Gianluca Cicinelli: Allineamenti
Neanche sull’Huffington Post ce la raccontano giusta, perchè il web è ancora un alfabeto che dobbiamo interpretare. La signora Huffington in realtà si chiama Arianna Stassinopoulos e solo per questo meriterebbe il successo che ha avuto piazzando per 315 milioni di dollari la sua creatura telematica ad America On Line, il colosso della rete che agli albori di internet ha consentito alla maggior parte degli americani la connessione. L’Huffington è il prodotto giornalistico più brillante della rete, un super blog di blog dove quando appare una notizia le vengono dati due titoli e solo pochi minuti dopo che gli utenti hanno cominciato a consultarlo il sistema decide che il titolo più cliccato diventa quello definitivo. Ma la vera forza di questo quotidiano sta soprattutto nel fare opinione, nell’indirizzare i 25 milioni di utenti giornalieri. L’esempio più incisivo è il peso enorme del sostegno dell’Huffington all’inizio della corsa di Obama alla Casa Bianca. Stiamo dunque parlando di un quotidiano che basa il suo successo sulla qualità delle opinioni, non è famoso per aver pubblicato notizie che altri non hanno pubblicato.
Spostandoci in Italia ci accorgiamo che i giornali, anche se l’avvento dei quotidiani online è lontano a venire (ma ci stiamo lavorando con Barbieri, non disperate!), le testate che aumentano o perdono meno lettori degli altri sono: Il Giornale, Libero, Il Foglio e il Fatto. Sono tutte esperienze basate su una forte prevalenza di opinioni e opinionisti fortemente riconoscibili nella loro cerchia di lettori politicizzati. In sostanza anche da noi i quotidiani più seguiti sono in prevalenza quelli d’opinione. Un caso inverso è quello del Riformista, che doveva essere il Foglio di centrosinistra ma non è riuscito a raggiungere un’autorevolezza maggiore delle duemila copie in edicola.
La lezione che possiamo trarre da questa tendenza è l’accettazione acritica della rete delle notizie che alimentano le opinioni. In Italia come negli stessi Stati Uniti, che per convenzione, ma anche in realtà, intendiamo come frontiera tecnologicamente avanzata, l’attività delle comunità progressista e conservatrice ruota intorno ad una diversa analisi dei fatti. In sostanza nessuno interviene mai, per determinare qualità e veridicità dell’informazione, sul “motore immobile” della rete delle news nazionali e internazionali: chi decide quali notizie scegliere per essere immesse nel circuito mediatico.
Vorrei potervi mostrare la quotidiana strisciata di notizie che troviamo ad esempio sull’Ansa, la principale agenzia italiana. In determinati orari, intorno alle 12 e verso le 19, viene fornito oltre ai lanci singoli un prospetto delle principali notizie del giorno con tanto di titoli. Lo scopo per cui vorrei esibirle è per convincervi, se aveste ancora qualche dubbio, che non c’è giornale radio, telegiornale o quotidiano del giorno dopo che non faccia ruotare le sue aperture su quei quattro o cinque titoli proposti dall’agenzia. C’è anche poco da stupirsi, l’informazione è un’industria con dei meccanismi robotici, non molto diversi dall’alienazione di vederti passare davanti pezzi di motore da stoccare sempre nello stesso modo e con lo stesso movimento. Però mentre un prodotto materiale viene considerato di qualità se ogni macchina prodotta è compatta, nel campo dell’immateriale a cui appartiene l’informazione l’uniformità si tramuta in povertà. Tra quelli a mia conoscenza gli unici ad aver costruito una rete globale, cioè mondiale, rivolta però esclusivamente al sud del mondo, sono i missionari del Misna, che hanno trasformato la presenza dei religiosi nel mondo in un’agenzia di controinformazione.
Mi ha sempre stupito che nessuno fin qua abbia messo le mani su questa questione basilare. Se vogliamo che l’informazione assuma un corso diverso dall’attuale in Italia dobbiamo affrontare il problema creando innanzitutto una rete diversa di produzione delle news, perchè solo così è possibile una rappresentazione reale della nostra società. Fornendo nuove informazioni possiamo costruire opinioni e analisi sul paese che esiste e respira al ritmo del nostro respiro, non quello dei piani alti dove vive, consumando anche la nostra parte di ossigeno, molta meno gente che ai piani inferiori. Per questo perseguo, spero anche con il vostro aiuto, il progetto della costruzione di una sorta di Cnn dei poveri.
Vero, l’informazione è merce. I quotidiani, i più diffusi, vanno come dettaglianti dal grossista e il più delle volte titolano persino nello stesso ordine, qualche volta persino con titoli identici.
Al mattino passo in rassegna sul web Repubblica, La stampa, Corriere, e mi chiedo, al di là di alcuni rari interventi, come si possa accettare un simile modo di fare informazione, dove sia finito il giornalismo, non soltanto di opinione, ma pure di inchiesta.
ogni tanto mi tocca (come per un famoso e ironico titolo di sua super gurità Norman Mailer) fare “pubblicità per me stesso”: se il discorso di Gianluca vi coinvolge o vi stravolge, se comunque volete contestualizzarlo meglio – affamare gli obesi e nutrire i digiuni – su codesto blog trovate un mio lungo dossier “La fabbrica delle notizie” di qualche interesse. Dico “mio” ma c’ è un contributo di Marco Trotta, una bibliografia abbastanza utile e naturalmente un riciclaggio (saccheggio?) di saperi altrui. So che devo tornarci su, chiarire, aggiornare e bla-bla. Per voi che leggete è – credo – una semplice curiosità o magari passione ma per me è un martello di Damocle (forse ho sbagliato citazione) dato che tutte le notti, fra le 3 e le 4, Cicinelli mi sveglia – non so come faccia: lui abita a Roma e io a Imola – per ripetermi con voce da anabattista: “Riiiiiicorda, ricorda: il tempo è poco, la strada è segnata. Riiiiiiicorda-ricorda: dobbiamo fare la Cnn dei poveri”. Una vitaccia la mia (db)
Stavolta la faccio io pubblicita all’articolo di Daniele con il contributo di Trotta, perchè è un lavorone ancora carico d’attualità. Occorre creare in ogni città, in ogni territorio una rete alternativa a quella ufficiale da cui attingere e controllare le notizie. Il principio è lo stesso dei Gas, i gruppi di acquisto solidale, che lavora sulla rete di ditribuzione. Se vogliamo modificare l’esistente dobbiamo ridisegnare con pazienza la rete dei collegamenti sociali e, come la cnn ma col telefonino al posto della telecamera e con una pronuncia inglese molto discutibile, essere in ogni luogo dove accadono i fatti. Il resto sono … opinioni.
A PROPOSITO DI SIGLE (GAS)
noi ci chiameremo….
Aia che sta per “Alternativa Informativa autogestita”?
Nis, ovvero “nuove informazioni sociali”?
Cif, cercando i fatti?
Mf : “meglio fatti” (un concetto variamente interpetabile che potrebbe crearci problemi con Giovanardi)
Cln (sigla che mi ricorda qualcosa) cioè “cacciando le notizie”?
Pns-ems: “più ne so e meglio sto”
il vecchio Ncim-dum: “Non combattere i media, diventa un media”
tlodr: Tutto l’opposto della Rai?
o come?
SONO ASSAI GRADITI i suggerimenti (ma anche dollari, euri, rupie, diamanti, perfino libri e…)
db