Guarire con i libri

Farmaci preziosissimi per lunedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato e domenica (*)

Mi sono sentito meglio appena l’ho visto su uno scaffale: «Curarsi con i libri» – sottotitolo: «rimedi letterari contro ogni malanno» – di Ella Berhtoud e Susan Elderkin è un volumone (640 pagine con un curioso riflesso verde-azzurro sul bordo per 18 euri; traduzione di Roberto Serrai) a cura di Fabio Stassi, tradotto da Sellerio ma pubblicato contemporaneamente in vari Paesi europei. Più lo leggo e più guarisco; quasi da tutto.

Pensate che esageri? Prendiamo il tormento – a metà – di noi ciclotimici ovvero la depressione. Le autrici partono da 4 testi taumaturgici: «L’insostenibile leggerezza dell’essere» di Milan Kundera, «La campana di vetro» di Sylvia Plath, «Il male oscuro» di Giuseppe Berto, «Fratelli» di Carmelo Samonà; poi illustrano le “dosi” e concludono il “bugiardino” con 10 romanzi per tirarsi su e altri 10 «per chi è molto triste»; sono un buon lettore ma di questi ulteriori 20 “farmaci” ne ho presi solo 6 (in passato, con gran giovamento). Però è bene avere una farmacia attrezzata per il futuro, non vi pare?

Chiarisco subito questa storia dei 10 farmaci per volta. Ci sono elenchi per 41 disturbi particolari: adolescenti è la prima voce, «curare la xenofobia» l’ultima. I più notevoli morbi da contrastare a colpi di 10 sono forse «per quando si resta chiusi fuori», «per sembrare colti», «da leggere al gabinetto», «per fare appassionare il (o la) partner… alla letteratura», «sulla fine di una relazione», «da leggere in ospedale», «per coprire qualcuno che russa».

Questo bellissimo volume è pieno di sorprese a ogni pagina e dunque difficile da riassumere. Si apre con «Abbandono»: farmaco consigliato «Canto della pianura» di Kent Haruf. E si chiude con «Xenofobia»: qui la cura è complessa, le medicine consigliate sono appunto 10 romanzi; ne riparleremo (non questa settimana però). In mezzo c’è di tutto: «perdita della memoria», «fare il bullo», «sentirsi messo da parte», «vendere l’anima», «identità (crisi di)», «allergia al matrimonio», «furbizia», «tentazione di vuotare il sacco», «postumi della sbornia»,«sentirsi un fallito», «emorroidi»… e persino «tristezza da compleanno».

Per la «paura di volare» un’ottima, doppia terapia: «Volo di notte» di Antoine de Saint-Exupery e «Un indovino mi disse» di Tiziano Terzani. E per il «singhiozzo»? E’ indicato «The fit» di Philip Henser… capperi, devo procuramelo. E la malattia del non avere “abbastanza” malattie, insomma l’ipocondria? Viene consigliato di curarsi con un buon“placebo”: «Il giardino segreto» di Frances Hodgson Burnett. Quanto al «pianto, bisogno di un bel» ecco 10 pillole efficacissime: ne ho sperimentate 4 e confermo. Per la terribile «diarrea»? Vedo ben 10 consigli ma garantisco solo per i 3 che ho “testato”.

Vado alla «cervicale». La terapia consigliata è «I maestri di tuina» di Bi Feiyu; pofforbacco mi manca. Sbircio il «mal d’amore»: due ottimi consigli che non vi dirò (eh-eh). Alla voce «sesso, farne troppo poco» si suggerisce la lettura di «I mille autunni di Jacob de Zoet» di David Mitchell; mi sa che devo tenerlo presente. Due i rimedi anche per «il mal di denti»: un grande notissimo russo e un italiano poco conosciuto ma straordinario come romanziere.

A proposito di «Identità (crisi di)»: io ne soffro assai per via di anche omonimi e pseudonimi; qui vedo due ottimi farmaci che ho usato e due sconosciuti che dovrò sperimentare. Ignoravo che esistesse un male chiamato «wanderlust» ma mi accorgo che potrebbe assalirmi e penso che sia diffuso, in varie forme, fra cooperanti (veri), volontari giramondi e anche missionari (perlopiù saveriani e comboniani) alter-mondialisti.

Fra i malanni qui esposti ve ne sono di curiosi, come «caffè, non riuscire a trovare una buona tazza di» oppure – versante morbi gravi e ritenuti incurabili – «adolescenza» e la contrapposta «vecchiaia, orrore della». Il razzismo è curabile? Forse no ma certo il “farmaco” (uno solo) suggerito da Elderkin e Berthoud è straordinario. Come per la citata «xenofobia» merita una diagnosi a parte, magari in altra sede.

Vi ho incuriosito? E’ quello che volevo.

E per il comune, banale raffreddore? Cito: «Non esiste una cura. Ma è un’ottima scusa per avvolgersi in una coperta insieme a un romanzo» ed ecco 10 consigli: sono fortunato che ne conosco solo 7 (uno però quasi non lo ricordo più) e dunque ho 3 (o 4) raffreddori da affrontare con il giusto cipiglio, ehm volevo dire volume. Sconsiglio vivamente il rimedio mostrato in copertina, ovvero soffiarsi il naso con un libro.

Non potevano mancare i «disturbi della lettura», con una trentina di malattie note: dall’«acquisto compulsivo» al «leggere invece di vivere» passando per «il desiderio di sembrare colti».

Ma ci sono cure sarde? Essendo questo blog abbastanza sardo (e sardonico) era necessario verificare. Quattro terapie secondo le autrici ma credo che in molti casi ci sia anche la mano di Fabio Stassi. «Il figlio di Bakunin» di Sergio Atzeni è il miglior farmaco contro la dismorfofobia, volgarmente detta malattia dello specchio. «Accabadora» di Michela Murgia è uno dei 10 migliori romanzi brevi da accompagnare alla chemio. Contro la malattia (o la paura) di «avere 80 anni» uno dei rimedi è «Servabo» di Luigi Pintor e contro il morbo suo cugino ovvero «avere 90 anni» si consiglia anche «Il giorno del giudizio» di Salvatore Satta.

Il resto – ed è molto – vi tocca guardarlo da voi. In fondo questo è un blog mica un policlinico.

Mi ronza un’idea nel cervellino e ve ne faccio subito parte: se noi ci mettiamo a raccogliere un elenco di gravi morbi che stavolta Ella Berhtoud e Susan Elderkin hanno “dimenticato” possiamo poi convincerle a scrivere un secondo ricettario, insomma un seguito. Che dite? Inizio io: manca qui una delle più gravi malattie del secolo appena morto e di quello oggi quattordicenne cioè la nomofobia. La definizione è poco usata perciò ve lo dirò “come se magna”: è il terroooooore di rimanere senza cellulare o senza “campo”. Io sono circondato di persone care (e in apparenza sane) che ne soffrono e per di più sospetto che sia malattia infettiva visto che proprio loro “congiurano” per farmi comprare un cellulare. Urge cura.

(*) Evidentemente ci sarà un’altra recensione per il martedì (e sarà in blog la prossima settimana) che – è noto a chi passa di qui spesso – è anche il giorno degli universi paralleli, del «di Marte si parte». Chiarisco che gli autori di questi due viaggi fra i libri-medicine sono un litigioso trio. Infatti d. b. è stavolta affiancato dai due amici-affittuari delle sue ascelle: sotto la destra abita Severo De Pignolis (e dal nome si intuisce qualcosa) e sotto la sinistra campeggia Horny To Rinko (un ornitorinco visibilmente “extracomunitario”). Dicesi dialettica o anche rischi condominiali. Tenetene conto.

 

Redazione
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7 commenti

  • Scritto con grazia e ironia. Incuriosisce? Molto.
    Suggerisco che le autriccontemplino la malattia chiamata tristezza.

    • contro la tristezza un rimedio c’è (a pagina 554) ma preferirei che Christiana e altre/i lo scoprissero con le parole delle due geniali farmaciste che spiegano in qual modo “dosare” il farmaco. Confesso che è una medicina (cioè un romanzo) che non ho ancora sperimentato.

  • La perdita del senno politico? Fu contemplata? Grazie dottor D.B.

    • in quanto tale «la perdita di senno» – anche politica – qui non viene contemplata (e propongo di suggerirla per una seconda edizione) ma potremmo cercare voci “parallele”. Che ne dite di «sogni infranti»? o di «mancanza di significato»? o della già citata «vendere l’anima»? Ma anche la «cecità volontaria» mi pare connessa. Attenti però al cadere nel morbo opposto, tipo voler raddrizzare DA SOLI ogni torto – lo sto dicendo a me stesso, sia chiaro, non a Daniela – dunque alla sindrome di «voler essere un super-eroe». Oppure alla terribile «voglia di mollare tutto»; in questo caso credo che Franz (vedi commento qui sotto) apprezzerà l’ “antidoto” ovvero «non mollare» senza prima aver letto «Corri coniglio» di John Updike.

  • non si possono dare gli stessi libri a tutti, un bravo medico deve dare le medicine giuste, e se ci si cura da sé bisogna stare attenti.
    e poi si legga per vivere, lo dice Flaubert “Non leggete, come fanno i bambini, per divertirvi, o, come gli ambiziosi, per istruirvi. No, leggete per vivere.”

    • Franz ha ragione ma le due signore delle erbe (ehm, volevo dire «dei libri») sono sagge e… credo che nell’insieme resterà abbastanza contento di questo librp-ricettario; se così non fosse mi aspetto un suo puntuale intervento (se è arrabbiato inter-tempesta?)

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