Fuoco sul quartier generale!
Gianluca Cicinelli per Diogene*
Sarebbe sciocco, per una semplice questione legata al breve tempo dal suo insediamento, addebitare la sconfitta del Pd e di quello che qualcuno si ostina a chiamare centrosinistra a Elly Schlein. Sarebbe altrettanto sciocco pensare che Elly Schlein sia in grado d’invertire la tendenza nei prossimi mesi.
Così come è frutto di una coazione a ripetere infruttuosa prendersela con la voglia di destra dei votanti, principio riconosciuto dalla Costituzione nata dalla Resistenza.
Ti presenti alle elezioni, proponi un programma e la gente se gli piace ti vota e se non gli piace non ti vota. Quel che è chiaro è che i programmi del Pd e dei rimasugli di sinistra non piacciono. Limpido e chiaro.
Quel che non viene colto è che in passato quei programmi trovavano consensi e vincevano. Magari per lo stesso principio per cui tra qualche anno, constatato il fallimento delle destre al governo, gli elettori vorranno sperimentare di nuovo le formule della sinistra, ammesso che abbia qualcosa da proporre.
La maggior parte delle persone vota o perchè ha un interesse, chiamiamolo anche clientelare, come può essere definito, a torto, anche il reddito di cittadinanza, o perchè si fida di qualcuno o perchè non si fida più di qualcuno. Quelli che votano sempre e comunque i “loro” sono un fenomeno numericamente non in grado di cambiare le sorti del Paese.
Una cosa è certa: non si vince nessuna elezione senza affrontare i problemi sociali ed economici, nè le amministrative nè le politiche. E il Pd, con quel che gli ruota intorno, non è oggi in grado di affrontare le tematiche sociali ed economiche italiane, per questo si maschera dietro la questione, pur importante, dei diritti.
Che poi questa ennesima e sonora sconfitta avvenga nei giorni in cui il socialista Sanchez si dimette in Spagna, Erdogan trionfa in Turchia e un vecchio rincoglionito annuncia di ricandidarsi alle elezioni Usa per fronteggiare la destra di Trump, dovrebbe farci cogliere la portata internazionale della crisi di una cultura che non riesce a rinnovarsi.
Cosa c’è da proporre di nuovo? Il futuro, per esempio. Un futuro in cui la sopravvivenza delle persone sarà sempre meno legata al reddito da lavoro e sempre più agganciato a una sorta di smaterializzazione del corpo umano nei mille rivoli dell’intelligenza artificiale e delle reti virtuali di produzione e socialità.
E’ improponibile pensare a una visione del mondo diversa dalla destra saltando a piedi pari queste dinamiche di comprensione di quel che sta accadendo intorno a noi adesso.
Solo che per affrontare questo salto abbiamo bisogno d’intelligenze non artificiali e di categorie di analisi che segnino una rottura netta con un pensiero che ci appaga e ci fa sentire giusti nonostante appartenga fondamentalmente al diciannovesimo secolo. E al momento non ci sono in giro nè le une nè le altre. Di questo bisogna prendere atto pubblicamente, poi in privato possiamo lamentarci confortevolmente di quanto è cattivo e di destra il mondo e addormentarci sereni.