George Orwell passeggia in Nicaragua
La “fantasia” dell’orteguismo è assai più fervida rispetto a quella di Orwell, con una differenza sostanziale: non si tratta di un romanzo.
di Bái Qiú’ēn
Goldstein […] stava: insultando il Grande Fratello, denunciando una presunta dittatura del Partito, […] invocando la libertà di parola, di stampa, di assemblea e di pensiero, urlando disperato che la rivoluzione era stata tradita. (George Orwell, 1984)
Un dispaccio dell’ANSA datato 4 settembre 2024 informava: «La Polizia nazionale del Nicaragua potrà fare irruzione, sequestrare apparecchiature elettroniche e informatiche e richiedere alle compagnie telefoniche informazioni digitali (chiamate, messaggi di testo e vocali, geolocalizzazione) delle persone sotto indagine senza la necessità di un ordine del tribunale».
In tutto il mondo civile esiste la segretezza delle comunicazioni, tutelata dal diritto internazionale. In Nicaragua, almeno fino al 4 settembre, la Polizia Nazionale faceva tranquillamente irruzione nelle abitazioni private senza alcun mandato da parte di un magistrato. Sequestrava cellulari e computer, ponendo in stato di arresto domiciliare de facto persone non ufficialmente sottoposte a indagini. Era evidente che dal 2018 agiva su ordini dall’alto (da El Carmen), violando palesemente le tutele scritte nella Costituzione e nel Codice Penale vigenti.
Probabilmente qualche consigliere del Re si è finalmente accorto del piccolo problema e gli ha “suggerito” di correre ai ripari, almeno per salvare le forme. Per cui Daniel ha iniziato a inviare all’Asamblea Nacional, giorno dopo giorno, modifiche al Codice Penale che sono state prontamente approvate: nella settimana tra la fine di agosto e il 4 settembre, sono state ben quattro le “riforme” apportate al Codice Penale. Destinate a non essere le uniche né le ultime.
Il 2 settembre è stata approvata una modifica relativa ai “crimini” contro la Pubblica amministrazione, compiuti da nicaraguensi o da stranieri che si trovano all’estero. i crimini sono quelli informatici, con computer, cellulari e via dicendo.
Naturalmente, con la definizione «Pubblica amministrazione» nella Neolingua si intende Daniel e Rosario (e famiglia più o meno allargata). Siamo tutti avvisati: nessuno può criticare gli inquilini di El Carmen e la loro Corte. Non importa essere cittadini nicaraguensi, ciò che conta è il “reato” commesso (anche se in terra straniera e da stranieri). Come, poi, sia possibile applicare una pena a uno straniero che vive nel proprio Paese, fa parte delle assurdità giuridiche di un sistema che di legale ha ben poco, se non nulla.
I “crimini” perseguiti, in realtà, si riducono a uno solo: il pensiero non ortodosso. E la Psicopolizia Nazionale ora può operare nella piena legalità dello Stato di diritto: un diritto mutevole a seconda delle circostanze e delle necessità; uno Stato di diritto su misura per gli inquilini di El Carmen che si sentono costantemente minacciati da un complotto nazionale e internazionale.
Per assurdo, ma ormai Jonesco può essere considerato un dilettante, potrebbero essere incriminati persino il presidente degli Stati Uniti o i componenti della Commissione europea. Chi eseguirà i mandati di cattura all’estero non è dato saperlo, ma non è possibile porre limiti alla follia: difficilmente l’Interpol potrebbe arrestare uno svizzero a Lugano perché ha pubblicamente espresso il proprio pensiero negativo sul Nicaragua orteguista.
Internamente, la cosa è più semplice. «Accadeva di notte – gli arresti avvenivano sempre di notte. Il risveglio improvviso, una mano violenta che schiaccia la spalla, la luce delle torce dentro agli occhi, un cerchio di volti oscuri intorno al letto. Nella maggior parte non si svolgevano neanche processi, né resoconti dell’arresto. Le persone semplicemente scomparivano, e sempre di notte. I nomi venivano eliminati dagli archivi, insieme a qualsiasi cosa si fosse fatta nel corso della propria vita, la stessa esistenza veniva prima negata, poi dimenticata».
Nel Nicaragua ortego-chayista non si è ancora arrivati al sistema descritto da Orwell, ma poco ci manca. Tutto ciò che era possibile “copiare” è stato finora “copiato”.
Chissà se, posato sul comodino del proprio giaciglio notturno, Rosario ha proprio 1984 in edizione spagnola e, sfogliandone qualche pagina prima di addormentarsi, notte dopo notte sogna di realizzarlo esattamente. Sono troppe le similitudini per pensare che si tratti di fantapolitica. Il Nicaragua non è ancora la fotocopia dello Stato orwelliano di Oceania, ma il cammino intrapreso dal 2018 a oggi lo fa avvicinare a grandi e rapidi passi.
Anzi, per certi versi si è superata la fantasia di Orwell. Il quale non aveva inserito nel suo mondo distopico la possibilità di negare il rientro dei cittadini nel proprio Paese. Si potrebbe fare un lungo elenco di nicaraguensi ai quali è stato impedito di rientrare in Nicaragua dal 2018 a oggi ma, per tutti, è sufficiente l’ultimo caso in ordine di tempo. Per certi versi sintomatico e persino eclatante.
Jaime Incer Barquero sono le generalità di un personaggio sconosciuto alla maggior parte degli italiani (e non soltanto), ma assai noto in Nicaragua e ai lettori del National Geographic: «è considerato da molti il fondatore e la figura di spicco degli sforzi di conservazione in Nicaragua. Nel corso di una brillante carriera nel mondo accademico, governativo e in organizzazioni non governative, Incer ha sviluppato programmi di studio e scuole di scienze naturali, ha istituito parchi nazionali e altre aree protette e ha ispirato una nuova generazione di ambientalisti e scienziati della vita in Nicaragua e in tutta l’America Centrale».
Ormai quasi novantenne, essendo nato nel 1934, e costretto su una sedia a rotelle a causa di numerose infermità, è da sempre un antisandinista dichiarato. Non nascondeva le proprie idee politiche neppure negli anni Ottanta, per cui era costretto a pubblicare all’estero i propri libri (poi venduti e acquistabili tranquillamente in Nicaragua). Ciò nonostante nel 2009 Daniel lo nominò Consigliere per l’Ambiente della presidenza della Repubblica, riconoscendone il valore scientifico al di là della differenza di idee politiche. Ma era l’epoca del “volemose bene”, con tarallucci e vino assieme agli ex controrivoluzionari, agli imprenditori e alla gerarchia cattolica.
La vicenda di cronaca è presto detta: Incer si trovava a Miami con sua moglie e, avendo il biglietto per rientrare in Nicaragua, il 28 agosto scorso si recò all’aeroporto. Gli addetti alla registrazione della compagnia aerea gli hanno però comunicato che non poteva imbarcarsi, perché le autorità governative di Managua gli avevano precluso l’ingresso nel proprio Paese.
Per la cronaca, l’art. 31 della Costituzione nicaraguense afferma: «Los nicaragüenses tienen derecho a circular y fijar su residencia en cualquier parte del territorio nacional; a entrar y salir libremente del país». Non possono esserci dubbi interpretativi: i cittadini nicaraguensi hanno il diritto di entrare e di uscire liberamente dal territorio nazionale.
Non risulta che questo articolo sia stato modificato di recente, ragion per cui le autorità regnanti (leggasi Daniel e Rosario) hanno superato abbondantemente la fantasia di Orwell. E non è questo l’unico articolo costituzionale violato dal 2018 a oggi.
La Legge n. 641, ossia il Codice Penale vigente, sancisce: «Quien impida o dificulte a otro el ejercicio de un derecho o una facultad prevista en la Constitución Política de la República de Nicaragua, leyes, reglamentos y demás disposiciones, por cualquier motivo o condición económica, social, religiosa, política, personal u otras condiciones, será sancionado con pena de prisión de seis meses a un año o de trescientos a seiscientos días multa» (art. 427).
Questo testo era stato votato dai deputati il 13 novembre 2007, undici mesi dopo la rielezione di Daniel alla presidenza della Repubblica. Chi si meraviglierà se tra le modifiche che lo stesso Daniel sta apportando al Codice Penale, prontamente approvate dai deputati, vi sarà pure questo articolo? Se fosse applicato così come è oggi, lui stesso rischierebbe la carcerazione da sei mesi a un anno. E, assieme a lui, la moglie, i figli e tutti i vassalli al seguito.
Nel frattempo è stata impedita l’entrata nel Paese a un youtuber peruviano che voleva entrare via terra dal Costa Rica in Nicaragua. Un bel giorno (o brutto) Henry Alexander Guillón (queste le generalità del ragazzo) aveva ricevuto varie chiamate sul cellulare da parte di un supposto agente della Polizia migratoria: «Don Henry, ¿cómo está usted? Soy Migración de Nicaragua y necesito hacerle unas preguntas».
Quando si è presentato a Ticabus di San José per recarsi in Nicaragua, la compagnia di trasporti costaricana gli ha comunicato che il Governo orteguista gli aveva negato il permesso di entrare.
L’elenco di coloro ai quali è stato negato l’ingresso o sono stati fermati al loro arrivo in aeroporto è assai lungo e senza dubbio destinato a crescere. Così come il diritto di comunicare è protetto dalle norme internazionali, lo è pure quello di viaggiare liberamente da un Paese all’altro. Ogni Governo può decidere chi può e chi non può entrare nel proprio territorio nazionale, ma se il soggetto non ha pendenze penali o simili, la libertà di movimento non può essere violata.
Il 5 settembre sono stati scarcerati 135 prigionieri politici, per «motivi umanitari». Sono stati caricati su un aereo e spediti in Guatemala, privandoli della loro nazionalità e confiscando le loro proprietà, esattamente come era successo nel febbraio del 2023 con altri 222 (con l’unica differenza che questa volta Daniel non ha fatto alcun discorso televisivo in proposito, anzi nessun comunicato ufficiale è stato emesso). Tra questi 135, un paio erano sostenitori pentiti dell’orteguismo.
Come se tutto ciò non bastasse, un successivo dispaccio sempre dell’ANSA ha informato che «Il Parlamento del Nicaragua ha approvato oggi una legge che punisce gli autori di messaggi sui social network che inducono “paura” tra la popolazione. […] La nuova legge prevede pene fino a cinque anni di carcere» (12 settembre 2024).
Non è dato sapere che cosa intenda esattamente l’orteguismo con il termine «paura». Stando al dizionario Treccani è uno «Stato emotivo consistente in un senso di insicurezza, di smarrimento e di ansia di fronte a un pericolo reale o immaginario o dinanzi a cosa o a fatto che sia o si creda dannoso: più o meno intenso secondo le persone e le circostanze, assume il carattere di un turbamento forte e improvviso, che si manifesta anche con reazioni fisiche, quando il pericolo si presenti inaspettato, colga di sorpresa o comunque appaia imminente».
In realtà, la paura (meglio il terrore panico) è quello che si vive costantemente a El Carmen che possa verificarsi un’altra esplosione sociale come nell’aprile 2018, per cui si riscrivono costantemente le leggi, rendendole ogni giorno più repressive.
Se, a insindacabile giudizio del potere politico, un messaggio mette in pericolo la stabilità economica e sociale, ovvero l’ordine pubblico, la pena prevista dalla nuova modifica alle norme esistenti può raggiungere i dieci anni di carcere.
Se «In Oceania non ci sono leggi» (stando alla descrizione di Orwell), nel Nicaragua orteguista le norme (che in teoria dovrebbero essere uguali per tutti: governati e governanti) si ignorano o si cambiano a seconda delle convenienze e delle contingenze.
Non passa giorno senza che si restringano le libertà civili e politiche: il 13 settembre da El Carmen è stato reso noto il nuovo regolamento relativo alle ONG (dopo l’approvazione di due leggi il 20 agosto precedente), il quale è «de obligatorio cumplimiento»: se vorranno operare, le Organizzazioni non governative dovranno cooperare strettamente con istituzioni governative. Tradotto in lingua normale dalla Neolingua: la stretta cooperazione significa che le ONG, se vogliono vivere e operare in Nicaragua, devono sottostare ai voleri del governo, trasformandosi in effettive OG pur mantenendo la N nella sigla.
Quello che fu definito erroneamente «socialismo realizzato» dell’Est europeo è crollato miseramente sotto il peso delle proprie assurdità. Nel Nicaragua orteguista si sta concretizzando la fantasia distopica di 1984. Anzi, si tenta di superarla. Del resto, pare ormai evidente che la “fantasia” dell’orteguismo sia assai più fervida rispetto a quella di Orwell, con una differenza sostanziale: non si tratta di un romanzo.