I corpi della malattia
Mutazioni del corpo e della mente nel cinema di fantascienza di David Cronenberg
di Fabrizio (Astrofilosofo) Melodia
“Ecco cos’è tutto il mio stupore
non è facile guardare in faccia la traformazione.
E’ il mio corpo che cambia nella forma e nel colore
è in trasformazione
è una strana sensazione
in un bagno di sudore.
E’ il mio corpo che cambia…e cambia…e cambia…e cambia…e cambia”
(Litfiba, “Il mio corpo che cambia”, dall’ album “Infinito”, 1999).
Una stanza buia, uno sfrigolio elettrico, un bell’uomo, ubriaco e deluso dalla sua fidanzata, rea di averlo presumibilmente tradito con il fidanzato precedente.
Nessuno può fare un affronto simile a lui, il dottore che rivoluzionerà il sistema di trasporto umano, anche se ancora nessuno lo sa.
Osserva la sua creazione, due cabine in grado di smateralizzare e trasportare all’istante il loro contenuto, ha creato il teletrasporto. Funziona bene con gli oggetti e sembra anche con gli esseri viventi, come la scimmietta che aveva fatto trasmigrare.
Nel delirio di onnipotenza, si spoglia, programma il marchingegno, entra e si ritrova teletrasportato nell’altra cabina.
Sorride sommessamente, pienamente soddisfatto, tronfio del suo genio e della prestanza fisica.
Peccato che nella cabina di partenza, non vista, si fosse infilata una piccola, insignificante, mosca.
Ora il DNA della mosca si è fuso con il suo.
Cosa accadrà?
David Cronenberg, classe 1943, esplora senza paura i limiti e le metamorfosi del corpo vivente, spinto da pulsioni incontrollabili e da forze esterne, atte a modificarlo e nella peggiore delle ipotesi a controllarne i pensieri e le azioni.
Nato a Toronto, in una famiglia ebraica politicamente progressista, David Cronenberg studia lettere all’università del suo Paese, seguendo le lezioni in particolare del massmediologo Marshall McLuhan, da cui rimarrà considerevolmente influenzato, oltre che dal vivace ambiente accademico, pervaso dalla cultura della Beat Generation, particolarmente dagli scrittori William Burroughs e Vladimir Nabokov, oltre che da molteplici letture filosofiche.
Dopo aver scritto parecchi racconti fantascientifici, che qui non si prenderà ad analizzare, si cimenta con il cinema, producendo all’inizio dei brevi cortometraggi.
Sarà solo con il suo primo film distribuito anche a livello internazionale, a dare sfogo a tutte le influenze presenti nella sua anima di persona mite e pensosa.
“Il demone sotto la pelle” (1975) narra le vicende di un parassita mutante che, sfuggito al controllo del suo incauto creatore, si diffonde in un edificio, scatenando nelle persone infette, irrefrenabili impulsi sessuali e di violenza inaudita, per poi spargersi all’ esterno, causando un’apocalisse di violenza per le strade.
“Rabid – Sete di sangue” (1977) è incentrato sempre sulla anomalia fisica e la sessualità. Rose ha un terribile incidente in moto con il suo ragazzo, arrivando in ospedale orribilmente sfigurata nel fisico e in fin di vita. Il dottor Keloid decide in questo modo di sottoporre l’inconsapevole paziente alle tecniche chirurgiche di nuova concezione da lui steso elaborate, andando a trapiantare tessuti ottenuti dai corpi dei defunti.
Al risveglio, Rose è felice, oltre a essere viva e vitale, ha conservato la sua bellezza, purtroppo si rende conto troppo tardi del prezzo che questa nuova vita le è costata.
Infatti per sopravvivere deve assolutamente succhiare sangue, attraverso un artiglio che spunta come da una nuova cavità vaginale sotto all’ascella. Rose è sconvolta, purtroppo non riesce a resistere all’intollerabile pulsione, cede quasi inconsapevole, seducendo le sue ignare vittime grazie alla sua mirabile bellezza fisica.
Ogni atto di risucchio, le produce incredibili sensazioni di piacere e appagamento, simili in tutto e per tutto alla soddisfazione del coito, purtroppo questo produce un altro effetto collaterale assolutamente inaspettato: le sue vittime si risvegliano, però senza più un briciolo di umanità, sembrano a tutti gli effetti dei morti viventi con la bava alla bocca e un irrefrenabile impulso a mordere tutti gli esseri viventi che incontrano sul loro cammino.
Rose alla fine diverrà consapevole di essere portatrice sana di un morbo sconosciuto, causato da batteri mutageni presenti nei tessuti necrotici usati per salvarla. Dopo aver morso la sorella, telefona al suo uomo per chiedere aiuto, ma viene morsa a sua volta dalla sua ultima vittima.
Un salto avanti nel tempo, ci informa che la Terra è devastata da questo morbo irrefrenabile e che gli ultimi superstiti si dedicano a recuperare i cadaveri che giacciono nelle strade, fra i quali anche quello di Rose, che viene scaricata nel cassonetto dei rifiuti.
Ancora più agghiacciante la pellicola “Scanners” (1981), in cui appaiono degli uomini denominati scanners, dotati di eccezionali poteri telepatici. Sono stati creati dal governo statunitense a scopo bellico ma uno di loro si ribella e crea una frangia deviata che vorrebbe iniettare alle donne incinte un farmaco per produrre un’intera razza di telepatici. Nei vari scontri che si susseguono, i telepatici duellano mentalmente, producendo fiamme, contorsioni ed esplosioni dei crani di una violenza intollerabile, fino a fondersi insieme i corpi dei due avversari.
“Videodrome” (1983) mette in luce il tremendo potere del televisore, un film surreale, di una violenza intollerabile. Su un canale vengono trasmesse per brevi momenti delle immagini di violenza carnale e pornografia letale, un segnale portante di origine sconosciuta che il protagonista Max Renn vorrebbe individuare.
Scoprirà, dopo molti depistaggi, che il segnale è stato prodotto dai suoi stessi datori di lavoro, un’organizzazione filo governativa che intende usare un sistema di plagio mediatico affinchè gli spettatori rimangano purificati dai sentimenti violenti e sessuali.
Purtroppo il trattamento presenta una trascurabile controindicazione: genera un letale tumore nel cervello, nella zona stimolata dalle allucinazioni prodotte dalla trasmissione.
Max Renn viene riprogrammato dagli stessi autori e inviato a uccidere la figlia del vero creatore del progetto Videodrome, il dottor O’Blivion, finendo poi per essere riprogrammato da quest’ultima, mandato poi a uccidere i purificatori.
Al grido di “Morte a Videodrome. Gloria e vita alla nuova carne!”, Max Renn giustizia i moralisti, finendo poi per uccidersi in un impeto di ribellione alla programmazione ricevuta.
“La zona morta” (1983) – tratta dall’omonimo romanzo di Stephen King – descrive la vita del professore di scienze Johnny Smith, che nel lampo di una notte piovosa, perde la vita e il suo grande amore, finendo in coma per quattro anni.
Uscito dal coma, afferrando per caso la mano della sua infermiera, ha una visione dell’incendio nella casa di lei, dove è rimasta imprigionata la figlia.
Di seguito, Johnny Smith ha altre premonizioni, causate, secondo il suo medico, da poteri latenti fatti scaturire dall’incidente. Inoltre Johnny Smith non ha una chiara visione di tutto, poiché la zona morta del suo cervello da cui sembra scaturire il suo potere, non permette visioni del tutto chiare.
Dopo aver fermato un pericoloso serial killer, salvato da un incendio in una discoteca un nutrito gruppo di giovani di cui faceva parte un suo allievo, Johnny Smith stringe la mano a un candidato al congresso, rimanendo scioccato dalla visione: egli diventerà presidente degli Stati Uniti d’America, provocando poi un conflitto atomico d’immani proporzioni.
Non potendo rivelare ciò che ha visto, Johnny Smith, ormai consumato dal suo stesso potere, arriva a sacrificare la sua vita per fermare lo psicopatico candidato.
“La mosca” (1986), sicuramente il film più terrificante, presenta lo scienziato Brundle in preda a una metamorfosi causata da un problema con il suo teletrasporto. Infatti si ritrova con il proprio DNA unito a quello di una mosca. La pellicola descrive il lento deformarsi di Brundle, il quale quotidianamente perde letteralmente pezzi del proprio corpo, soppiantati da escrescenze che nulla hanno di umano. Anche la mente cede, arrivando a essere dapprima dominata da impulsi sempre più bestiali, fino alla brutalità estrema dell’ultima trasformazione, in cui Brundle diventerà una vera e propria mosca umanoide.
Troverà la pace solamente grazie alla ex fidanzata, che lo ucciderà pietosamente, non senza rimanere nel terrore poiché la donna è rimasta incinta dell’incauto scienziato.
David Cronenberg termina con questa pellicola il filo conduttore della trasformazione, il filone che lui stesso definisce esistenzialista.
Il regista pone al centro di tutto l’essere umano, ormai non più padrone di se stesso, non più Ragione ma totalmente percorso da eventi che ne minano le fondamenta stessa, relegandolo a un ruolo totalmente immaginario nell’economia della Natura.
L’essere umano è solcato da profonde mutazioni, contro le quali la Scienza è completamente impotente, anzi è schiava di questi virus e delle nuove tecnologie che gli scienziati, con molta presunzione e arroganza, pretendono di dominare.
Alla domanda fondamentale riguardo al senso stesso di ciò che loro accade e del motivo per cui accade, la risposta rimane priva di significato, inascoltata.
Nessuno schema prestabilito, nessuna ricorrenza statistica, nessuna parola di speranza o di conforto sembra possa essere spesa per costoro, in quanto la loro condizione non trova alcun appiglio nella Logica o in qualcosa di esterno e di fisso.
La sostanza del mondo e dello svilupparsi del fenomeno reale permane inespressa, inascoltata e in parte violentata dall’uomo, in un arrogante atto di dominio per usarne le incredibili potenzialità, senza comprendere la totale impraticabilità dell’azione, in quanto la Ragione non percepisce la complessità dell’esistere.
“Al soggetto conoscente che deve la sua individuazione all’identità con il proprio corpo, tale corpo è dato in due maniere affatto diverse: da un lato come rappresentazione intuitiva dell’intelletto, come oggetto tra gli oggetti, sottostante alle loro leggi; ma contemporaneamente è dato anche come qualcosa di immediatamente conosciuto da ciascuno, e che viene designato con il nome di volontà” (Arthur Schopenhauer, “Il mondo come volontà e rappresentazione”, a cura di G. Colli, Adelphi, Milano 1989, libro II, cap. 18, p.162).
La volontà qui rappresentata evidenzia proprio lo stato del corpo percepito al contempo come oggetto fra i tanti oggetti della realtà, è quel continuo impulso, lotta tra le lotte, che spinge avanti tutto, il vero senso del mondo, nasce dal bisogno e ricerca il proprio egoistico ed immediato appagamento, come evidenziato dai personaggi che si avvicendano nei film del regista canadese.
Persone spinte da impulsi irrefrenabili, dominate dal bisogno primario di appagamento, anche a livello sessuale. Le metamorfosi cui sono sottoposti mettono in luce come l’essere umano sia essenzialmente dominato proprio da questo impulso primordiale che domina tutte le cose, essendo l’uomo non solo conoscenza, pura e distaccata, ma entità radicata e generata nel mondo che lo ospita, di cui è una parte e cui tende come tutte le altre entità fisiche.
La sua conoscenza dunque è parziale e soggetta alle modifiche di questa realtà, evidenziata, per sua stessa natura, non dalla logica, ma dalla lotta e dal soddisfacimento dei bisogni che la lotta, il contrasto, la mancanza di cibo o di energia, producono inevitabilmente.
“Ogni volere si fonda su un bisogno, su una carenza, su un dolore, al quale è quindi già in origine e per essenza votato. Ma supponiamo per un momento che alla volontà venisse a mancare un oggetto, che una troppo facile soddisfazione venisse a spegnere ogni motivo di desiderio: subito la volontà cadrebbe nel vuoto spaventoso della noia: la sua esistenza, la sua essenza, le diverrebbero un peso insopportabile. La sua vita oscilla dunque, come un pendolo, fra il dolore e la noia, che sono infatti i suoi due costitutivi essenziali” (Arthur Schopenhauer, “Il mondo come volontà e rappresentazione”, libro IV, cap. 57, pagg 441-442).
Quindi lo scacco esistenziale cui vanno incontro tutti i protagonisti degli incubi in celluloide di David Cronenberg: sono per loro stessa costituzione votati a questo terribile destino di metamorfosi incontrollabili, essendo essi stessi individuazioni della medesima volontà, la quale si produce per alimentare la ricerca e la soddisfazione necessaria dei bisogni, ripresentandosi poi sotto altre forme per non cadere nel tedio del non volere, della mancanza d’impulso, mancanza di vita.
Non esiste alcun modo di sfuggire al principio d’individuazione del reale? Per Schopenhauer, la soluzione consiste nell’anima del genio, di cui però le pellicole di Cronenberg presentano solo alcuni aspetti, mentre in realtà a essere presi sono persone comuni, con vite normali, a volte ordinarie, come Johnny Smith, non desiderato veggente di sventure ma utile anche alla comunità in cui vive, vessato da paure, sospetti e ipocrisie di bassa lega dalla popolazione timorata di Dio.
Rose, Johnny, gli Scanners, Brundle non arrivano a estraniarsi ma a essere estraniati, stranieri alla vita cosi definita come ordinaria, per cadere nel baratro dello straordinario, della nuova forma di soddisfacimento del bisogno, dell’impulso irrefrenabile, a dispetto del genio di Brundle, che in ogni modo tenta di mettere rimedio alla sua condizione, conservando persino i pezzi che perde dal suo corpo, ormai terreno di un tumore metamorfico, arrivato al grado di metastasi.
“La genialità consiste dunque nell’attitudine a mantenersi nell’intuizione pura, perdendovisi; a redimere dalla schiavitù della volontà la conoscenza che le era originariamente asservita; in altre parole, bisogna perdere affatto di vista il proprio interesse, la propria volontà, i propri fini: bisogna per un certo tempo estraniarsi completamente dalla propria personalità, per non restare che puro soggetto conoscente e limpido occhio del mondo” (ancora “Il mondo come volontà e rappresentazione”, libro III, cap. 36, p. 274).
I dolenti metamorfi di Cronenberg arrivano alla totale estraniazione, vivendola con estrema sofferenza e scacco esistenziale.
Nessuno di loro ne esce vivo, tutti si scontrano con il muro del non senso che domina l’atto d’individuazione della volontà.
Nello scontro finale degli Scanners, i due avversari fusi in un corpo solo, ancora lottano pur nella convinzione di essere entrambi l’unico vincitore.
Da questa battaglia mentale, telepatica poiché trasmette palpabile dolore e sofferenza, non esiste estraniazione, non esiste fuga.
Il non senso, il cancro, viene a formarsi ovunque l’umano si nasconda.
Un tumore tremendo, contro il quale nessuna Ragione può veramente nulla.
Il corpo della malattia permane mutante nell’immenso fiume illusoriamente stabile del reale, travalica argini e dighe, per irrompere come un’ondata in piena a turbare la tranquilla boscaglia dove gli animali hanno smesso da tempo di vivere.