Honduras: governo sospende garanzie costituzionali
La protesta cresce, si contano morti e feriti
di Giorgio Trucchi (*)
L’Honduras brucia e solo adesso alcuni media internazionali se ne rendono conto. Migliaia di persone in tutto il paese scendono in strada e bloccano le principali vie di comunicazione, i ponti, le piazze. Protestano contro le incongruenze di un processo elettorale falsato e che puzza di brogli. Delinquenti infiltrati per generare caos assaltano negozi e banche. Il governo decreta il ‘coprifuoco’ per 10 giorni.
Continua la protesta popolare contro le forti anomalie che hanno caratterizzato l’intero processo elettorale. Secondo l’Alleanza d’opposizione alla dittatura si starebbe letteralmente rubando la vittoria al proprio candidato, il presentatore televisivo Salvador Nasrallah, per favorire l’attuale presidente honduregno che vuole rieleggersi Juan Orlando Hernandez.
La protesta si è diffusa in più aree del paese mentre nella capitale si è spostata dai grandi viali ai barrios y colonias (quarteri popolari) dove la gente si è organizzata fin dai tempi del golpe del 2009. Quasi impossibile transitare per le principali vie di comunicazione che uniscono le regioni (departamentos) del Paese.
A San Pedro Sula e Tegucigalpa, vandali infiltrati hanno attaccato e saccheggiato negozi, centri commerciali e anche alcune banche, gettando la popolazione nel terrore.
Secondo dati non ufficiali, ci sarebbero già non meno di otto persone che hanno perso la vita durante la repressione dell’esercito e la polizia militare. Cinque a San Pedro Sula, tre a Tegucigalpa e una a Ceiba. Dozzine i feriti e più di cento le persone arrestate.
Secondo la versione fornita dall’Alleanza d’opposizione, la presenza di criminali infiltrati nella protesta farebbe parte di una strategia orchestrata dal governo, con il sostegno dell’esercito e della polizia, per creare il caos e giustificare così la sospensione delle garanzie costituzionali.
Un popolo impaurito dalla violenza e incapace di muoversi e protestare sarebbe lo scenario ideale per il partito di governo, proprio quando il Tribunale supremo elettorale, Tse, sta per annunciare la rielezione del presidente Hernández.
Una strategia machiavellica che avrebbe anche lo scopo di screditare i sostenitori dell’Alleanza a livello nazionale e internazionale. La stessa tecnica che è stata utilizzata durante il colpo di stato del 2009 per smobilitare la resistenza e la protesta popolare.
Detto e fatto
Alle 22 di venerdí, il presidente e candidato del partito di governo ha deciso di firmare un decreto con il quale limita, per un periodo di dieci giorni, le garanzie costituzionali previste dall’articolo 81 della Carta Magna.
Con questa decisione si proibisce la libera circolazione delle persone dalle 6 di sera alle 6 di mattina e ordina l’arresto di chiunque venga trovato in strada. Viene inoltre ordinato di procedere allo sgombero di tutte le strutture pubbliche, strade, ponti e altre strutture pubbliche e private che siano state occupate dai manifestanti.
Dal suo account Twitter, Salvador Nasralla ha condannato la violenza di Stato.
“Condanniamo la repressione contro il popolo honduregno e i morti provocati dal colpo di Stato perpetrato dal presidente, nonché candidato illegale e capo delle Forze armate, Juan Orlando Hernández, che ha perso le elezioni di domenica in Honduras “, ha scritto Nasralla.
L’alleanza chiede trasparenza
Secondo i dati ufficiali, con il 94,31% dei voti scrutinati, il candidato del partito di governo sarebbe in testa per circa 45 mila voti, cioè l’1,5%. Questo sabato il Tse dovrà realizzare un conteggio voto per voto di quei seggi i cui verbali finali presentano non meglio precisate ‘anomalie’.
Si tratta di uno scrutinio speciale di più di mille verbali, che corrispondono a circa 300 mila voti, che favorirebbero nettamente Nasralla. Per garantire la massima trasparenza, le missioni di osservazione della OEA e della UE hanno insistito per fare in modo che questo scrutinio si realizzi in presenza di tutte le forze politiche e degli osservatori internazionali.
Ieri i delegati dell’Alleanza si sono rifiutati di prendere parte allo scrutinio, in quanto i magistrati elettorali non hanno voluto accettare 5 delle 11 petizioni presentate dall’opposizione. Tra di esse quella di realizzare una revisione di oltre 5 mila verbali che sono stati inseriti nel sistema senza la presenza dei partiti e degli osservatori (1,5 milioni di voti) e il riconteggio, voto per voto, di tre dipartimenti in cui la partecipazione della popolazione è stata esageratamente più alta della media nazionale.
Guarda caso si tratta di zone controllate storicamente dal partito di governo.
Nasralla ha denunciato che è sempre stato in testa di oltre il 5% e che improvvisamente è caduto il sistema di computo per quasi 24 ore. Quando ha ricominciato a funzionare la sua percentuale ha iniziato a scendere e quella di Hernández a salire vorticosamente fino a sorpassarlo.
“Siamo vittime di un furto e lo denuncio a livello internazionale. Nessun paese al mondo riconoscerà una vittoria illegale. Lo sanno tutti che una tendenza del 5% su Hernández con il 70% dei voti scrutinati è irreversibile, ci vogliono far credere che con solo il 30% che mancava si sia invertita la tendenza. È matematicamente impossibile. Qui è caduto il sistema, il server, è caduto tutto, abbiamo trovato verbali non firmati introdotti nel sistema. È assurdo”, ha detto Nasralla.
(*) articolo tratto da Peacelink – 2 dicembre 2017