«Gli antichi Greci» di Moses Finley
di Lella De Marco – Libri da recuperare: tredicesima puntata (*)
La prima edizione di questo libro è apparsa a Londra nel 1953, fu poi pubblicata in Italia nel 1965 – nella traduzione di Fausto Codino – con una seconda edizione nel 1968. Dopo la riedizione del 2000 è introvabile. Con quel titolo sono stati pubblicati testi di altri autori creando un po’ di confusione.
«Gli antichi Greci» di Moses Finley è un’analisi agile ed esauriente. Con una nuova metodologia in quanto l’autore rivede tutti i periodi alla luce di ritrovamenti archeologici, decifrazioni di epigrafi e scritte funerarie, mappe geopolitiche (anche se approssimative) che indicano verità diverse da quelle “tradizionali” sull’espansione di quel popolo, sulla mancanza di unità territoriale e politica, sul gruppo dominante degli Achei analizzandone anche il pensiero speculativo, l’uso di un alfabeto musicale, la scrittura, l’organizzazione sociale, gli usi e i costumi. Quella famosa identità che fece innamorare i Romani e che è arrivata anche a noi occidentali cosiddetti post moderni.
Finley ha insegnato all’università di Cambridge dedicando molte opere all’antichità classica. Della civiltà greca segue gli sviluppi fino ad Alessandro il Grande e al periodo ellenistico studiando in particolare gli aspetti sociali e culturali con interesse particolare alla vita quotidiana, dando luce a elementi in genere trascurati come i “secoli oscuri” e la partecipazione dell’uomo comune alla vita della polis o la struttura demografica, oppure l’intrigo di tensioni che ad Atene portarono al processo di Socrate. Finley mette in nuova luce anche l’organizzazione sociale a Troia, la rivolta degli schiavi (durata ben diciassette anni) e le trasformazioni in senso democratico liberale e di posizione paritaria fra i generi, così da darci una visione diversa anche della nemica storica degli Achei. Il testo è corredato di un’ampia bibliografia e di una tavola cronologica.
Oggi a noi serve saperne di più sugli antichi Greci? Davvero ci aiuta a capire un po’ da dove deriviamo? Io penso di sì avendo la netta percezione che mentre la voce dei Greci, da una parte, sembra essere silenziata dall’altra non possiamo sfuggire alla loro tacita invasione nella lingua che parliamo tutti i giorni o a certe influenze culturali fortissime che permangono nella Magna Grecia. Sto pensando anche alla grande iniziativa artistico-culturale in corso fra Atene e Palermo con mostre di reperti archeologici di recente ritrovamento.
(*) L’idea di questa rubrica è di Giuliano Spagnul: «… una serie di recensioni per spingere alla ristampa (o verso una nuova casa editrice) di libri fuori catalogo, preziosi, da recuperare». Siamo partiti il 2 aprile (con Giuliano ovviamente) a raccontare Gunther Anders: «Essere o non essere». Poi L’epica latina: Daniel Chavarrìa (14 aprile) di Pierluigi Pedretti, «Poema pedagogico» di Anton Makarenko (30 aprile) di Raffele Mantegazza, «Il signore della fattoria» di Tristan Egolf (12 maggio) di Francesco Masala, «Chiese e rivoluzione in America latina» (26 maggio) di David Lifodi, «Teatro come differenza» di Antonio Attisani (9 giugno) ancora di Giuliano Spagnul, «Dizionario della paura»e di Marcello Venturoli e Ruggero Zangrandi (23 giugno) di Giorgio Ferrari, «Arrivano i nostri» di Dario Paccino (il 7 luglio) di Giorgio Stern , «Un debole per quasi tutto» di Aldo Buzzi (21 luglio) di Pierluigi Pedretti, «Protesta e integrazione nella Roma antica» (4 agosto) di Giuliano Spagnul e Athos Lisa: «Memorie» (18 agosto) di Gian Marco Martignoni e «Le donne del millennio»: un’antologia con… (1 settembre) di Giulia Abbate. Ci siamo dati una scadenza quattordicinale, all’incirca. Se qualcuna/o vuole inserirsi troverà le porte aperte. [db per la “bottega”]