«Giornata internazionale dell’educazione»: senza…
… istruzione niente futuro.
di Daniela Pia
Il 24 gennaio è la Giornata internazionale dell’educazione, proclamata nel 2019 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite con l’obiettivo di riconoscere all’educazione centralità nello sviluppo del benessere umano. Dedicare una giornata all’educazione e quindi all’istruzione significa oggi avvertire che esse sono sempre più a rischio, non solo dove vengono negate ma anche laddove, spesso, ci si illude che siano tutelate.
Le Nazioni Unite hanno calcolato che circa 258 milioni di bambine/i e ragazze/i nel mondo non frequentano la scuola e che il 60 per cento non è in grado di raggiungere livelli minimi di competenza in alfabetizzazione funzionale e matematica. Di questi 131 milioni sono bambine e ragazze, come è emerso da uno studio dell’ong Terre des Hommes. Le cause sono molteplici: dalla povertà alla guerra, sino a una concezione maschilista e patriarcale di alcune società (non esclusa quella italiana).
L’istruzione è diritto negato soprattutto in Paesi dove la povertà e la guerra hanno divorato ogni spazio di vita: 1 bambino su 5 vive in condizioni di povertà estrema nei Paesi cosidddetti in via di sviluppo; solo in Africa sub-sahariana i bambini in difficoltà sono il 52% a livello globale.
Nè si può trascurare il dato allarmante dei 10 milioni di minori al mondo che rischiano di non fare più ritorno a scuola in conseguenza della pandemia di Covid-19 e della crescente povertà minorile: ancora una volta fra i più a rischio soprattutto bambine e ragazze ma anche minori con disabilità, rifugiati e i tanti che vivono senza tutele.
Un quadro estremamente preoccupante, descritto anche nel recente Rapporto mondiale dell’UNESCO “Futures of Education” nel quale si sottolinea quanto sia indispensabile istruire le nuove generazioni per essere capaci di trasformare il futuro.
Il diritto all’educazione è richiamato dall’articolo 26 della Dichiarazione universale dei diritti umani, che invoca un’istruzione elementare gratuita e obbligatoria, come si legge anche nella nostra Costituzione (all’articolo 34) e si ribadisce nella Convenzione sui Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989, dove si invitano tutti i Paesi a rendere accessibili a tutte/i le scuole superiori, essendo lampante il dramma della mancanza di istruzione.
Si tratta dunque di una ricorrenza importante, tesa a sottolineare il ruolo chiave che all’educazione deve essere riconosciuto nel dare alle persone le capacità, i valori e le conoscenze indispensabili per costruire un futuro desiderabile e dignitoso. Avere strumenti per interpretare il mondo significa infatti essere consapevoli dei propri diritti, essere in grado di riconoscere e denunciarne la violazione, raccontarsi, sapersi spendere per il bene comune. Strumenti che solo l’istruzione può garantire consentendo al contempo crescita economica e coesione sociale, promuovendo valori democratici e uguaglianza.
Eppure ancora oggi tabù sociali, contesti pericolosi, armi nelle scuole, violenza fisica, sessuale o psicologica determinano l’abbandono scolastico e ostacolano la partecipazione quotidiana alle attività di apprendimento.
Non è un caso – lo ha denunciato l’UNICEF – che a esempio nel 2017 vi siano stati 509 attacchi accertati contro le scuole in Repubblica Democratica del Congo, Sud Sudan, Siria e Yemen: chi considera le scuole “target di guerra” da colpire teme l’istruzione e usa ogni mezzo per negarla.
Per questa ragione i leader mondiali e tutta la società civile dovrebbero collaborare a costruire ovunque scuole sicure, aumentare il tasso di bambini e adolescenti che ricevono un’istruzione affinché possano diventare adulti sicuri e indipendenti.
Chi sceglie di trascurare l’istruzione di bambine/i non nega solo il loro futuro ma quello dell’intera umanità.
MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.
Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.