Garcia Lorca: «La Luna venne alla fucina»
263esimo appuntamento con “la cicala del sabato” (*)
A Conchita García Lorca
La luna venne alla fucina
col suo sellino di nardi.
Il bambino la guarda, la guarda.
Il bambino la sta guardando.
Nell’aria commossa
la luna muove le sue braccia
e mostra, lubrica e pura,
i suoi seni di stagno duro.
Fuggi luna, luna, luna.
Se venissero i gitani
farebbero con il tuo cuore
collane e anelli bianchi.
Bambino, lasciami ballare.
Quando verranno i gitani,
ti troveranno sull’incudine
con gli occhietti chiusi.
Fuggi luna, luna, luna
che già sento i loro cavalli.
Bambino, lasciami, non calpestare
il mio albore inamidato.
Il cavaliere s’avvicinava
suonando il tamburo del piano.
Nella fucina il bambino
ha gli occhi chiusi.
Per l’uliveto venivano,
bronzo e sogno, i gitani.
Le teste alzate
e gli occhi socchiusi.
Come canta il gufo,
ah, come canta sull’albero!
Nel cielo va la luna
con un bimbo per mano.
Nella fucina piangono,
gridando, i gitani.
Il vento la veglia, veglia.
Il vento la sta vegliando.
[dal «Romancero gitano», traduzione di Carlo Bo]
Ed ecco l’originale che – cicala “dixit” – è incomparabilmente più bello:
La luna vino a la fragua
con su polisón de nardos.
El niño la mira mira.
El niño la está mirando.
En el aire conmovido
mueve la luna sus brazos
y enseña, lúbrica y pura,
sus senos de duro estaño.
Huye luna, luna, luna.
Si vinieran los gitanos,
harìan con tu corazón
collares y anillos blancos.
Niño déjame que baile.
Cuando vengan los gitanos,
te encontraràn sobre el dunque
con los ojillos cerrados.
Huye luna, luna, luna,
que ya siento sus caballos.
Niño, déjame, no pises
mi blancor almidonado.
El jinete se acercaba
tocando el tambor del llano.
Dentro de la fragua el niño
tiene los ojos cerrados.
Por el olivar venìan,
bronce y sueño, los gitanos.
Las cabezas levantadas
y los ojos entornados.
Como canta la zumaya,
ay como canta en el árbol!
Por el cielo va la luna
con un niño de la mano.
Dentro de la fragua lloran,
dando gritos, los gitanos.
El aire la vela, vela.
El aire la está velando.
(*) Qui, il sabato, regna “cicala”: libraia militante e molto altro, codesta cicala da 20 anni (compiuti l’8 aprile) invia ad amiche/amici per 5 giorni alla settimana i versi che le piacciono; immaginate che gioia far tardi la sera oppure risvegliarsi al mattino trovando una poesia. Abbiamo raggiunto uno storico accordo: lei sceglie ogni settimana i versi da regalare alla “bottega” e io posto. Perciò ci rivediamo qui fra 7 giorni. [db]
Credo che il ritmo delle parole di Lorca sia una delle più belle cose che sia possibile ascoltare leggendo una composizione poetica. Un suono puro che scivola tra una riga e l’altra, fermandosi e poi fuggendo senza mai farsi afferrare dal lettore e lasciandolo, al termine del canto, con il desiderio, inappagato, di ascoltarlo ancora.