Grace Paley: l’arte di ascoltare e raccontare

Daniela Pia la ricorda a 12 anni dalla morte

Grace Paley nasce a New York nel 1922 da emigrati ucraini. Dal 1938 frequenta l’Hunter College, e poi The New School. Studia con W. H. Auden alla New School for Social Research nei primi anni quaranta, per poi insegnare al Sarah Lawrence College. Eletta nel 1980 alla National Academy of Arts and Letters nel 1989, è nominata prima scrittrice ufficiale dello Stato di New York. «Poeta laureato dal 5 marzo 2003 al 25 luglio 2007».

Muore a 84 anni a causa di un tumore al seno.


Di lei in Italia si comincia a parlare nel 1982 anche se già nel 1974 era uscita la sua seconda raccolta, con una introduzione di Sara Poli, che la fece conoscere nel nostro paese. Il volume dei suoi racconti è oggi disponibile nelle edizioni Big Sur e contiene tutti i quarantacinque racconti della Paley, pubblicati negli Usa in tre successive raccolte (dal 1959 al 1985).

Maestra della forma breve, non ha mai prodotto un romanzo. I suoi racconti sono caratterizzati dalla “voce”: un uso brillante della lingua, capace di elevare la voce dei poveri a letteratura di alto livello. La lingua della Paley è di grande forza, ha una vivacità e una vitalità sorprendenti nello scrivere di tragedie umane con una leggerezza commovente.

Ogni racconto si specchia nella vita quotidiana: persone sole, donne sedotte e abbandonate da mascalzoni, figli che diventano grandi senza padri, fanciulle cresciute troppo in fretta. Nessuno di questi personaggi è arrendevole: è gente che sa combattere. Sono soprattutto giovani donne che iniziano a confrontarsi col difficile cammino dell’emancipazione, pur essendo ancora sottoposte a relazioni famigliari stringenti. 

George Saunders, parlando della narrazione della Paley,  dice: «è l’amica che ci fa venire voglia di tornare nel mondo e guardarlo meglio, con più tenerezza». E’ così: perché ci ha mostrato dettagli che ci sono sfuggiti, ci ha fatto vedere le persone che abbiamo trattato male, ci ha fatto venire voglia di domandare perdono, ci ha fatto desiderare di tornare sui nostri passi.

Quando la Paley incontrerà il movimento delle donne – quello che avrebbe segnato il destino di un epoca – i suoi racconti si coloreranno di storie in cui i diritti delle donne assumeranno anche la connotazione di una lotta per la dignità e i diritti, contribuendo così al crescere della seconda ondata femminista.

In una delle sue ultime interviste – nel maggio 2007 – espresse i suoi sogni per il futuro dei suoi nipoti: «un mondo senza militarismo e razzismo e avidità, nel quale le donne non hanno bisogno di combattere per il loro posto nel mondo».

È del 2012 un libro a lei dedicato «L’arte di ascoltare. Parole e scrittura in Grace Paley», scritto da Annalucia Accardo, docente di Letteratura americana alla Sapienza  di Roma. Un’occasione per riscoprire questa scrittrice, militante pacifista e femminista: durante la guerra del Vietnam guidò una missione di pace ad Hanoi per la liberazione di alcuni prigionieri americani e nel 1978 fu arrestata per aver esposto uno striscione con un messaggio antinucleare di fronte alla Casa Bianca.

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

 

 

Daniela Pia
Sarda sono, fatta di pagine e di penna. Insegno e imparo. Cammino all' alba, in campagna, in compagnia di cani randagi. Ho superato le cinquanta primavere. Veglio e ora, come diceva Pavese :"In sostanza chiedo un letargo, un anestetico, la certezza di essere ben nascosto. Non chiedo la pace nel mondo, chiedo la mia".

2 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *