Honduras: l’estrattivismo uccide
La recente riforma della Ley de Minería rappresenta l’ennesimo regalo per le imprese estrattiviste, mentre ambientalisti e lottatori sociali continuano a cadere sotto i colpi delle milizie private inviate dalle multinazionali, dell’esercito e della polizia.
di David Lifodi
L’estrattivismo minerario in Honduras porta morte e distruzione. A fine ottobre la maggioranza ha approvato, senza alcun confronto con le opposizioni, le riforme alla Ley de Minería, che amplia le modalità per concedere lo sfruttamento dei territori alle multinazionali.
Secondo il partito di opposizione Libertad y Refundación, la nuova Ley de Minería, modificata su proposta del deputato Marco Antonio Velázquez, rappresenta l’ennesimo favore alla lobby estrattivista, che pagherà delle imposte ridicole, e danneggia ancora una volta la popolazione che vive nelle zone del paese dove lo Stato ha già elargito nuove concessioni. Sulla stessa linea d’onda anche l’Asociación de Organismos no Gubernamentales de Honduras, che definisce la Ley de Minería come un regalo all’industria mineraria.
Dal 1998, quando l’uragano Mitch ha devastato il paese, la Ley General de Minería aveva aperto le porte dell’Honduras all’estrattivismo privato. I boschi, l’acqua e, più in generale, l’intero sistema ambientale honduregno, subiranno un altro duro colpo a causa del dilagare dell’industria mineraria.
Lo scorso 13 ottobre, l’omicidio di Arnold Joaquín Morazán Erazo, ambientalista che si batteva per la difesa del fiume Guapinol, per mano di Minera Inversiones Los Pinares, ha generato, una volta di più, un clima di terrore nelle comunità che temono il riproporsi della strategia di morte già replicata nel Bajo Aguán, come ha ricordato il Comité Municipal en Defensa de los Bienes Comunes y Públicos. Al pari di tanti omicidi avvenuti nello stesso modo, Arnold Joaquín Morazán Erazo è stato ucciso da uomini armati introdottisi nella sua abitazione.
Anche nella zona di Guapinol si sono già verificate sparizioni forzate, la militarizzazione del territorio e minacce e intimidazioni contro i campesinos con il sostegno dello Stato. Per questo motivo, da cinque anni, il Centro de Derechos de Mujeres e l’Equipo de Reflexión, Investigación y Comunicación assegnano il premio “Carlos Escaleras”, ucciso 23 anni fa proprio per le sue battaglie in difesa del territorio e delle risorse naturali.
Quest’anno il premio è stato assegnato a Porfirio Sorto Cedillo, José Avelino Cedillo, Kevin Alejandro Romero, Ever Alexander Cedillo, Daniel Márquez, Jeremías Martínez Díaz, Arnold Javier Alemán e Orbin Naún Hernández, in carcere da 14 mesi, con la compiacenza dello Stato, per aver difeso il fiume Guapinol dalle imprese minerarie. Il premio è stato ritirato dai familiari dei detenuti e, a causa della pandemia da Covid-19, i reclusi da sette mesi non ricevono visite e non sono quindi a conoscenza che il premio “Carlos Escaleras” è stato attribuito a loro.
La presenza stessa di un premio del genere evidenzia inevitabilmente le responsabilità dello stato honduregno e la sua connivenza con le multinazionali dell’estrazione mineraria e le loro milizie private. La Red Nacional de Defensoras de Derechos Humanos en Honduras ha ricordato, ancora una volta, insieme alla Red de Abogados de Derechos Humanos, l’urgenza di far rispettare la Ley de Protección per difensori dei diritti umani, giornalisti e comunicatori sociali, che comprende, all’articolo 5, la tutela degli attivisti che si battono per la salvaguardia dell’ambiente e delle risorse naturali.
Nel solo mese di agosto di quest’anno sono stati ben sette gli attacchi delle milizie paramilitari al servizio delle imprese minerarie contro le donne, in gran parte mogli dei lottatori sociali divenuti prigionieri politici dello stato honduregno. Proprio le donne, a seguito delle intimidazioni nei loro confronti, hanno assunto la guida delle battaglie contro l’estrazione mineraria. Lo hanno ricordato sia l’Organización Fraternal Negra de Honduras – Ofraneh sia il Consejo Cívico de Organizaciones Populares e Indígenas de Honduras – Copinh, evidenziando come l’apertura di nuovi spazi di conflitto sociale e ambientale sia avvenuto proprio grazie al protagonismo femminile, che non ha indietreggiato di fronte alla presenza di gruppi paramilitari, degli uomini legati alla Minera Inversiones Los Pinares, della polizia e dell’esercito, i quali obbediscono esclusivamente agli interessi delle imprese minerarie.
Trattati dallo Stato come delinquenti, i lottatori sociali honduregni proseguono la loro battaglia per l’ambiente nel ricordo di Berta Cáceres, esponente di primo piano del Copinh uccisa il 3 marzo 2016 a causa del suo impegno in difesa dell’ambiente e dei diritti delle popolazioni indigene, a partire da quella contro il complesso idroelettrico Agua Zarca.