Giuliano Bugani: lettera aperta alla Cgil di Bologna
(a seguito di una intervista non casuale)
Cara Cgil di Bologna, leggo con fastidio l’intervista, su un quotidiano, al tuo segretario provinciale, un certo Danilo Gruppi. Pane quotidiano. Non ho mai sentito parlare di lui. Ma l’ ho sentito parlare. In quell’ intervista. Dice di pensarla molto simile a Marchionne. E viceversa. Non ho mai sentito parlare di lui. Del Gruppi. Intendo. Ma l’ ho sentito parlare. Di flessibilità. E di altri scempi. Ma non è di lui che voglio parlare. Delle cose che ha detto. Non è di lui che ti voglio parlare. Lo lascio parlare. Io parlo a te. Del Tempio che sei stata. E di quando difendevi i lavoratori e le lavoratrici. Del Tempo che sei stata. Nel Tempo cosa sei stata. E a cosa sei ridotta oggi. Cumulo di macerie di quel Tempio. Somma di inetti che hai nel seno. Arrivisti. Mercanti. Sono arrivati. I Mercanti. Fuori i Mercanti dal Tempio. Mercanti coltivati sotto i tuoi architravi. Hai fondamenta malate. Ora. Mercanti hanno succhiato forza e conoscenza. Mercanti hanno venduto. Si sono venduti. E io parlo a te. Non mi serve un segretario. Non mi serve. Chi serve? Uguale a Marchionne? E’ per questo che è segretario? Il tuo segretario? Così diverso da un lavoratore. Così diverso dalla tua storia. E allora? E allora che se ne vada. Che se ne vadano fuori dal Tempio. Tutti i Mercanti. Come hai potuto? Tutti questi anni. Mi restano le tue didascalie. Sulla pellicola logora. Avevi una Classe Dirigente. Avevi Idee e Progetti. Adesso non hai un cazzo. Prendi come vuoi questa mia. Recapitala se vuoi, alla tua nuova classe. Dirigente. Oggi, dirigente di chi? E’ lui che dirige, o lui sta dietro? Dietro le didascalie. Di un film girato anni fa. Hai girato da anni. Mi hai girato. Le spalle. Non girare più. Non importa. E’ tardi. Cos’eri. Cosa sei stata. Guardati. Allo specchio. Quante volte l’ ho arrampicato. Adesso basta. Sei a rovescio. Sono stanco di scivolare. In basso. Resto qui. Se puoi, recapitala, questa mia. Resto qui. Se puoi, ascoltami. Resto qui. Genuflesso. Sulla tua Tomba.
Giuliano Bugani è operaio, giornalista, poeta nonché spesso (ma per me è sempre poco) ospite gradito di codesto blog.
Bugani c’è andato giù anche troppo leggero… La CGIL ha oramai appiattito del tutto la differenza con le altre sigle confederate. Sono cani da guardia al servizio dei padroni, o subdoli narcotizzatori delle coscienze dei lavoratori, che è la stessa cosa. La FIOM mostra ancora una parvenza di orgoglio, ma è tutto lì. Bisogna lasciarli perdere, rivolgersi ai sindacati di base. I COBAS li ho sempre visti molto più seri su determinate questioni… Oppure bisogna che i lavoratori si riorganizzino da capo, ripartendo da zero. Difficile creare da capo un nuovo sindacato?
Se la Polverini è riuscita a sedersi ai tavoli della concertazione con una sigla che non si è mai capito quanti lavoratori rappresentasse realmente… (tre o quattrocento? tre o quattro?)
Lo so che allo stato attuale ci vorrebbe un miracolo per avviare questo tipo di cambiamento, ma questi qui sono “andati”, non da adesso, da anni, questi sindacati sono parte integrante di questo sistema di potere, sono feccia da eliminare.
Sì, caro mio. è ridotta così. Siamo ridotti così.
è proprio la riflessione che facevo qualche mese fa all’occasione del 1 maggio:
come puoi leggere sul mio blog: http://karim-metref.over-blog.org/article-e-primo-maggio-viva-la-triade-confederata-49763058.html
Aggiungerei:
– che tutti i negri hanno la musica nel sangue
– che tutti i genovesi sono tirchi
– che non ci sono più le mezze stagioni
di solito con l’humor di Raffele mi intendo; stavolta no
posso chiedere lumi o almeno un cerino?
grazie
immagino che secondo Raffaele sia scontato che la Cgil (tutta? da quando?) sia quella che Giuliano attacca: è così? o non ho capito un bel cecio?
db
Assolutamente il contrario. Non nego affatto che la CGIL sta attraversando un periodo di difficilissima crisi; non nego che la maggioranza della CGIL stia (forse) accettando (a volte)proposte assolutamente lontane non solo da un pensiero vagamente socialista ma anche da un minimo di giustizia sociale. Ma di fronte a una minoranza agguerrita interna alla CGIL che quotidianamente, soffrendo e stringendo i denti, continua a proporre questioni di equità, di riforma del lavoro e anche di redistribuzione del reddito o di commercio equo, queste generalizzazioni e questo linguaggio (per me la frase “non sei un cazzo” sta bene in bocca a qualche forzitaliota…ma evidentemente sul linguaggio sono io ad essere fisasto sul fatto che il turpiloquio è di destra) sono sconcertanti. Penso alla Camera del Lavoro di Milano con un settore formazione eccezionale, o a quella di Brescia, il cui presidente era fino a qualche tmepo fa Dino Greco. Ma si fa più rapido a dire che sono tutti venduti piuttosto che fare nom e cognomi. A generalizzare è tanto bravo il Demagogo di Arcore, perché farlo anche noi? Del resto, a sinitra è sempre stato così (altra generalizzazione, va beh): io militavo in DP e sentivo dire che TUTTO il PCI era venduto. Poi in Rifondazione si diceva che TUTTO il Pds/Ds era venduto. Poi Rifondazione diceva che tutti cossuttiani erano venduti, e ovviamente gli altri dicevano il contrario. Adesso è venduto Vendola perché cerca una sponda con i cattolici del dissenso. Oh, sia chiaro, è TUTTO Vendola ad essere venduto, dalle orecchie agli alluci. E la CGIL è TUTTA al servizio dei padroni. Appunto: tutti i genovesi sono tirchi e non ci sono più le mezze stagioni. Ma noi non siamo quelli che hanno imparato da MArx a discutere della “logica specifica dell’oggetto specifico”?
Caro Raffaele, ma va in fabbrika a lavorare un pò, invece di fare demagogia. Nella CGIL non è mai esistita l’elezione dei suoi segretari. Bella la tua democrazia. Il cancro che ha divorato la CGIL è la mancanza di democrazia. Se solo per una volta i lavoratori potessero eleggere il proprio sindacalista, intendo quello che lo fa a tempo pieno, e non un RSU, nessuno, hai capito, nessuno di quelli esistenti, verrebbe confermato. Amen.
Il tono della Sua risposta fa ben capire che cosa sia per Lei la democrazia. Complimenti.
Caro Giuliano mi intriga l’approccio psicologico prima che politico nella tua ruflessione.
Generalizzare e semplifica è solo consolatorio.Pensare che tutti sono cattivi per questo le cose vanno male ci mette al riparo di analizzare la durezza e la complessità delle cose.
Pensare che una volta le organizzazioni sindacali erano pure e ora sono impure e corrotte non ti aiuta a comprendere quanto sia oggi inedito lo scenario economico e sociale dentro cui fare sindacato.Questo non lo dco per giustificare i limiti e gli errori del sindacalismo italiano.Ma piu’ che venduti penso che tutto il sindacato non sia all’atezza di fronteggiare le nuove forme di sfruttamento nel nuovo contesto del capiatlismo finanziario.La CGIL è travolta anche lei dalla difficoltà di trovare una strada lineare per fronteggiore tutto questo.Sarebbe bello se fosse solo un problema di democrazia interna(pur indispensabile!!!)Ecco ti suggerirei di frequentare anche tu i tanti luoghi di lavoro e parlare con le lavoratrici e i lavoratori e magari tra qualche giorno ne riparliamo……….Buona riflessione e azione.