Guatemala: Thelma Cabrera ancora esclusa dalle presidenziali
Per il momento la Corte Suprema di giustizia ha confermato che la storica militante delle organizzazioni popolari indigene, il suo vice Jordán Rodas e il Movimiento para la Liberación de los Pueblos non potranno partecipare alle elezioni del prossimo 25 giugno. La società civile denuncia il pacto de corruptos, mentre politici coinvolti in casi di tangenti come Manuel Baldizón e familiari di dittatori quali Zury Ríos, che nega il genocidio maya di cui si è reso responsabile il padre, possono candidarsi senza alcun divieto.
di David Lifodi
Niente da fare. Thelma Cabrera, il suo vice Jordán Rodas e il Movimiento para la Liberación de los Pueblos, partito politico che avrebbero dovuto rappresentare in occasione delle presidenziali del prossimo 25 giugno, continuano a rimanere estromessi dalla disputa elettorale. A confermare la misura di esclusione è stata la Corte Suprema di giustizia a seguito del ricorso presentato dal partito stesso.
In un’intervista rilasciata a Prensa Comunitaria, Jordán Rodas ha ricordato che l’arbitraria estromissione dalle presidenziali assomiglia molto alla frode elettorale che ha imposto un rettore gradito all’esecutivo, ma senza alcuna legittimazione, all’Universidad de San Carlos. L’esclusione del Movimiento para la Liberación de los Pueblos e di Thelma Cabrera, storica lottatrice sociale ed esponente delle organizzazioni popolari indigene, ha destato perplessità anche all’interno di un’organizzazione ambigua e opaca come l’Osa ( Organización de Estados Americanos), i cui più alti esponenti sono tutt’altro che progressisti.
La stessa sorte di Cabrera e Rodas è toccata a Roberto Arzú e David Pineda (Podemos), per aver iniziato anticipatamente la campagna elettorale, in una pericolosa corsa all’estromissione di candidati non graditi che mette ancor più in discussione la già scarsa credibilità del processo elettorale guatemalteco.
Leiria Vay García, esponente del Movimiento para la Liberación de los Pueblos, ha denunciato, in una conferenza stampa successiva all’esclusione del partito, che in Guatemala, con tutta evidenza , si sta consumando una frode per consentire all’oligarchia di consolidarsi al potere ed evitare quel cambiamento strutturale del sistema di cui si fanno promotori Thelma Cabrera e Jordán Rodas.
Di fronte all’esclusione di Roberto Arzú, centrodestra (figlio dell’ex presidente del paese Álvaro Arzú per il mandato 1996-2000), e Thelma Cabrera, suona molto strana la tolleranza verso candidati già condannati in passato, ma che non sono stati certo ostacolati in vista delle prossime elezioni. Tra i casi più evidenti quello di Manuel Baldizón, condannato a 4 anni e 2 mesi di carcere da un tribunale statunitense per riciclaggio di denaro sporco, ma libero di candidarsi come deputato del partito Cambio nonostante su di lui penda anche l’accusa di corruzione nel più ampio caso legato alle tangenti versate alla multinazionale brasiliana Odebrecht.
Thelma Cabrera, e lo stesso Arzú, avranno tempo fino al 2 giugno per presentare un ulteriore ricorso al Tribunale Supremo Federale. Una cosa è certa: è molto probabile che gli 8 milioni di guatemaltechi che si recheranno alle urne per eleggere il nuovo presidente del paese, 340 sindaci, 160 deputati e 20 rappresentanti del Parlacen, il Parlamento Centroamericano, difficilmente troveranno nelle schede i simboli di Podemos e del Movimiento para la Liberación de los Pueblos (nato dall’organizzazione indigena Comité de Desarrollo Campesino – Codeca), quest’ultimo accreditato da molti come possibile vincitore delle elezioni. A questo proposito è significativo il commento dell’avvocato costituzionalista Alejandro Balsells: “Tutto ciò che sta facendo il Tribunale Supremo Federale è ricevere istruzioni e ordini per permettere o proibire la partecipazione di determinati candidati”.
«Somos una amenaza para el ‘pacto de corruptos’, porque planteamos un proyecto de nación, un proceso de asamblea constituyente popular y plurinacional», insistono Thelma Cabrera e Jordán Rodas in una lunga intervista rilasciata a Democracy Now! in cui denunciano, a loro volta, la necessità di estromettere dalle elezioni Zury Ríos, figlia del genocida Efraín Ríos Montt, autore del colpo di stato del 1982, portato a termine con il sostegno degli Stati Uniti. La Costituzione proibisce infatti a personalità coinvolte in casi di colpo di stato o ai loro parenti, di candidarsi alle elezioni.
Il recente dossier “Venganza, política pública de Estado, Guatemala en grave crisis democrática”, reso pubblico a fine marzo dall’Unidad de Protección a Defensoras y Defensores de Derechos Humanos de Guatemala, definisce lo Stato guatemalteco come un “regime dittatoriale che agisce tramite violenza, corruzione e impunità”.
Il governo attuale, quello del presidente Alejandro Giammattei, si è caratterizzato come quello che ha fatto crescere il maggior numero di violazioni dei diritti umani degli ultimi anni: nel 2022 ne sono state registrate 3.574. Sempre nel 2022 sono state segnalate quasi 500 minacce contro i giornalisti tramite una vera e propria macchina del fango governativa caratterizzata da casi di diffamazione arbitraria, minacce sui social network e arresti arbitrari. In crescita esponenziale anche i casi di violenza contro le donne e le comunità indigene, in un paese ad ampia maggioranza maya.
Intanto, in Guatemala, non si arrestano le manifestazioni di protesta, in gran parte promosse dalle comunità indigene, contro l’esclusione del Movimiento para la Liberación de los Pueblos voluta dall’oligarchia che si riconosce nel pacto de corruptos.