Grazie di tutto compagno Giap
di Sandro Portelli (*)
Il suo nome ha ritmato i passi di un paio di generazioni: «Giap – Giap – Ho Chi Minh». Anche di queste cose è fatto un mito: un nome che diventa suono e un suono che si rende autonomo dalla materia a cui si riferisce. Adesso che arriva la notizia della sua morte, a 102 anni, tanti di quelli di noi che scandivano il suo nome nei cortei […] sono quasi sorpresi dal fatto che non si era dissolto insieme a quelle sfilate.
Giap-Giap era il suono di un sogno e di un mito che era una persona e una storia. Era vivo, anche se dopo tanto tempo non sapevamo più se lottava insieme a noi o se noi lottavamo ancora insieme a lui.
Il Vietnam è stata una delle ultime volte in cui potevamo pensare di sapere da che parte stare, chi aveva torto e chi aveva ragione.
[…] La sua morte lo riconduce dal mito alla storia, gli restituisce per intero il suo nome. La sua lunga vita ha attraversato tutto il secolo breve e gli ha dato forma. E’ stato un secolo in cui spesso i deboli hanno osato sfidare i potenti e qualche volta hanno vinto. Per questo i vincitori di oggi vogliono ossessivamente esorcizzare il Novecento. Ricordare Giap, sapere che è esistito […] ci aiuta a non pentirci e a essere orgogliosi del nostro tempo».
(*) Sono alcuni stralci dell’articolo che Sandro Portelli ha pubblicato oggi, con il titolo «La mia generazione e il rap Giap-Giap» su «il manifesto». Ricordo che in blog trovate – è qui: Scor-data (anzi no, compleanno): 25 agosto 1911 – un lungo ritratto di Nguyen Vo Giap, scritto da Francesco Cecchini. (db)