Gli «imperdi-libri» (*) del 2016 – prima puntata
la scelta di Valentina Bazzarin: «Io Sono Charlotte Simmons» e «Odio sentirmi una vittima»
Tom Wolfe: «Io Sono Charlotte Simmons», Mondadori 2016
Da leggere perché è un romanzo di formazione “grottesco” e satirico, ma con una struttura e una trama classiche. Tom Wolfe si conferma lo scrittore capace di raccontare con la satira tagliente (non solo pungente) la vita amorale, disimpegnata e senza grandi sussulti di creatività o di genialità dei giovani statunitensi. Anche se Tom Wolfe dovrebbe ormai essere anagraficamente lontano per interessi e per dalla vita degli studenti del college, sceglie di raccontare questa storia attraverso lo sguardo di Charlotte, una ragazza graziosa e brillante ma che tende a interpretare in modo rigido gli insegnamenti della famiglia e il ruolo che si è assegnata di “studentessa modello”. Charlotte, grazie a una borsa di studio, passa da una vita di successo a Sparta, un paesino sperduto tra le colline del North Carolina, alla convivenza con una ricca biondina anoressica in una stanza doppia assegnata alle matricole negli studenti del college della Dupont. Quando arriva scopre che il mantra che l’aveva accompagnata fin dall’infanzia «io sono Charlotte Simmons», che per lei equivale a “studio, impegno, successo”, in realtà è sostituito da «Sesso, sesso! Si respirava ovunque, insieme all’azoto e all’ossigeno! Tutto il campus era sempre pronto, inumidito e lubrificato! Si ingozzava di sesso! In un arrapamento continuo!». Gli studenti della Dupont con i quali si trova a condividere tutto, bagno e docce comprese, sono “autentici” studenti americani: bevono di tutto ma partono sempre dalla birra, ruttano, ascoltano musica rap con testi rabbiosi, si accoppiano, imprecano, tifano per la squadra di basket o scolpiscono il fisico in palestra e nel campo di Lacrosse, si consumano di gossip, tradiscono e quando avvistano una “tipa” come Charlotte ci provano perché in lei non vedono la “studentessa modello”, ma una ragazza di campagna di un’ingenuità arrapante.
Susan Sontag: «Odio sentirmi una vittima. Intervista su amore, dolore e scrittura con Jonathan Cott», Il Saggiatore, 2016
Jonathan Cott conobbe Susan Sontag agli inizi degli anni ’60 quando lei insegnava alla Columbia University e lui era uno studente. Dopo aver letto un suo saggio sulla Vita contro la morte di Norman Brown trovò il coraggio di entrare nel suo studio per dirle quanto l’ammirasse. Da quel momento nacque un rapporto di amicizia che permise a Cott di intervistare Sontag nel corso degli anni, durante la sua permanenza a New York. Lei gradisce la forma “intervista” perché, come dichiarò lei stessa a Cott, «mi piace la conversazione, il dialogo e so che molti dei miei pensieri sono il prodotto di conversazioni. In un certo senso, la fatica maggiore dello scrivere sta nell’essere soli e nel dover intavolare una conversazione con se stessi, un’attività profondamente innaturale. A me piace parlare con gli altri – mi impedisce di trasformarmi in una reclusa – e la conversazione mi offre la possibilità di sapere ciò che penso. Non mi interessa sapere ciò che pensa il pubblico, perché si tratta di un’astrazione, ma certamente mi interessa sapere ciò che pensano gli individui, e per farlo è necessario un incontro faccia a faccia». In questo libro la Sontag non tradisce la premessa del titolo e discute con Cott del rapporto tra salute, malattia, desiderio e scoperta scientifica, di gelosia e di amore, di eros e di thanatos, di fotografia, del mondo, di sistemi e di attenzione ai particolari, di distanza, di intimità e di identificazione, di certezze e di cambiamenti. Questa intervista si divora e permette di scoprire la sensibilità di una donna intelligente, ironica e coraggiosa. Da leggere per capire bene la produzione di questa antropologa che ha profondamente segnato direttamente pensiero, cultura e arte dell’ultimo secolo del millennio scorso e continua ad influenzarli nel presente.
Una citazione almeno: «Sono del tutto a favore dei devianti. Sono anche consapevole ovviamente che non possiamo tutti optare per la marginalità – la maggior parte di noi deve scegliere una forma centrale di esistenza. Ma perché, invece di diventare sempre più burocratizzati, standardizzati, oppressivi e autoritari, non permettiamo ad un numero sempre maggiore…». Il resto andatevelo a leggere.
(*) «Imperdi-libri»? Ma come vi vengono queste idee … pensò Oso Curi. Lo voglio accontentare bofonchiò db. Ed ecco qui sotto la vicenda per tappe
TAPPA 1
Db segnala alla redaz della “bottega” che il settimanale «Pagina 99» ospita due pagine con «i 20 libri imperdibili del 2016». E commenta: a parte che 4 sono in lingua inglese… io ne ho letti zerozero, ne ho comprato uno – «Lo schiavista» – che mi accingo a leggere; se pure avessi soldi/tempo credo ne prenderei al massimo 3, anzi punto a farmeli regalare. Oltretutto le poche righe che illustrano ‘sti vv, venti volumi, quasi mai risultano “accattivanti”. Però mi piacerebbe avere in bottega una cosa parallela: un piccolo coro, meglio se con voci dissonanti, strilli e stecche con i nostri “i m p e r d i -libri”. CHE NE DITE? Allora se 5-6 di voi, ma anche 8-9 per dire, hanno voglia di scrivere i loro IMPERDIBILISSIMI partiamo. Come? Due titoli, tre o cinque non importa MA davvero letti e amati; e neppure importa se sono vecchi e nuovi… Poi, si sa, ognuna/o a suo modo intendo che ognuna/o ha il suo stile, i suoi tempi, la sua pazzia: van bene rec lunghe, quasi enciclopediche; van bene solo i titoli e/o un voto; pure van bene rec mediobrevi per lunghezza eppur ricche di saggezza
TAPPA 1bis
Ah, ecco la lista di «Pagina 99».
NARRATIVA
1 – Paolo Cognetti «Le otto montagne» (Einaudi)
2-Viet Thanh Nguyen «Il simpatizzante» (Neri Pozza)
3 -Emma Cline «Le ragazze» (Einaudi)
4- Lauren Groff «Fato e furia» (Bompiani)
5 – Leonard Michaels «Sylvia» (Adelphi)
6- Chiara Valerio «Storia umana della matematica» (Einaudi)
7- Hanya Yanagihara «Una vita come tante» (Sellerio)
8 – Don De Lillo «Zero K» (Einaudi)
9-Elmear mcBride «Una ragazza lasciata a metà» (Safarà)
10 – Paul Beatty «Lo schiavista» (Fazi)
SAGGISTICA
1- Siddharta Mukherjee «Il gene» (Mondadori)
2- John Judis «The populist exlosion» (NON TRADOTTO)
3-Tim Wu «The attention Merchants» (idem)
4 -Mark Thompson «Enough said» (idem)
5 – Nancy Isenberg «White Trash» (idem)
6- Bruce Springsteen «Born To Run» (Mondadori)
7 – Lars Mytting «Norvegian Wood» (Utet)
8 – Alan Corbin «Breve storia della pioggia» (Edb)
9 -Roberto Calasso «Il cacciatore celeste» (Adelphi)
10 – Sarah Bakewell «Al caffè degli esistenzialisti» (Fazi)
TAPPA 2
La prima a rispondere è Valentina: «io ne ho due (anche di più in realtà, ma il tempo è tiranno)». Poi rispondono altre 6 persone, finora. Dal gioco sono esentati db e Francesco Masala per… eccesso di letture
TAPPA … ∞
Qualcuna/o vuol giocare? Va bene… vi postiamo. Astenersi: autoiri/autrici sotto pseudonimo; uffici stampa case editrici; troll.
IL LOGO E’ di ENERGU.
mi opiacerebbe giocare. come dove vi si scrive?
per GIOVANNI – e chi vuole aggiungersi – l’indirizzo è: pkdick@fastmail.it