendo stati testimoni della brutale realtà della confisca delle terre ancestrali, delle espulsioni, della prigionia, della demolizione di case, della privazione dell’acqua e della negazione dei diritti umani fondamentali. Eppure, attraverso il velo dell’oppressione, intravediamo un barlume di resilienza: radici profonde che hanno portato il popolo palestinese attraverso decenni di oscurità e vite distrutte.
Questo viaggio emotivo mette a nudo l’umanità degli oppressi mentre è alle prese con la domanda: cosa rende l’oppressore così spietatamente cieco davanti alla propria crudeltà?

***

alexik

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *