Frammenti di quotidianità palestinese – 6

Bulldozer israeliani radono al suolo area archeologica a sud di Betlemme

da Infopal.

Cisgiordania/PIC. Giovedì, i bulldozer israeliani hanno raso al suolo un’area archeologica a sud della città di Betlemme, in Cisgiordania, come parte dei piani di espansione degli insediamenti.
Fonti locali hanno riferito che i bulldozer israeliani hanno raso al suolo un’area archeologica a Khirbet Faur, a sud della città di al-Khader, per ampliare la strada 60.
L’autorità di occupazione israeliana (IOA) ha emesso ordini di sospensione dei lavori contro una struttura agricola e un allevamento di pecore nella zona orientale del villaggio di al-Mughayyir, a nord-est di Ramallah.
L’esercito di occupazione israeliano ha imposto un blocco all’ingresso orientale del villaggio di al-Mughayyir per il ventesimo giorno.

Gerusalemme occupata: a maggio, 33 feriti, 143 arresti e 47 strutture demolite

da Infopal.

Gerusalemme/al-Quds-Quds Press.
Nel suo rapporto per il mese di maggio, il Governatorato di Gerusalemme ha documentato il ferimento di 33 palestinesi e 143 arresti effettuati dalle forze di occupazione israeliane (IOF) nella città occupata di Gerusalemme, nei suoi villaggi e cittadine.
Il governatorato ha aggiunto, in un rapporto ricevuto da Quds Press, giovedì, che “durante lo scorso mese, le forze di occupazione hanno effettuato 47 demolizioni e livellamenti di strutture”.
Il rapporto ha confermato che “le ferite sono state causate da proiettili letali, metallici rivestiti di gomma, e da gravi percosse, oltre a centinaia di casi di soffocamento da gas lacrimogeni tossici, in varie parti della capitale occupata”.
Il rapporto ha anche confermato: “Le forze di occupazione hanno distrutto e demolito con i bulldozer 47 strutture, comprese 36 che includevano case, negozi, un vivaio agricolo, una recinzione e un ristorante, e 8 auto-demolizioni, oltre a realizzare 3 operazioni di scavo e livellamento di terreni agricoli”.
Per quanto riguarda la moschea di al-Aqsa, il governatorato di Gerusalemme ha monitorato l’assalto di 5951 coloni, e 116.892 sotto il nome di “turismo”, nei cortili, sotto la stretta protezione delle forze speciali di occupazione.

Spotify censura cantante palestinese: “brano patriottico è incitamento contro Israele”

da Pagine Esteri.

Apple Music e Spotify vietano lo streaming la canzone dell’artista palestinese Mohammed Assaf, vincitore nel 2013 della seconda stagione del concorso Arab Idol.
Il titolo del brano è Ana dammi Falastini, ossia Il mio sangue è palestinese. Il testo parla del sentimento di appartenenza a un popolo e una terra, quella palestinese, che non può essere cancellato. Israele non viene nominato.
Eppure, la piattaforma di streaming audio Spotify ha comunicato tramite email all’autore che la sua canzone è stata bloccata per “incitamento contro Israele”.

Mohammed Assaf, originario del campo profughi di Khan Younis, nella striscia di Gaza, nel 2013 è stato nominato Ambasciatore di Pace dall’UNRWA, l’Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei profughi palestinesi.
È un personaggio popolare non solo nei Territori palestinesi Occupati ma nell’intero Medio Oriente e in molti Paesi del nord Africa.
Il suo brano, Il mio sangue è palestinese, è trasmesso molto spesso in occasione di eventi e celebrazioni.
In un’intervista a The New Arab’s, il 33enne palestinese si è detto scioccato dal fatto che la sua canzone sia stata cancellata dai canali di streaming: “Anche se la cancellano, questa canzone è presente nella memoria e nella coscienza di ogni palestinese e di ogni onesto uomo libero che difende il diritto del popolo palestinese ad ottenere la propria libertà e indipendenza”.

Per mancanza di fondi, l’ONU avverte dell’incombente disastro umanitario a Gaza. Israele è consapevole della crisi ‘da settimane’

di Amir Tibon, Haaretz (*)

Il Programma Alimentare Mondiale di Gaza rischia di esaurirsi senza finanziamenti urgenti, mentre il recente conflitto Israele-Jihad ha esacerbato le difficoltà economiche dei gazani.
Le Nazioni Unite avvertono che gli aiuti umanitari a sostegno di centinaia di migliaia di palestinesi nella Striscia di Gaza finiranno nei prossimi giorni.
Un portavoce del Segretario Generale delle Nazioni Unite ha avvertito martedì 30 che, senza un afflusso urgente di denaro, i fondi che finanziano il Programma Alimentare Mondiale (PAM) a Gaza, che nutre circa 200.000 gazani al giorno, si esauriranno.
L’establishment della difesa israeliana è consapevole della questione e i diplomatici occidentali, che ritengono che la chiusura del programma causerà una crisi umanitaria e aumenterà il rischio di un’escalation di sicurezza, hanno espresso la loro preoccupazione.
Il portavoce ONU ha detto ai giornalisti durante un briefing a New York: “Il Programma Alimentare Mondiale comunica di trovarsi di fronte a una situazione critica in Palestina, con la sospensione dell’assistenza a più di 200.000 persone che entrerà in vigore a giugno se non verranno garantiti urgentemente i finanziamenti”.

Il portavoce ha fatto notare che l’ultimo round di combattimenti tra Israele e la Jihad islamica, il mese scorso, ha peggiorato la situazione economica di Gaza.
Ha detto inoltre che, oltre alla crisi di bilancio immediata, c’è il timore che altri programmi delle Nazioni Unite a Gaza vengano chiusi. “Senza il necessario sostegno finanziario, il Programma Alimentare Mondiale sarà costretto a sospendere completamente le sue operazioni entro agosto.
Ciò significa che 350.000 palestinesi, tra i più vulnerabili e in condizioni di insicurezza alimentare, saranno privati dell’assistenza che consente loro di sfamare le proprie famiglie”.

Bambini palestinesi aspettano in fila con in mano delle pentole per ricevere pasti gratuiti distribuiti ai residenti poveri di Gaza City, 2021. Adel Hana / AP

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Tre diplomatici occidentali hanno dichiarato ad Haaretz che gli avvertimenti dell’ONU sono giustificati, basati sul timore reale che le operazioni umanitarie cessino. La ragione principale delle difficoltà di finanziamento, hanno osservato tutti e tre, è la guerra in Ucraina, che ha indotto i Paesi europei a ridurre le loro donazioni su altri fronti, tra cui il conflitto israelo-palestinese, al fine di sostenere il governo di Kiev, aumentando al contempo le proprie spese per la difesa.
Uno dei diplomatici ha aggiunto che la realtà politica della regione, e la mancata speranza in un processo diplomatico significativo tra le leadership israeliana e palestinese, influisce sull’approccio dei Paesi occidentali.
In Israele, c’è un governo che non vuole fare nulla sulla questione palestinese, ma nel momento in cui c’è una crisi umanitaria, manda degli inviati che ci chiedono di aumentare il nostro sostegno finanziario”, ha spiegato uno di loro.

I responsabili delle decisioni in Israele sono ben consapevoli, da settimane, della crisi dei finanziamenti del Programma Alimentare Mondiale (PAM) a Gaza.
Tor Wensland, coordinatore speciale del Segretario Generale Antonio Guterres per il processo di pace in Medio Oriente, ha lanciato in diverse occasioni un avvertimento nelle ultime settimane, anche nel corso di una sessione speciale del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dopo l’Operazione Arrow and Shield di Israele.
Wensland ha osservato che spetta ai paesi donatori “cercare immediatamente il modo di aumentare il loro sostegno ai palestinesi, compresi i finanziamenti all’UNRWA e al PAM, senza i quali ci troveremo ad affrontare gravi sfide umanitarie e, potenzialmente, di sicurezza”.
Un diplomatico occidentale ha dichiarato ad Haaretz che un pericolo simile, anche se meno urgente, riguarda i finanziamenti all’UNRWA, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Ha detto che l’UNRWA, che sostiene i rifugiati palestinesi, potrebbe affrontare una crisi finanziaria durante l’estate.
”A Gaza sarebbe una vera catastrofe, e gli israeliani sono consapevoli delle conseguenze”, ha avvertito.
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alexik

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