«Ho affittato un killer»
Il 12 ottobre 1990 in Italia uscì il film di Aki Kaurismäki
di Chief Joseph (*)
Henry Bulangern, un francese trapiantato in Inghilterra, è il prototipo dello sfigato: licenziato, dopo un onorato servizio di 26 anni, tenta di suicidarsi impiccandosi e gasandosi, ma non ci riesce. Allora, affitta un killer che sia in grado di ucciderlo. Nel frattempo, incontra Margaret, una bionda fioraia che gli fa tornare la voglia di vivere, ma il killer oramai è in moto e i due innamorati sono costretti a una fuga continua. «Ho affittato un killer» del finlandese Aki Kaurismäki, è un film di quelli che siamo poco abituati a vedere. Infatti, la narrazione visiva è sincopata, i dialoghi sono ridotti al minimo indispensabile mentre gli attori si adeguano alla parte e non viceversa. Dal missaggio di questi elementi esce un prodotto graffiante, cattivo, senza pietà e soprattutto intelligente.
Il pregio fondamentale di Kaurismaki è quello di amare profondamente i suoi personaggi ma, nello stesso tempo, di essere spietato nei loro confronti. Non ci troviamo di fronte all’amore di mamma per cui tutti i figli sono bravi, buoni, belli e intelligenti, ma a un amore consapevole della mostruosità della prole. Sono i senza speranza quelli che occupano l’universo del film tuttavia, all’interno della mancanza di speranza, riescono a trovare qualche motivazione per andare avanti. Addirittura il messaggio sembra essere quello per cui solamente da queste persone può venire uno spiraglio di luce. Lo spettatore, alla fine, non è indotto a contrapporsi a nessuno ma nello stesso tempo, non viene innescato alcun meccanismo identificativo e proiettivo. Probabilmente si viene portati solo a riflettere. La speranza, in un mondo rigidamente codificato e standardizzato, può arrivare solo dalla trasgressione. Non a caso, in un periodo di rigida campagna anti-fumo, i personaggi del film hanno perennemente la sigaretta in bocca, dal killer a Serge Reggiani, dai due ladruncoli-assassini al boss. Herny Bulanger stesso comincia trovare un po’ di gusto alla vita quando inizia a ingurgitare doppi whisky e a fumare, una dopo l’altra, Senior Service.
Il film, per certi versi, rappresenta una sorta di espansione del pensiero del filosofo francese Jean Baudrillard quando afferma che quelli che fanno jogging fino a farsi scoppiare il cuore; che mangiano solo verdure; che non sopportano non solo l’odore, ma l’idea dell’odore del fumo… cercano di sconfiggere la morte senza rendersi conto di essere in avanzato stato di decomposizione. Da un punto di vista architettonico, visivo il film ricorda un po’ Jarmusch e un po’ Almodovar, ma soprattutto rappresenta qualcosa di nuovo, originale e innovativo nel firmamento cinematografico mondiale.
MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.
Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte la data è un pretesto (o quasi, come oggi) per fare comunque un esercizio di memoria; e talora i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.