Fredde primavere e autunni caldi
Romano Mazzon
Ovvero non ci sono più le rivoluzioni.Le primavere arabe, che tanto avevano scaldato gli animi, rischiano di perdersi in una nuvola di oppio, il caro vecchio oppio dei popoli. I protagonisti di quelle lotte, arrivati in Italia, sono diventati un vero problema, soprattutto i tunisini, riconosciuti dai media italici come pericolosi delinquenti, ma anche i moderni scampati dalla Libia sono un vero problema: gettati in un limbo burocratico in attesa di trasformarsi in pericolosi criminali senza documenti, pronti per essere deportati nei CIE. Quelli rimasti in patria stanno invece vedendo l’ascesa dei fratelli barbuti e la rapida ricomposizione del muro assassino dell’Unione Europea, quel fazzoletto di mare trasformato in un cimitero per disperati.
Intanto negli USA ogni giorno decine e decine di arresti tra coloro che protestano in piazza. Cile, Bolivia e Argentina vedono gli studenti sempre in piazza per i diritti. In Spagna gli indignados continuano, così come in Grecia i grandi scioperi e le manifestazioni di piazza. L’attenzione però è sugli ultimi regimi arabi rimasti: Siria e Iran, questi cattivoni. Il civile mondo occidentale è pronto ad intervenire quanto prima. Qualche malizioso prova ad accennare che forse ci troviamo difronte al classico modo che il capitale utilizza per risolvere una crisi: la guerra. Ma come poter difendere Siria e Iran? Come non poter unirsi alla democratica Arabia Saudita, così piena di splendidi grattacieli e oasi artificiali, o il libertario Yemen? Non si tratta di motivi ideologici o politici, è un dato tecnico l’ineluttabilità della guerra. Così come tecnica è la riforma del mercato del lavoro, in cui l’obiettivo è ricollocare facilmente le risorse umane dopo averle riqualificate. Una sottile tecnica per cui è risaputo che se tu chiudi un animale in gabbia, per quanto feroce, vedrai che dopo un inizio burrascoso in cui si scaglierà contro le sbarre, diverrà quieto, depresso, accetterà la propria condizione, accetterà di divenire uno strumento che garantisce un guadagno al suo aguzzino.
Strano, la vittoria della tecnica era il sogno nazista: un modello ben oliato in cui ognuno svolgeva il proprio compito diligentemente, con responsabilità per l’obiettivo indicato, senza stare a pensare troppo all’ideologia e/o alla politica. Limitandosi ad osannare i grandi macchinisti di questo strumento della modernità e le loro vittorie belliche per garantire al loro popolo uno standard di vita felice, ahime, purtroppo, chiaramente, attraverso sacrifici necessari.
Senza abbattersi troppo davanti all’ineluttabilità della tecnica evolvente, forse è solo un problema di percezione..
Siamo noi che non percepiamo più il passaggio da una stagione all’altra ma la Terra, indifferente, si fa ogni anno la sua propria rivoluzione, fornendoci, così, non solo un sicuro ricambio stagionale ma anche una sana e naturale ispirazione!
I sensi ottusi, frastornati dai fuochi artificiali colorati ed esplosivi, possiamo, volendo, distoglierli da uno spettacolo dubbio e di dubbio gusto e sintonizzarli ogni giorno sui segnali del cambiamento in atto, naturale, aspirando alla sana ispirazione, naturalmente.
Questione di volontà. E di percezione.