Haldeman e gli incomprensibili Altri
recensione a «Verso le stelle» (ma occhio anche ai due ps, uno dei quali scacchistico)
«Gli umani hanno detto che devo tenere un diario scritto della spedizione. Ho protestato che è ridicolo, perché io stesso sono un diario vivente»: così si lamenta, in data 1 maggio 2088, il “marziano” (solo leggendo il romanzo capirete il perché delle virgolette) denominato Mosca nell’Ambra. I suoi compagni di viaggio sono Quaglia Artica, altro nativo di Marte; Namir Zahari, generale del Mossad, e altri due “spioni”- Dustin ed Elza – «entrambi sposati» con lui; e quattro umani di cittadinanza marziana fra cui Carmen Dula, la prima terrestre che ha incontrato i “marziani”.
Un viaggio assai particolare. Intanto per la durata: l’arrivo è previsto per il 13 agosto 2091 «ma sulla Terra sarà il 2 luglio 2100» per effetto della relatività generale. In secondo luogo si tratta di un progetto dispendioso quanto ambiguo, per usare le parole di Namir. Ma soprattutto il viaggio dovrebbe condurre i terrestri più marziani – non invitati – a casa degli Altri, potenti quanto minacciosi.
«Verso le stelle» arriva in edicola come Urania 1582 (256 pagine per 4,50 euri): era uscito nel 2010 come «Starbound» (traduzione di Dario Rivarossa). E’ l’ennesimo Joe Haldeman nelle varie collane di Urania ed è il seguito – ma assai più articolato come trama – del «Dula di Marte» pubblicato un anno fa: non preoccupatevi però se non lo avete letto perché Haldeman riassume l’essenziale.
Le voci narranti sono tre: Carmen, Mosca nell’Ambra e Namir. Egualmente tre le parti (seme, pianticella, fiore) nelle quali il romanzo si divide. Le prine due decisamente più lente – però mai noiose – con parentesi psicologiche, erotiche, militari e qualche flashback sia sul versante dei terrestri che dei “marziani”. Nella terza invece colpi di scena a go-go che lasciano chi legge in uno scenario… completamente nuovo per un terzo atto (ignoro se Haldeman lo abbia scritto o annunciato).
Se in qualche passaggio la trama vi sembra frullata in base a complicazioni non necessarie, tenete presente che due dei protagonisti per rilassarsi (?) giocano la variante degli scacchi «chiamata Kriegspieler in cui i due contendenti non possono guardare la scacchiera: la posizione dei pezzi va ricordata a memoria». Se i terrestri sono complicati (e a volte impazziscono) soprattutto gli Alieni risultano del tutto indecifrabili. Haldeman è davvero bravo nel… non fornire a chi legge una chiave di comprensione sulle intenzioni e la logica degli Altri, senza per questo dire o sottintendere che i terrestri sono meglio. E quando arriverete alla frase «non siete gente che ascolta granché» davvero non saprete con chi schierarvi.
Un buon romanzo, classicamente haldemaniano cioè avventuroso e tecnologico, progressista e ben scritto.
Ah, la quarta di copertina a mio avviso rivela troppo ma tanto… c’è un errore, dunque ignoratela del tutto.
Ps 1: non trascurabile. Nelle ultime pagine il “capo” di Urania cioè Giuseppe Lippi annuncia novità in edicola per ottobre ma intanto fa sapere che i libri saranno presto disponibili anche in e-book (però «protetti da un Drm, cioè il meccanismo che impedisce di farne copie»). Già che ci sono annuncio alle galassie riunite che il prossimo Urania – a giugno – sarà «WWW2: in guardia», cioè il seguito di ««WWW 1: risveglio», uscito su Urania un anno fa (vedi la recensione in blog del 6 giugno 2011) di Robert Sawyer, autore qui moooooolto amato. Mentre la parallela Collezione Urania riproporrà l’ormai introvabile «Maestro del passato» dello scoppiettante, pazzesco e inimitabile Raphael Lafferty. Piatto ricco – si sa – mi ci ficco.
ps 2: scacchistico. In un commento Andrea mi ha chiesto del Kriegspieler. Posso solo riportare la non lunga citazione (è a pag 148) di Haldeman.
«Io e Namir abbiamo giocato spesso a scacchi, in una variante chiamata Kriegspieler in cui i due contendenti non possono guardare la scacchiera: la posizione dei pezzi va ricordata a memoria. Il che a me non costa sforzo (…) Di solito Kriegspieler si gioca in tre, aggiungendo un arbitro che sposta le pedine mantenendosi fuori vista rispetto ai due concorrenti. Il suo compito è anche di segnalare le mosse impossibili in quelle condizioni e le mosse vincenti». Subito dopo Haldeman passa – in breve – allo Scarabeo, sempre giocato fra umani e “marziani”.
E’ tutto, spero di avere accontentato Andrea.
Però questo chiarimento scacchistico capita a fagiuolo (a pedone?) per ricordare che fra gli scacchi e la fantascienza esiste un intenso feeling. Molti conosceranno il romanzo (del 1965) di John Brunner – «La scacchiera» appunto era il titolo italiano, quello originale suonava assai diverso, «The Squares of the City» – basato sulla celeberrima partita fra Wilhelm Steinitz e Mikhail Chigorin (ma su Urania veniva indicato come Cigarin) giocata nel 1892 a La Havana.
Ma altri autori e qualche autrice di fantascienza hanno “reiventato”, talora – a mio modo di vedere – genialmente, gli scacchi … magari in racconti poco noti. Così io e Riccardo Mancini (scacchista e giocologo) avevamo buttato giù un sacco di appunti per un saggetto… che purtroppo non potremo più fare insieme. Anche per questo (la tristezza di progettare qualcosa insieme e ritrovarsi poi in solitudine) io ne rimando la scrittura ma prima o poi tenterò. Sempre che nel frattempo qualcuna/o mi avvisi che il saggio è già stato scritto (in Armenia? dal campione di scacchi del Camerun? nella tesi di laurea di una venezuelana laureato alla Sorbona?) e dunque io mi posso risparmiare la fatica e utilizzare i miei appunti solo per fare il “grillo parlante” e urlacchiare «ah poffarbacco, è stato omesso un decisivo racconto del 1958». (db)
Buongorno. Sono incuriosito dalla variante scacchistica: si gioca in due o c’è un terzo che fa da arbitro? Nel Dizionario dei giochi Zanichelli abbiamo censito il “Kriegspiel”, che è una “variante di scacchi eterodossi in cui ciascuno dei due avversari ha una diversa scacchiera celata all’avversario, sulla quale ha solo i propri pezzi. Un arbitro può osservarle entrambe e ha una terza scacchiera, nascosta ai contendenti, su cui aggiorna la posizione di tutti e annuncia le prese e le situazioni di scacco. […] Al proprio turno un giocatore tenta una mossa e l’arbitro annuncia se è valida oppure no. Se è valida sia il giocatore che l’arbitro aggiornano le proprie scacchiere e il turno passa all’avversario, se non lo è il giocatore tenta nuove mosse finché non ne esegue una valida.” Sarei interessato a sapere se è la stessa variante (magari per citare il romanzo in riedizioni del Dizionario) – dal post si direbbe di no.
probabilmente la risposta ad Andrea (qui sopra) interessa altre/i… e poi vorrei un po’ allargare il discorso: così – fra poco – metto la risposta come post scriptum alla mia recensione (con relativi Tag)
Grazie davvero, interessante. Quindi in effetti è il kriegspiel che l’autorte ha in mente.
Per un saggio su scacchi e fantascienza, io sono a disposizione per gli aspetti ludici. Alcune varianti come lo Jetan di Burroghs, gli scacchi di Star Trek e quelli di Guerre Stellari li ho anche censiti nel dizionario, occasione per distinguere quanto in essi ci sia di “ufficiale” e quanto sia creato invece da fan e appassionati.
Intanto, comunque, segnalo questo interessante articolo:
http://www.fantascienza.com/delos/delos64/scacchi.html