Gianluca Cicinelli: Il corpo nel messaggio

Questa settimana 150mila utenti di gmail aprendo la loro casella di posta hanno trovato un messaggio di benvenuto. Ma quanto sono educati questi di google, direte voi, peccato che c’era solo il messaggio di benvenuto e nient’altro. Google, tramite un comunicato, ha confermato i problemi e ha riferito che gli utenti colpiti dal bug sono lo 0,08 per cento del totale. L’unica cosa che vi chiedo è di non far giungere alle orecchie di Barbieri questa notizia, altrimenti chi lo sente poi, ogni volta che gli parto per la tangente con i miei deliri sull’avvento ineluttabile della democrazia digitale? Insomma l’azienda non ha precisato le cause, ma ha detto che il servizio Google Mail è già stato ripristinato per alcuni utenti e che i messaggi mancanti saranno recuperati per tutti gli utenti “nel prossimo futuro”, per quanto si tratti solo “di una stima” sui tempi del recupero. Potete immaginare la disperazione di chi ha perso anni di lavoro, contatti per lavori in corso, allegati con cui lavorare, ma anche lettere d’amore da rinfacciare nel futuro (il 18 settembre tu mi avevi giurato …!). Questa è la prima questione.

Adesso invece ne prendiamo un’altra di notizia, da cui il mondo digitale esce facendo una gran bella figura. Per un mese, grazie all’iniziativa di quattro giovani stagisti di un’agenzia di comunicazione di New York, Danny, Derrick, Albert e Carlos, quattro homeless tra le migliaia della grande mela, stanno avendo a disposizione un credito illimitato per inviare messaggi di testo tramite Twitter, il sito di microblogging, e raccontare giorno per giorno la loro vita, la loro ricerca di un lavoro e di un pasto caldo e di un posto dove dormire la notte. Ognuno di loro, da quando il progetto è partito, un paio di settimane fa, ha attirato l’attenzione di migliaia di persone che lo seguono su Twitter e spesso hanno fornito sostegno morale e aiuti non soltanto di tipo economico. Uno di loro ha addirittura ritrovato la figlia che non vedeva da anni, quale miglior lieto fine per il fantastico mondo dei social network!

Questi due avvenimenti ci permettono di trarre qualche spunto su quanto sta avvenendo per la codificazione della comunicazione digitale. Il primo ci fa capire la dipendenza dal pc oltre che per le nostre questioni pratiche ormai anche per le relazioni personali ed affettive. L’altro conferma questo concetto e ne estende il lato di utilità sociale senza limiti. Ma il luogo dove avviene il corto circuito risiede nella relazione tra comunicazione ad interfaccia di carne umana e quella a pulsanti di tastiera di computer.

L’immagine che se ne ricava è quella di un tranquillo signore che seduto su una panchina a Central Park (dai, confessiamolo, fa sempre più fico della solita villa Borghese e poi puoi sempre giustificarti che tanto sono americani!), è così impegnato nella lettura dall’ipad di un articolo sui teppisti che hanno dato fuoco a un barbone da non accorgersi che un barbone sta bruciando sulla panchina dinanzi a lui. E che magari, sentendo il calore aumentare, avrà come primo pensiero, anzichè alzarsi per aiutare il poveretto, il ricordo delle istruzioni dell’ipad che sconsigliano di esporre l’apparecchio a temperature elevate.

Sarebbe sociologicamente interessante capire quante delle persone che hanno aiutato con entusiasmo Danny, Derrick, Albert e Carlos incontrano quotidianamente sulla loro strada di tutti i giorni, andando al lavoro o accompagnando i figli a scuola, altre persone nella condizione degli homeless scelti dall’agenzia di comunicazione. La curiosità spinge a chiedersi perchè, mentre prima non li aveva mai sfiorati l’interesse umano per la sorte di persone in carne e ossa, ora interagiscono e aiutano quattro persone che adesso sono diventate tali perchè hanno un account su Twitter.

Così come viene da chiedersi perchè ormai tendiamo a lasciare tutti i nostri momenti di vita belli e tristi, foto, commenti e lettere su una macchina che sta a migliaia di chilometri da casa nostra con l’illusione che a differenza della nostra scassatissima fiat sopravviveranno per sempre all’usura e all’imperizia per le quali quei dati non hanno niente di relazionale e umano ma sono soltanto un linguaggio macchina.

Se prima tendevamo ad addossare alla cultura cattolica il tentativo di far sparire il corpo dall’orizzonte di vita degli umani per avvicinarli sempre più allo spirito puro (che personalmente ritrovo molto nelle grappe e acqueviti del Veneto), mai come adesso siamo noi stessi, pagani e credenti uniti, che tendiamo automaticamente a utilizzare un linguaggio la cui comunicazione si sviluppa annientando il corpo. E siccome ho da poco iniziato a riflettere sulla questione chiedo anche a voi di aiutarmi a ipotizzare risposte.

ciuoti

2 commenti

  • ginodicostanzo

    Di getto: l’indipendenza dell’informazione nel web dà certamente fastidio al sistema che gestisce il dominio. Ma d’altro canto la comunicazione e le relazioni umane “incorporee” costituiscono una forma di frammentazione sociale utilissima al potere, parente stretta di quella divisione che indebolisce la forza delle masse. Soli, davanti ad un monitor, come me in questo momento, si è semplicemente individui…

  • intrigante… ci penso

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