Honduras: il 2022 anno nero per i diritti umani

A farne le spese, in particolare, donne, lottatori sociali e afrodiscendenti. In questi primi tre mesi del 2023 la situazione è ulteriormente peggiorata.

di David Lifodi

Il 2022, in Honduras, è stato contrassegnato da un ulteriore deterioramento dei diritti umani: sono stati ben 126 gli attivisti assassinati e, nei primi tre mesi del 2023, la situazione è ulteriormente peggiorata. A segnalarlo è la Comisión Interamericana de Derechos Humanos che evidenzia sia gli otto omicidi di lottatori sociali e ambientali avvenuti fino allo scorso mese di marzo e, contestualmente, evidenzia che tra le vittime gran parte di loro sono afrodiscendenti. Tra gli ultimi ad essere uccisi, Mauricio Esquivel e Melisa Núñez, difensori della terra e dell’ambiente.

Come se non bastasse, il Comisionado Nacional de los Derechos Humanos en Honduras (Conadeh) ha sottolineato il trend degli ultimi due anni, caratterizzato da una crescita del 5,8% delle denunce per violazioni dei diritti umani rispetto al 2021. Tra le 10.354 denunce presentate nel 2022 per episodi legati alle violazioni dei diritti umani, quasi 1/3 riguarda le donne, ma sono molti anche i casi in cui le vittime sono bambini o adolescenti.

Oltre il migliaio, sempre nel 2022, sono le persone che hanno ricevuto minacce di morte, sia per la violenza provocata dalla criminalità comune e dai gruppi del crimine organizzato sia per la dilagante impunità su cui sanno di poter contare i suoi adepti, come testimoniato dall’Índice de Impunidad Global (IIG) de la Universidad de las Américas-Puebla.

La situazione è ancora peggiore per quanto riguarda le donne. Nel 2022 si sono verificati 300 femminicidi, di cui circa il 95% è rimasto senza colpevoli. Ogni 28 ore in Honduras viene denunciato l’omicidio di una donna secondo i dati dell’Observatorio de la Violencia de la Universidad Nacional Autónoma de Honduras.

La violenza di genere, spiegano i collettivi femministi, è ulteriormente cresciuta a causa della pandemia, quando molte donne hanno perso il lavoro e sono state costrette a trascorrere intere giornate con quelli che poi si sarebbero trasformati nei loro carnefici.

È lo stesso Observatorio de la Violencia de la Universidad Nacional Autónoma de Honduras a spiegare che sull’origine della violenza pesano una cultura patriarcale e l’incapacità dello Stato di tutelare le donne. Al contrario, lo Stato è spesso responsabile, tramite i suoi esponenti istituzionali, di vere e proprie condanne a morte emesse nei confronti dei lottatori sociali, allo scopo di creare odio e ostilità nei loro confronti, oltre a mantenere ben radicate espressioni di intolleranza di genere ed etnico-razziali.

Nonostante l’arrivo alla presidenza del paese di Xiomara Castro, e le misure prese per tutelare i lottatori sociali, in particolare le donne, la situazione rimane comunque molto complessa.

Ad esempio, spiegano le femministe, la Riforma al Codice penale per tutelare maggiormente le donne, al momento non è sufficienti per fermare i casi di femminicidio.

Del resto, la stessa vicepresidenta del Congresso, Fátima Mena, ritiene urgente che la riforma del Codice penale avvenga in ottica di genere e che contempli la Ley Integral Contra la Violencia Hacia las Mujeres e la Ley Contra la Violencia Doméstica, entrambe attualmente obsolete.

Il Codice Penale honduregno risale infatti, nella sua versione più aggiornata, al 2020, quando il Congresso, allora dominato dal Partido Nacional, varò una serie di norme che, in pratica, si caratterizzavano per l’indulgenza verso i criminali e, in particolare, nei confronti dei responsabili dei femminicidi. Lo stesso Codice penale mantiene un articolo in cui si condanna espressamente il “delitto di aborto” e criminalizza le donne che vi ricorrono, non a caso Scherly Arriaga, deputata del Partido Libertad y Refundación (Libre) e presidenta della Comisión de Género, ha definito il Codice penale “un paradiso per gli assassini delle donne”.

Lo scorso mese di novembre, in collaborazione con il Pnud, il Programma delle Nazioni unite per lo sviluppo, l’Honduras ha promosso un’ampia indagine sui casi di violenza contro le donne e i minori. A condurla, un gruppo di 52 donne che si è adoperato per raccogliere i dati in tema di genere e violenza tramite la somministrazione di un questionario cartaceo o digitale, oppure sotto forma di intervista.

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *