Giochi di guerra e veleni nel poligono militare.
“Micidiali sostanze tossiche rilasciate in aria e nei suoli”
di Antonella Loi
In un libro le risultanze delle ricerche della Procura di Lanusei sulle conseguenze delle attività belliche nella base Salto di Quirra, la più grande d’Europa. Lucio Triolo: “Documenti utili non solo per la ricerca ma anche per chi vive in prossimità dei poligoni sperimentali”
Giochi di guerra e veleni nel poligono militare.
Che la Sardegna ospiti il 60% circa delle basi militari italiane è un dato noto. Come lo è il fatto che in questo territorio si trovi il più esteso poligono interforze sperimentale d’Europa, il Salto di Quirra (Pisq). Nel quale fin dagli anni ’60 si svolgono esecitazioni militari di ogni genere con l’ausilio di mezzi aerei, anfibi, terrestri e l’impiego di armi da guerra da parte dell’esercito italiano e della Nato. Guerra simulata, ancora più “necessaria” – si direbbe – in tempi di guerra e di corsa al riarmo come quelli che si stanno vivendo. Un’attività tornata frenetica negli ultimi anni, con costi pesanti in termini di emissioni inquinanti chimiche e fisiche, derivanti da sostanze tossiche e metalli pesanti in quantità pericolose che si librano nell’aria e persistono nel suolo. La conseguenza è un’alterazione dell’ambiente che mette in pericolo la salute dei militari, dei pastori, che in quei luoghi pascolano il bestiame, e degli abitanti della zona.
Nel 2011 la procura di Lanusei, in provincia di Nuoro, avvia un’inchiesta giudiziaria che porta al processo istruito dal procuratore Domenico Fiordalisi, ribattezzato dai media “Veleni di Quirra”, da cui si origina una importante ricerca e raccolta di documentazione che coinvolge alcune delle maggiori Università italiane, tra cui La Sapienza di Roma, oltre al Cnr, l’Arpa Sardegna, l’Istituto superiore di Sanità eccetera. Il libro Ambiente e salute nel territorio del Poligono interforze Salto di Quirra (Editori Riuniti) raccoglie una parte di quelle ricerche, in particolare quella condotta dal professor Mauro Cristaldi, consulente della Procura, morto nel 2016, del cui team facevano parte anche i ricercatori Cristiano Foschi e Lucio Triolo, coautori del libro.
“Il libro intende riassumere le ricerche di svariati gruppi interdisciplinari che hanno operato come consulenza al pm di Lanusei – dice Triolo nell’intervista con Tiscali News -. Al gruppo di Cristaldi, di cui facevo parte, facevano capo diverse discipline che parallelamente hanno prodotto risultanze utili per sostanziare in misura oggettiva e scientifica le anomalie e danni ambientali e sanitari nell’area del poligono e nei dintorni, dove si trovano diversi centri abitati”.
Rimangono peraltro impresse le immagini delle carcasse dei carri armati usati per l’addestramento alla guerra, le esplosioni di missili e i brillamenti dei residuati bellici abbandonati all’interno del poligono. Ma anche gli scatti sugli animali deformi e le testimonianze delle tante vittime dei tumori “anomali” al sistema emolinfatico. Persone malate o che hanno visto familiari e amici consumarsi nella sofferenza e che sono ben documentate da anni di articoli di stampa.
Un testo importante quindi non solo per l’inchiesta giudiziaria, “ma anche per i ricercatori e per gli abitanti della zona“, spiega Triolo. Appare importante specificare che questi dati scientifici possono essere applicati a tutte le realtà militari dove avvengono le sperimentazioni di armi e di cui il Poligono di Salto di Quirra appare emblematico se non altro per le risultanze degli studi effettuati sia a seguito del processo di Lanusei, ma anche della documentazione raccolte dalle Commissioni parlamentari che hanno indagato la cosiddetta “sindrome dei Balcani” e per estensione la “sindrome di Quirra“, simile per gli effetti sulla salute dei militari che hanno operato nel Poligono e delle persone che abitano i luoghi interessati. In Sardegna si trovano tre poligoni sperimentali di cui il Pisq Salto di Quirra, con i suoi 13mila metri quadrati di superificie a terra e 28.400 kmq a mare (più della stessa Isola), è il più esteso.
di Antonella Loi 03-06-2024 Tiscali notizie
Da qui, con videointervista: https://notizie.tiscali.it/cronaca/articoli/giochi-guerra-quirra-ricercatore-libro-documentazione/
Intanto, si fa quel che si può…
2 GIUGNO A CAGLIARI: UN SOLO GRIDO CONTRO LE BASI MILITARI, LE SPECULAZIONI ENERGETICHE E PER LA PALESTINA LIBERA.
Un corteo di circa millecinquecento persone, composto per buona parte da giovani e studenti, ha percorso i circa tre chilometri che dal viale Poetto portano al lungomare, per concludersi di fronte allo stabilimento balneare riservato all’aeronautica militare.
Promossa da A FORAS, l’assemblea che raccoglie varie anime del movimento antimilitarista e pacifista sardo, la manifestazione del 2 giugno ha avuto quest’anno tra i suoi temi forti, oltre a quello della dismissione delle basi militari in Sardegna, anche quello del cessate il fuoco in Palestina e della resistenza popolare contro le speculazioni energetiche nell’isola.
Un corteo arrabbiato e gioioso, ha scandito per tutto il percorso, sotto un sole già caldo, slogan che vogliono ricordare la presenza sull’isola di oltre il 62% delle basi militari italiane, dove si esercitano permanentemente gli eserciti della NATO e di altri paesi (compreso Israele) che, oltre a preparare le vere guerre sul terreno, rilasciano nell’ambiente scorie e veleni. La devastazione, sia essa operata dagli apparati bellici, che dalle multinazionali delle speculazioni energetiche, ha rappresentato il filo conduttore di questa giornata di lotta. Devastazione che ci riporta subito alla drammatica situazione in Palestina, come hanno ricordato gli attivisti della comunità palestinese sarda.
Quella del 2 giugno, festa della repubblica, è una data simbolo. Qui in Sardegna ha un valore particolare, perché quella stessa Repubblica italiana che ha fra i principi costituzionali il ripudio della guerra, utilizza la nostra isola come territorio a sua disposizione per la preparazione delle guerre, per la costruzione e sperimentazione di nuove armi, che vengono poi vendute a paesi belligeranti per fare strage fra i civili: in Palestina, nello Yemen, in Ucraina, nell’Africa sub-sahariana e in varie altre parti del martoriato pianeta.
La massiccia presenza studentesca e giovanile, è sicuramente un indicatore importante, che ci dice che le nuove generazioni, o almeno la loro parte più cosciente e attiva, non sono disposte a chiudere gli occhi e a tapparsi le orecchie davanti all’obbrobrio della guerra, all’ottusa logica di un militarismo anacronistico, che cerca di pervadere la stessa aria che respiriamo.
Durante la sfilata, numerosi automobilisti e passanti hanno mostrato solidarietà nei confronti dei manifestanti, con colpi di clacson e grida di approvazione: segno che l’insofferenza verso la massiccia presenza militare è ben più diffusa di quanto dicano i semplici numeri dei partecipanti al corteo.
Una manifestazione che, più che un punto d’arrivo, può diventare davvero un punto di partenza, perché questo corteo pur numeroso di oggi diventi, nel prossimo futuro, una massa critica tale da condizionare le decisioni di quelle istituzioni che, fino ad oggi, hanno fatto della Sardegna l’isola delle caserme.
Sempre su Quirra: Veleni in paradiso, di Ottavio Pirelli, Castelvecchi 2011 https://www.ibs.it/veleni-in-paradiso-sindrome-di-libro-ottavio-pirelli/e/9788876155826
E chi non l’ha visto cerchi il film L’Agnello di Mario Piredda, https://www.raiplay.it/programmi/lagnello
https://ilmanifesto.it/poligono-teulata-le-accuse-di-ecodisastro-ai-5-generali
Costantino Cossu, il manifesto, 5 giugno 2024
Costantino Cossu, CAGLIARI
Cinque generali dell’Esercito accusati di disastro ambientale. Entra nel vivo il prossimo 20 giugno il processo che li vede sul banco degli imputati. Dopo le prime due udienze (a gennaio e a maggio di quest’anno) dedicate alla presentazione delle istanze di costituzione di parte civile, si apre il dibattimento. Il rinvio a giudizio è stato deciso dal giudice delle udienze preliminari del tribunale di Cagliari, Giuseppe Pintori, al termine di un’indagine sugli effetti devastanti per l’ambiente di decenni di esercitazioni militari nel poligono di Teulada, estrema propaggine sud occidentale della Sardegna.
TRA GLI IMPUTATI la figura più importante è quella di Claudio Graziano, dal 16 maggio 2022 presidente del consiglio di amministrazione di Fincantieri e dal 28 settembre 2022 presidente di Assonave (associazione dell’industria navalmeccanica italiana). Prima di approdare a Fincantieri, Graziano è stato una figura di assoluto rilievo nell’universo militare nazionale ed internazionale. La sua ascesa è cominciata nel settembre 2001, quando ha assunto l’incarico di addetto militare presso l’ambasciata d’Italia a Washington. Dal luglio 2005 al febbraio 2006 ha comandato la Brigata multinazionale in Afghanistan ed è stato responsabile dell’area operativa della provincia di Kabul. Nel gennaio 2007 il segretario generale delle Nazioni Unite gli ha conferito l’incarico di Force Commander della missione Unifil in Libano, dove ha assolto il ruolo di comandante delle forze dell’Onu e di capo missione, diventando responsabile di tutta la componente civile delle Nazioni unite in Libano, incluso il coordinamento degli aiuti umanitari e delle attività di ricostruzione. Diventato capo di gabinetto del ministro della Difesa nel febbraio 2010, nell’ottobre 2011 è stato nominato capo di stato maggiore dell’Esercito. Dal febbraio 2015 al novembre 2018 è stato capo di stato maggiore della Difesa. Dal 6 novembre 2018 al 15 maggio 2022 ha ricoperto l’incarico delicatissimo di presidente del comitato militare dell’Unione europea (European Union Military Committee).
GLI ALTRI QUATTRO GENERALI sotto processo sono: Giuseppe Valotto, Danilo Errico, Domenico Rossi e Sandro Santroni. All’epoca dei fatti oggetto dell’inchiesta, sono stati rispettivamente: capo di stato maggiore dell’Esercito; di capo del terzo Reparto impiego delle forze (RIF) presso lo stato maggiore dell’Esercito; sottocapo di stato maggiore dell’Esercito; comandante della regione Sardegna dell’Esercito.
Le indagini della procura della Repubblica di Cagliari hanno svelato l’impressionante quadro di devastazione ambientale della penisola Delta, un’area del poligono di Teulada dove, dal 2008 sino a tutto il 2016, sono stati sparati 860mila colpi di addestramento e lanciati 11.875 missili, pari a 556 tonnellate di materiale bellico. Una situazione gravissima, più volte denunciata dai movimenti ambientalisti e antimilitaristi sardi. I cinque generali sono accusati del reato previsto dagli articoli 110 e 434 del codice penale. «Agendo in concorso tra loro – si legge nell’ordinanza di rinvio a giudizio – hanno commesso fatti diretti a cagionare, mediante condotte commissive ed omissive, la compromissione e il deterioramento ambientali di una superficie pari a circa 2,78 chilometri quadrati, denominata penisola Delta e costituente parte integrante del poligono militare permanente di Teulada. Compromissione e deterioramento dai quali è derivato pericolo per la pubblica incolumità in ragione della massiccia e diffusa presenza di ordigni inesplosi, di missili e di altro materiale radioattivo ed esplodente». Secondo l’accusa, in sostanza, i cinque militari, responsabili a vario titolo dei giochi di guerra durante i quali una vasta porzione del poligono di Teulada ha subito, per otto anni, una pesantissima devastazione, consapevoli del disastro ambientale non hanno fatto niente per impedirlo.