I 100 anni del genocidio armeno. Charles Aznavour: una voce per l’Armenia.
A cent’anni dal genocidio degli armeni in Turchia: un percorso di informazione e riflessione, sesto post (*)
di Santa Spanò
Nel cuore di Yerevan, capitale dell’Armenia, su un leggero declivio, si affaccia sulla città la Casa-Museo Charles Aznavour. All’orizzonte, oltre le case, il biblico monte Ararat, la “Montagna del dolore”, proprio il monte dell’Arca, quello del diluvio universale che Dio scatenò per punire gli uomini.
Il Museo, è stato concepito nel significato culturale più ampio: abitazione, camere da lavoro, aree polifunzionali. Spazi che si fondono per ospitare eventi, concerti, mostre e una collezione permanente di oggetti, libri, dischi, riconoscimenti, del famoso artista Charles Aznavour.
Un percorso espositivo che racconta la storia di Chahnourh Varinag Aznavourian, in arte Charles Aznavour, nato a Parigi da genitori armeni. Il padre Micha Aznavourian era un immigrato armeno originario di Akhaltsikhe in Georgia e la madre Knar Baghdassarian era un’immigrata armena originaria di Smirne sopravvissuta al genocidio armeno.
Charles Aznavour non ha bisogno di presentazioni, basti pensare che tra i suoi soprannomi spiccano “Charles Aznavoice” e “Frank Sinatra della Francia”, cantante, cantautore, attore, scrittore e diplomatico.
Una carriera lunghissima iniziata con Edith Piaf che lo scoprì e lo portò in tournée in Francia e negli Stati Uniti. Oltre 300 milioni di dischi venduti, oltre 1000 le canzoni scritte e cantate da Charles Aznavour in più di sei lingue. Si è esibito in tutto il mondo e molte delle sue canzoni sono state interpretate dai grandi della musica internazionale da Ray Charles a Liza Minnelli, numerosi anche gli interpreti italiani che hanno inciso le sue canzoni: Gino Paoli, Domenico Modugno, Mina, Ornella Vanoni, Mia Martini, Renato Zero, Franco Battiato, per citarne alcuni.
Raccontare dei suoi successi non è solo parlare di musica, Aznavour alla carriera musicale ha affiancato anche quella di attore con la partecipazione ad oltre 60 pellicole. Da ricordare “Tirate sul pianista” di François Truffaut, “And then there were none” tratto da un romanzo di Agatha Christie e nel 2002 “Ararat” del regista armeno Atom Egoyan, un film nel film per ricordare al mondo il genocidio armeno.
Ha scritto due libri autobiografici: “I giorni prima. Il mio palcoscenico, la mia vita” (2004) e “A voce bassa” (2010).
Insignito della massima onorificenza francese la Legion d’Onore, Charles Aznavour è un’icona inossidabile ed autentica non solo dello spettacolo, perché quest’uomo, questo “chansonnier” planetario, calato il sipario sulla scena si è impegnato per la sua gente, per il popolo armeno e per l’Armenia ha fatto moltissimo. Dal 1995 è Ambasciatore itinerante dell’ Armenia presso l’Unesco, nel 2004 è stato proclamato Eroe nazionale dell’Armenia e oggi è Ambasciatore ONU per l’Armenia.
«Io qui vorrei raccontarvi una mia storia personale che risale al 1992. Lavoravo per Mixer, ero andata in Nagorno Karabakh, un’enclave fra l’Armenia e l’Azerbaijan, un viaggio lungo e solitario, i due paesi sono in guerra. La popolazione è in fuga, perché la zona è quotidianamente bombardata dagli aerei. Una storia di cui il mondo si è interessato poco e ancora oggi in pochi sanno dell’esistenza di questo piccolo territorio. Alla fine di questo viaggio drammatico, per è stato molto drammatico, mi imbarco a Yerevan insieme a qualche centinaio di profughi, l’Armenia è isolata, c’è un unico volo ogni mercoledì destinazione Parigi.
Durante il viaggio seduto di fianco a me un profugo armeno mi dice: “Ma lei lo sa che questo volo, da mesi, lo sta pagando Aznavour?”
Aznavour?? Per me era un cantante molto originale, però in veste umanitaria non lo avevo immaginato, in effetti è armeno e si interessava, come ha continuato a fare, al suo popolo. E da allora ho sempre avuto voglia di conoscerlo… Lui oggi è Ambasciatore Onu per l’Armenia, continua a cantare, dopodomani compie 90 anni.»
A parlare è Milena Gabanelli nella puntata di Report del 19 maggio 2014 che racconta “una storia inusuale” per Report, ma come lei stessa dice “l’occasione è speciale”.
È l’incontro con Charles Aznavour, un sabato pomeriggio, nella sua casa vicino Marsiglia. “E quanto ha speso per quei voli non se lo ricorda nemmeno più”.
«M’interessava permettere a persone in fin di vita che volevano incontrare i parenti o rifarsi una vita, di realizzare i propri desideri.», risponde Aznavour alla Gabanelli, «Io mi guadagno molto bene la vita. Non ho voglia di essere il più ricco del cimitero. Non ho nemmeno voglia di morire». Qui la puntata di Report
“Io sono un istrione… quattro tavole in croce e qualche spettatore e adesso lo vedrai…” cantava Aznavour nel 1970, ma è un istrione che ha cuore e nell’intervista concessa a Milena Gabanelli, pubblicata interamente sul Corriere della Sera il 06 marzo 2014, lo mostra insieme a tutta la sua generosità e vitalità.
Gabanelli: Può quantificare quella generosità?
Aznavour: «Quanti voli ho pagato? Mah… Non tutti quelli che partivano. Oggi ho un’organizzazione in Armenia, che si chiama “Aznavour per l’Armenia”, sosteniamo le ragazze che escono dagli orfanotrofi… Cosa può diventare una ragazza che è stata in orfanotrofio tutta la vita e d’un tratto esce? Ha due possibilità: o lavora, se trova del lavoro, oppure batte il marciapiede. Questa è la vita, se uno può deve aiutare le persone con queste difficoltà».
Gabanelli: Adesso ha un ruolo diplomatico, cosa ha ottenuto di concreto?
Aznavour: «Penso che spesso siano le piccole cose quelle più importanti… Per esempio, dopo la strage degli armeni, quelli che sono riusciti a arrivare in Siria, sono stati islamizzati, ma siccome sono pur sempre armeni non vengono accettati dall’Islam, e nemmeno dall’Armenia perché sono musulmani. Non è giusto! Io ho chiesto per due volte a due presidenti di far entrare gli armeni musulmani in Armenia. Questa è una cosa concreta».
Gabanelli: Cosa impedisce a quei due paesi di essere in pace?
Aznavour: «Se avessimo del petrolio non avremmo tanti problemi. L’Azerbaijan ha molto petrolio e può spendere molti soldi. Il petrolio muove le persone, permette a molti di dimenticare il proprio senso morale. Io no, non me ne dimentico». E quindi? «Il mio scopo è la riconciliazione, e che si possano riaprire le frontiere fra Armenia e Turchia, chiuse dal ‘92 perché Ankara è filoazera. Per questo, anche se sono molto richiesto, non vado a fare spettacoli in Turchia, perché potrebbero dire “vedete, adesso è d’accordo con noi! “. Voglio essere preso sul serio, non diventare la pedina di un gioco, non ho più l’età per questo».
Gabanelli: A proposito di età, ha 90 anni e ha ancora l’energia di organizzare concerti… Cosa prende?
Aznavour: «Mangio poco, faccio 10 vasche tutte le mattine, e mi tengo dritto. Si diventa vecchi quando si comincia a curvare le spalle. Ci vuole una disciplina, un’etica dell’esistenza».
Non perdetevi l’intervista completa Qui.
Charles Aznavour è nato a Parigi nel 1924, il prossimo 22 maggio compirà 91 anni.
Buon Compleanno Charles, mille di questi giorni!
(Le immagini in questo post sono presenti solo a scopo illustrativo. Copyright dei rispettivi aventi diritto che ringrazio.)
(*) Dal 17 aprile ogni giorno (alle 16) troverete un post sulla storia armena, sul genocidio del 1914, sulla diaspora, sui nodi storici che pesano sull’oggi. E’ il contributo della nostra piccola redazione per far sì che il ricordo non duri un giorno o una settimana… come spesso accade nelle commemorazioni ufficiali. Abbiamo disegnato, attraverso una dozzina di post, un affresco che pensiamo possa essere utile. Se qualcuna/o vuole aiutarci ad allargarlo, a proseguirlo… benissimo, si faccia sentire. (*db per la redazione*)
Ho visto quell intervista con la Gabanelli, conoscevo Aznavour, sono delle generazione degli anna stettanta , “sono un istrione” è una canzone potentissima.
Non sapevo piu’ dove fosse prima di quell ‘intervista, dopo tanti anni si dimentica ed invece era ancora li a fare il suo mestiere, fiero ,come nulla fosse ,con 90 anni e piu’sulle spalle.
Aver fatto quello che ha fatto per il suo paese per i sui connazionali me lo ha reso speciale.
Oggi ho visto la notizia della sua Morte, certo 94 anni è normale ma uno speciale come lui dispiace tanto.
Lo diro’ a Mia Madre 101 anni , a cui quasi sempre devo dire che quello o questo dei parenti e amici non c’è piu’.
Un Saluto Santa, piacere di averti conosciuto
Claudio Palma
Benvenuto Claudio ed è un piacere anche per me conoscerti.
Credo, almeno per me, sia impareggiabile la sua frase: «Io mi guadagno molto bene la vita. Non ho voglia di essere il più ricco del cimitero. Non ho nemmeno voglia di morire».
Forse riassume, come hai scritto tu, il suo essere “speciale”.
Se ci pensi spesso più che vivere respiriamo e ancora più spesso chi sta ai vertici o raggiunge successi planetari smette anche di respirare e si autodistrugge… O impedisce ad altri di farlo.
Vivere è una parola complicatissima, o meglio l’abbiamo resa tale.
E allora usando una frase del grande Aznavour, auguro a tutti: “Voglio morire vivo!”
Se me lo concedi vorrei approfittare di questo spazio per mandare un saluto e un abbraccio vivissimo alla tua super mamma.