«I demoni di Salvini: i postnazisti e la Lega»
db si entusiasma per il libro di Claudio Gatti; quanto mi piacerebbe che fosse letto e meditato dai populisti “per caso”
Il lungo sottotitolo è esplicito: «I postnazisti e la Lega: la più clamorosa infiltrazione politica della storia italiana». Sono questi “i demoni”. E l’autore, Claudio Gatti, ha molti fatti, indizi, testimonianze, ragionamenti a sostegno della sua tesi. Il libro – «I demoni di Salvini» appunto – è uscito a maggio 2019 da Chiarelettere (276 pagine per 16,90 euri) ed è stato subito ristampato ma nel mondo “di sopra” se ne è parlato poco, tantomeno per smentire o negare. Capita, soprattutto di fronte ad analisi serie: e questa lo è.
Il libro è stato pubblicato quando Matteo Salvini era ministro degli Interni e all’apparenza inarrestabile. Ma ha un orizzonte temporale lungo e non “invecchia”: dunque è importante recuperarlo.
L’autore chiarisce subito che il problema non è se il “capitano” – o il “signor 49 milioni” come lo chiamiamo su codesto blog – sia fascista: «Salvini è a mio giudizio molto più preoccupante di un fascista. E’ un cinico opportunista che ha assecondato un’operazione di infiltrazione culturale e politica da parte di un manipolo di persone classificabili come “postnazisti”. E a seguito di tale operazione è diventato agente d’influenza di una potenza straniera, la Russia di Putin». Una tesi pesante che a mio avviso Claudio Gatti riesce a dimostrare con un lavoro minuzioso. Non vi aspettate colpi di scena ma tanti tasselli. Di gruppetto in rivistina, di anello in catena Gatti ricostruisce con pazienza «il progetto di contaminazione» lungo un trentennio. E pazienza deve avere chi legge perchè il vero lavoro di inchiesta quasi mai vive di “pistole fumanti” e scoop.
Si parte da Maurizio Murelli, nome poco noto a chi non si è occupato dell’estrema destra soprattutto per ciò che accadde negli anni ’70. «Murelli è un ex militante di estrema destra con 11 anni di galera alle spalle» [*]. Non il fantomatico “grande vecchio” o il super burattinaio che pigramente si cerca dietro ogni trama italiana ma un «Sommo Suggeritore» sì: è lui infatti – con Mario Borghezio, Alberto Sciandra e altri – a ipotizzare che la Lega di Bossi sia il luogo ideale (per ignoranza in primo luogo) dove i postnazisti potranno infiltrarsi per «un progetto di contaminazione o di inseminazione». Così andrà: «occultamente, ma sotto gli occhi di tutti». Alcuni restano nell’ombra mentre altri assumeranno ruoli di primo piano o quasi: come dimostra la vicenda di Gianluca Savoini [**] arrivato da poco alla cronaca (“nera” in tutti i sensi).
Riassumo con l’accetta alcuni passaggi fondamentali. «Il grande ribaltone» della Lega Nord è la riscoperta dei culti precristiani «e soprattutto il mito del popolo celtico», che era (è) saldamente radicato nell’immaginario nazista. A convincere che la Lega è un buon posto dove celarsi e “seminare” è anche l’applicazione (pur timida e contraddittoria, aggiungo io) della «legge Mancino» [***]. Chi segue con serietà l’estrema destra – per esempio Saverio Ferrari – segnalò che nel quotidiano «La Padania» si stavano annidando molti nefascisti. La denuncia (del 2002) cadde nello stagno istituzional-politico e analoghi silenzi, sottovalutazioni, ironie accompagnarono e accompagnano le varie tappe delle alleanze (anche elettorali) fra Lega e gruppi nazisti: sino alla manifestazione del 25 febbraio 2015 a Roma quando «a fianco e a sostegno del (nuovo) leader leghista ci sono le truppe scelte del leader romano di Casa Pound, Simone Di Stefano, che viene invitato a parlare»
Ce n’è per tutti. A esempio per Marcello Foa, «la persona che Salvini ha imposto al vertice della Rai». O per gli amorosi legami fra i leghisti e i catto-integralisti sia italiani che stranieri, anche loro in preda al delirio sul «piano Kalergi» ovvero la bufala della «sostituzione dei popoli»; la quale, per inciso, emerge molto spesso nei discorsi del “Capitano” ma domina anche «le 74 pagine del manifesto del suprematista bianco Brenton Tarrant, autore della strage nelle due moschee neozelandesi». E soprattutto ce n’è per i legami (non solo politici ma anche di “buoni affari” e finanziamenti occulti) fra la Lega salvinizzata e Putin: negli ultimi capitoli Gatti riprende e amplia il quadro disegnato da Giovanni Tizian e Stefano Vergine in «Il libro nero della Lega» [****]. E qui siamo all’oggi e al domani prossimo.
Le ultime righe del libro pongono una questione gigantesca, nientemeno che «la sicurezza nazionale». Così scrive Gatti sui legami fra la Salvinlega e la Putinrussia: «Parliamo solo di affinità culturali o convergenze politiche? Oppure c’è stata anche collusione finanziaria? Dal punto di vista della sicurezza nazionale è secondario. Quel che conta è che Matteo Salvini e i suoi hanno operato come agenti d’influenza di una potenza straniera non alleata».
Parole come pietre.
In coda a ogni capitolo Claudio Gatti ha inserito un controcanto: «una storia parallela, quella dei Levi-Sacerdoti, la famiglia della professoressa (di matematica e fisica) di Matteo Salvini». Una idea spiazzante quanto efficace soprattutto per chi come Salvini «può diffondere un Pensiero che spaccia come privo di Storia». Una maschera pericolosa che bisognerebbe togliere di faccia al “capitano”.
Presterei o regalerei volentieri questo libro al “tipico” fan di Salvini; o almeno a qualcuna/o del ristretto gruppo di leghisti che non sono analfabeti funzionali. Chissà se smuoverebbe qualche dubbio: da quelle parti tra fede e ragione purtroppo vince la prima.
Visto che faccio sempre “le pulci” a tutte/i aggiungo che ho qualche piccolo disaccordo (politico) con Gatti e che secondo me due/tre passaggi del libro sono troppo semplicisti. Ma si tratta di peccati venialissimi in una inchiesta che sarà fondamentale per gli storici più onesti, quando si guarderà alla Lega con l’occhio lungo.
Ricordo che Claudio Gatti aveva scritto, nel 2018, «Enigate» [*****]: inchiesta coraggiosa quanto documentata che sarà bene rileggere aspettando la sentenza del “maxi processo” – oscurato e/o travisato dai grandi media – per le tangenti petrolifere di Eni.
NOTE
[*] vedi Scor-date: 7 e 12 aprile 1973
[**] in “bottega” cfr Fantasmi (post?)nazisti
[***] E’ la legge 205 del 25 giugno 1993 che sanziona e condanna gesti, azioni e slogan legati all’ideologia nazifascista.
[****] vedi Lega: quanti scheletri nell’armadio ma anche Chi finanzia la Lega? La pista del gasolio
[*****] cfr la mia recensione: Vel-Eni: tangenti, processi, pubblicità, silenzi
NOTICINA: se i treni sono in ritardo, fffffffiguratevi le recensioni di db
Anche questa mia recensione arriva “lunga” e così va a collocarsi nella serie (o rubrica?) «Chiedo venia». Come ho già scritto mi è capitato, mi capita e continuerà a capitarmi di non parlare tempestivamente in blog di alcuni bei libri letti e apprezzati. Perché? I motivi sono tanti, sia seri che banali: a volte – come in questo caso – indugio nella ricerca del momento giusto o magari fatico a rendere la grande emozione ricevuta in regalo dal testo; poi invece vengo risucchiato e soffocato dal quotidiano o dalle stanchezze. Il tempo corre e io arranco. Dunque chiedo venia. [db]
Sono d’accordo. Ma lui è uno pupazzo più pupazzo di tanti altri e sono sicuro che non sa niente di quello di cui straparla. Dice quello che gli dicono di dire e a volte si confonde un poco, come nel caso degli aborti al Pronto Soccorso.
Non si sta accorgendo che lo hanno “montato” ben bene e ora ha la sindrome dell’unto del signore.
Quando gli staccheranno la spina si sgonfierà. Inizieranno per primi i suoi compagni di partito, i leghisti veneti e lombardi.
Sempre che il PD non si suicidi per l’ennesima volta, ma forse no. Questa Elly Schlein ha tracciato il loro futuro. Ha dietro di se da Prodi a Bersani e un bel po’ di “democratici americani”.
La campagna elettorale in Emilia-Romagna di Bonaccini è stata un capolavoro e lei ci ha messo parecchio, forse tutto. Dallo spin-doctor americano, alla creazione di una lista fantasma https://www.ellyschlein.it/ e alla invenzione delle Sardine. La battaglia sui social è stata stravinta. Salvini giocava con un sw vecchio. Qui hanno testato nuovi sw e sofisticati. Meno invasivi.
Non sono per “votiamo il meno peggio”, proprio non delego e infatti il 26 ero in Catalunya, ma è stato un divertimento scoprire piano piano tutto il piano elettorale. Tutti sapevano e da giorni che lo scarto sarebbe stato sopra al 5%. Mi spiace per la Bergonzoni alla quale ha fatto fare una figura di merda e non so se si riprenderà mai più. Fosse intelligente darebbe le dimissioni da senatrice e manterrebbe la promessa di rimanere a guidare l’opposizione in Regione.
A proposito, avete notato che Salvini inizia a dire strane cose, tipo “governo di scopo” per poter partecipare alla vera partita che è quella che ridisegnerà i prossimi collegi elettorali, compito del ministero degli Interni, messa li da quel volpone di Mattarella.
Altra partita sarà quella del prossimo presidente della Repubblica. Può essere anche che un anno o due in più li faccia sempre lui. Napolitano docet.
Bella anche quella che la nuova Governatrice della Lucania che governerà da Roma (!?). Lavoro interinale da casa.
Coraggio, ci vuole speranza. Qui si ride ancora parecchio. Vedere l’Italia dall’estero è altra cosa. Molto meglio. Fuori, Espagna, France, Germania, Belgio non è che stanno poco bene, stanno proprio male. Ne ho conferme dirette da varie amicizie di ogni estrazione sociale.
So che vi farà strano sentirlo ma è cosi e tutto confortato da dati macroeconomici complessivi e non parziali.
Suerte, abbiamo 3.000 anni di storia sulle spalle.
Era da qualche tempo che non leggevo una recensione di tale fattura da parte di db : morale, una recensione di questo livello ti obbliga a leggere il libro, perchè pur avendo studiato la Lega da sempre, oltre a conoscerla bene nei suoi sviluppi dall’osservatorio varesino,credo che nelle tesi di Gatti ci sia molto da apprendere. Vorrei però aggiungere due considerazioni. La prima riguarda i rapporti raffreddati con Putin, e rilanciati con Trump. I leghisti varesini – Fontana docet ( che come regione Lombardia anticipa di sei mesi l’abolizione dei ticket sanitari rispetto al governo ) – sono molto pragmatici, e quindi insoddisfatti del decisionismo di Salvini, che li relega ai margini delle grandi spartizioni governative. La seconda a proposito del post di Claudio : le sardine non solo hanno dimostrato che la ” bestia ” non è infallibile,ma occupando le piazze, cioè ridando un senso ai tanti che in politica non si sono rassegnati al dominio dell’uomo nero, hanno doppiamente in quei luoghi sconfitto Salvini.