Gli Stati Uniti e la chimica…

… ieri, oggi e domani

di Francesco Cecchini  (*)  

Il lupo imperialista perde il pelo, ma non il vizio. O meglio, dopo i lupi Bush, padre e figlio,  c’è ora un agnello, il premio Nobel per la pace Barak Obama, ma quello che gli Stati Uniti combinano non cambia nella sostanza. Quando 10 anni fa invasero l’Irak, giustificarono quest’ azione bellica con l’esistenza di armi di distruzioni di massa, mai trovate.  Ora mutatis mutandis tocca alla Siria, accusata di avere non solo armi chimiche, forse vero, e di usarle sulla propria popalazione, sicuramente falso. Comunque i giochi sono ancora aperti, anche sarà difficile  impedire ad Obama di giocare alla guerra e di incendiare ulteriormente  un  Medio Oriente già in fiamme.                                                         

 Va ricordato che in un passato non poi tanto lontano proprio gli Stati Uniti hanno fatto uso diretto di armi chimiche e biologiche e hanno rifornito i propri alleati, in genere dittatori, con questi strumenti di sterminio.  Documenti declassificati (cioè oggi non più segreti) del Pentagono raccontano che fra il 1962 e il  1971  vennero eseguiti ben 28 test all’ aperto con armi chimiche batteriologiche.

Per un approfondimento sul tema degli esperimenti interni di prodotti radioattivi, chimici, batteriologici sulla propria popolazione invio l’attenzione al sito:

www.voltairenet.org/article121114.html

Cuba

 

Frammento fotografico di un quadro del pittore militare  americano Jeff Bass.

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Nel 1961 nel tentativo d’ invasione con lo sbarco a Playa Giron venne utilizzato dalle forze controrivoluzionarie anche il napalm, autorizzato e fornito dagli Stati Uniti.                                                 

Il 18 aprile di quell’anno un convoglio militare di miliziani cubani  diretti da Playa Larga a Playa Giron venne attaccato da aerei anticastristi anche con bombe al napalm uccidendo molti soldati cubani e distruggendo attrezzature.

La guerra biologica contro questo Paese è stata continua. Ricordo solo due episodi fra i più gravi:

–        nel 1971 la CIA introdusse nell’isola la febbre porcina africana. Si dovettero eliminare più di mezzo milione di animali.

–        nel 1981 sempre la CIA introdusse il dengue emorragico. Si ammalarono 273.000 persone. Ne morirono 158, di cui 101 bambini.

Viet Nam

In Viet Nam dal 1965 al 1972 l’ esercito degli Stati Uniti usò una sostanza chiamata napalm che è un cocktail micidiale di polystirene plastico, idrocarbonato di benzene e gasolio.

Kim Phuoc, la bambina della famosa foto, una delle poche persone sopravvissute a un bagno di napalm, diventata grande, disse in un’ intervista: “ Il Napalm provoca il più grande dolore che possiate immaginare. L’acqua bolle a 212 F. Il Napalm genera temperature da 1500 F a 2200 F”

 

Kim Phuoc al centro e altri bambini dopo un attacco con napalm.

Gli americani fecero in Viet Nam un uso generalizzato del famigerato Agente Arancione, un erbicida del quale  chi visita oggi  il Vietnam può vedere gli effetti nei corpi dei bambini.

Chimica e batteri furono anche utilizzati nelle vicine Cambogia  Laos.

Irak

Durante la guerra con l’Iran, Saddam Hussein utilizzò,  con il beneplacito e probabilmente anche il rifornimento degli Stati Uniti, gas di iprite (o gas mostarda) contro soldati iraniani, civili e popolazione curda.

 

Attacco chimico ad Halbaja, nel 1988, quando Saddam Hussein era un alleato degli Stati Uniti.

Quando Sadam Hussein divenne un nemico, nella Prima guerra del Golfo gli statunitensi spararono circa 320 tonellate di proiettili di uranio arricchito. Nel 2004 durante l’invasione dell’ Irak per eliminare “le immorali armi chimiche”, il Dipartimento della Difesa ammise l’uso di fosforo bianco quando presero Falluja.

Rifornimenti di armi chimiche e batteriologiche.

Gli Stati Uniti fornirono fosforo bianco e napalm a diversi dittatori e governi marionetta dell’ America Latina; fra questi a Leonidas Trujillo della Repubblica Domenicana o al governo del El Salvaor.

Conclusioni

Si sta ripetendo la storia passata? Non proprio. Obama sta cercando l’appoggio dei principali governi del mondo per appoggiarlo a attaccare la Siria perché “responsabile dell’uso di armi chimiche”. Ma il percorso per ottenerla non è così semplice e lineare. Per il momento tra i Paesi europei solo la GFrancia è al lato degli Usa.

Putin prima del G20 ha dichiarato: “ Solo il Consiglio di Sicurezza dell’ONU può autorizzare l’uso della forza contro uno Stato sovrano Qualsiasi altro pretesto o metodo è inammissibile e può essere solo qualificato come aggressione”

Autorizzazione poco probabile perché oltre alla Russia anche la Cina è contraria: 2 contro 3, niente autorizzazione a invadere.

La Commissione Esteri del Senato ha approvato non con larga maggioranza l’autorizzazione a intervenire e dopo due emendamenti del Senatore McCain, da sempre scettico riguardo l’intervento armato: “ … creare le condizioni favorevoli a un accordo negoziato che ponga fine al conflitto e conduca a un governo democratico in Siria.” e “ … evitare un’ invasione per terra…”

Manca ancora l’autorizzazione del Congresso, quasi sicura, ma non ancora al 100%.

Vi è poi una posizione energica e decisa di papa Bergoglio contro  la guerra. La sua parola d’ordine non lascia dubbi: “ Mai più guerra”.

Significative sono.

–        La proclamazione di una giornata mondiale di digiuno e preghiera contro l’intervento in Siria.

–        La lettera al Presidente del G20, Vladimir Putin nella quale si invia i membri di questo gruppo a trovare un accordo di pace che dia la priorità alla politica e non a missili e bombe.

La lettera è stata letta alla riunione del G20.

Tutto questo:

–        asse strategico Russia-Cina, opposizione dell’ Europa (a parte la Francia)

–        non autorizzazione da parte dell’ONU,

–        opposizione di altri membri del G20 quali l’ Argentina e Brasile,

–        la presa di posizione di papa Francesco che sta unendo cristiani, musulmani ed ebrei,

–        l’indecisione del Congresso statunitense, meno convinto che in situazioni precedenti (Viet Nam e Irak)

rendono difficile la posizione di Obama e lo isolano.

Anche se Obama deciderà di  intervenire e getterà benzina su un Medio Oriente già in fiamme , queste contraddizioni si approfondiranno: quello che è in gioco è la supremazia “americana” nel mondo. Il ruolo degli Stati Uniti, come potenza che fa e fa fare quello che vuole, non è mai stato in crisi come oggi.

 

 (*)  questo articolo era corredato di molte immagini ma, per problemi tecnici /eo mia insipienza, non sono riuscito a recuperarle; mi scuso con l’autore (db)

 

Redazione
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