Francisca Aguirre: «Penelope disfa la tela»
terzo appuntamento con “la cicala …Penelope” (*) con l’originale e due traduzioni
Penelope disfa la tela
Sempre c’è adolescenza e nulla al tramonto.
Quando il soave arco della sera
insinua la sua curva desolata,
anche in noi qualcosa s’inchina.
Pochissime cose abbiamo allora,
nessun possesso ci accompagna,
né alcun possesso dunque ci offende.
C’è un lento disastro in queste ore
che sembrano le uniche del giorno,
quelle che ci lasciano nel vecchio limite,
quelle che non possono darci nulla,
alle quali non chiediamo nulla.
C’è un disastro tenero e scomposto
in questo giorno, nelle ultime ore,
che è passato proprio come gli altri,
e come gli altri ha raggiunto
quella bellezza ardente
di tutto quanto si sporge verso il nulla.
Io inchinata sul vuoto della mia finestra
vedo come scivola via tutto un tempo;
la sera ha imbalsamato dolcemente
il chiassoso divenire della strada,
si va svuotando il cielo poco a poco
e un’esplosione di pazienza
avvolge il mondo in soavi abbracci di cenere.
Mentre la notte si dischiude negli angoli
la luna dà forma a strani fiori.
Francisca Aguirre – Itaca, 1972 (traduzione di Raffaella Marzano e Guadalupe Grande)
Penelope disfa
Sempre c’è adolescenza e nulla nel tramonto.
Quando l’ansa delicata della sera
insinua la sua curva desolata,
qualcosa s’inclina anche dentro di noi.
Molte poche cose abbiamo allora,
nulla di quel che abbiamo ci accompagna,
nulla di quel che abbiamo nemmeno ci offende.
Vi è un lento disastro in queste ore
che sembrano le uniche del giorno,
quelle che ci lasciano nel vecchio limite,
quelle che non possono darci nulla,
cui non chiediamo nulla.
Vi è un tenero e scomposto disastro
nelle ultime ore di questo giorno
che è trascorso come gli altri,
e come gli altri ha raggiunto
l’ardente bellezza
di tutto quanto si affaccia sul nulla.
Inclinata sul vuoto della mia finestra
vedo come scivola via il tempo;
la sera ha dolcemente imbalsamato
il chiassoso via vai della strada,
s’abbuia il cielo a poco a poco
e uno scoppio di pazienza
avvolge il mondo in soavi abbracci di cenere.
Mentre la notte agli angoli si apre
la luna quaglia degli strani fiori.
Francisca Aguirre – Itaca, 1972 (traduzione di Brigidina Gentile)
Penélope desteje
Siempre hay adolescencia y nada en el atardecer.
Cuando el suave recodo de la tarde
insinúa su curva desolada,
algo también en nosotros se inclina.
Muy pocas cosas tenemos entonces,
ninguna posesión nos acompaña,
ninguna posesión nos ultraja tampoco.
Hay un lento desastre en estas horas
que parecen las únicas del día,
las que nos dejan en el viejo límite,
las que no pueden entregarnos nada,
a las que no pedimos nada.
Hay un desastre tierno y descompuesto
en las últimas horas de este día
que ha pasado lo mismo que los otros,
e igual que ellos ha alcanzado
esa hermosura ardiente
de todo cuanto se asoma hacia la nada.
Inclinada sobre el hueco de mi ventana
veo cómo resbala todo un tiempo;
la tarde ha embalsamado suavemente
el bullicioso suceder de la calle,
se va agotando el cielo poco a poco
y un estallido de paciencia
envuelve al mundo en suaves abrazos de ceniza.
Mientras la noche se abre en las esquinas,
cuaja la luna unas flores extrañas.
Francisca Aguirre – Ítaca, 1972
(*) Qui, il sabato, regna “cicala” ma…. da poco è iniziata una nuova avventura mensile: la collaborazione con un carissimo amico, gotansefini, che per quest’anno ha scelto il tema Penelope. Per usare le sue parole «[Penelope] introduce un tema più generale sulla donna, il suo riscatto, la sua forza, il suo valore, su cui tanto ho fatto ricerca negli ultimi anni, trovando poesie davvero meravigliose, quasi tutte scritte da donne». Dunque appuntamento con la coppia cicala-gotansefini fra un mese circa e con la “cicala del sabato” fra 7 giorni. [db]