I frattali imperfetti e il giorno del malfattore
racconto di Daniela Piegai. A seguire una nota della “bottega”
ANNA
Cancello con un clic tutta la dimostrazione sulla lavagna luminosa.
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Domande? – chiedo. Un ragazzo alza la mano: – Ma se l’universo è composto di frattali, noi siamo solo una parte minuscola di un grande disegno che si ripete uguale nell’universo? Cioè. Siamo un pezzo di frattale. E da qualche parte ce ne sono altrettanti, identici a noi, nei pezzi speculari?
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Potrebbe essere proprio così… – rispondo cauta. – Ma la scienza non offre risposte globali, per quanto possiamo cercarne. Solo risposte parziali alle domande successive. E poi ulteriori domande a cui, via via, cerchiamo risposte… Potremmo anche immaginare un enorme frattale in composizione, disegnato da chissà chi… parte a sua volta di un disegno ancora più grande, che si svolge, davanti ai nostri occhi, come un arazzo medievale, ma non sapremmo mai se le cose stanno davvero così…
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Dunque, il vecchio sogno delle anime gemelle, potrebbe declinarsi nel frattale gemello – ride la ragazza biondina in terza fila.
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E comunque, siccome siamo tutti diversi, saremmo anche frattali, ma siamo frattali imperfetti! – dice il solito spilungone che commenta sempre tutto. Ecco come affondano le mie lezioni. E poi la classe si scompone, come un caleidoscopio di vetri colorati, e tutti escono verso la primavera, belli e allegri come la primavera.
Io rimango a spengere la lavagna luminosa e a raccattare le mie cose, sparse ovunque: gli occhiali sulla sedia, le penne sulla cattedra, la borsa per terra in un angolo, il giubbotto non lo vedo, ma da qualche parte devo averlo appoggiato… e le chiavi… non trovo le chiavi della moto… Sono una disordinata cronica, e semino pezzi in giro come l’antico re lebbroso. Beh, lui per la verità era messo peggio… E poi ridacchio all’idea del frattale gemello. I ragazzi hanno una visione libera e irriverente del mondo, che a volte mi è di grande consolazione. Forse perché di reverenza io ne ho sempre avuta poca. E in effetti mi trovo molto meglio con loro, che con i miei coetanei. Mi sa che non sono maturata bene. O forse sono il frattale più imperfetto di tutti. Ma è sabato, e non ho tempo di commiserarmi: filo quasi correndo verso la moto, tanto a quest’ora sono già usciti tutti e non ho testimoni, e intanto pregusto la corsa verso il mare, il profumo amaro dell’elicriso che spunta a ciuffi sulle dune, e lo scintillio dell’acqua spezzata dal vento.
Maria Giulia
È domenica. Una strana domenica col sole a picco come d’estate, in questo balordo aprile di mutamenti.
Da quando hanno decretato la realtà del cambiamento climatico, sembra quasi che le cose si siano velocizzate. Gioco col mio pupo. Con l’indice gli accarezzo la curva morbida delle gote, gli appiattisco sul capo i capelluzzi teneri che si drizzano sparati in tutte le direzioni, facendolo sembrare un pappagallino con la cresta.
– Ciao cocorito – gli sussurro. E lui mi guarda, con gli occhi ancora azzurri di nascita, indefiniti, tutti da riempire.
Mi stacco a stento dal richiamo del suo odore tiepido, delle sue manine che afferrano manciate del sole che entra a torrenti dalla finestra. Devo preparare il discorso per domani. C’è la giornata dei motivatori, e quest’anno tocca a me invogliare le classi di formazione a scegliere il mio mestiere, nonostante lo stigma che si porta ancora dietro. Ma è il mestiere più bello del mondo, e glielo devo far capire.
Farò un piccolo preambolo, sempre il solito, sul perché siano nate le leggi. E poi farò un rapido excursus sui mestieri che di solito raccolgono più adepti. Ma dopo devo fargli respirare il fascino di quello che faccio io.
E dovrò parlare parecchio di soldi, perché per alcuni di loro è un fattore dirimente. Ma è agli altri che sarà soprattutto rivolto il mio invito.
– Le leggi. Dirò – sono state scritte per regolarizzare e moralizzare situazioni già esistenti di fatto. Ad esempio, tutti voi, credo, siete attirati da una professione che rende molto, in termini economici, come quella del medico. E anticamente i medici, essendo coloro che tengono in mano le chiavi della salute, erano contesi da tutti coloro con problemi di malattie. E finivano per curare solo chi offriva di più. Adesso invece i medici non devono impegnarsi solo per le persone giovani, belle, ricche, potenti, bionde, alte, simpatiche, ma, almeno un giorno al mese, sono obbligati per legge a curare anche i vecchi, brutti, poveri, storti, quelli che non contano nulla, soli al mondo, antipatici. Certo. dirò – il mestiere del medico è bello, e garantisce una rendita non indifferente, e per ventinove giorni su trenta, è anche molto gradevole. Si ha a che fare con l’élite della città, gente di solito molto riconoscente, quando gli si salva il culo.
E poi c’è l’attore. Un altro bellissimo mestiere. Con una vita sola, potete viverne quante volete: per una settimana, un mese, due mesi, potete essere il re di spagna, il pirata barbarossa, la regina di Saba, l’astronauta che esplora i mondi, la fisica teorica che ha inventato la macchina per fotografare l’antimateria. E se siete bravi, raggiungerete la fama e un sacco di soldi. E sarete invitati nelle meravigliose dimore dei reggitori delle città, gustando le prelibatezze dei loro cuochi.
Altro piacevole mestiere, è il costruttore di giochi: potete immaginare le situazioni più assurde, i percorsi più scenografici, potete disegnare lotte apocalittiche dai molteplici livelli, e potete diventare in grado di battere tutti. E se indovinate il trend giusto, avrete molte soddisfazioni economiche, lo sanno tutti. E insieme ai vostri avatar sentirete sulla vostra pelle la felicità di volare sui ponti e i grattacieli, di uccidere i nemici, di vincere, sempre! Sono sicura che i costruttori di giochi vi hanno parlato a fondo dei vantaggi di questo mestiere.
E poi c’è il mestiere della guerra. Quello è un gioco reale, in cui i morti rimangono morti, e nessuno si risveglia alla fine per ricominciare.
Vi chiederete come mai sia legale un mestiere di questo tipo, che per sua natura non ha una durata lunga, perché i giocatori non campano molto: bene, ricorderete cosa vi ho detto all’inizio. Cioè che le leggi normano situazioni esistenti. Ecco, nel caso della guerra, durante i millenni, nessuno è riuscito a estirparla. Dunque siamo stati costretti a legalizzarla. Per una intera settimana, coloro che la sceglieranno come mestiere, potranno esercitarla a patto di non coinvolgere le persone anziane e i nostri conduttori: loro, da sempre, sono stati quelli che mandavano gli altri al fronte. La guerra li ha riguardati solo marginalmente, come danni laterali. Mentre tutti gli altri sono caccia libera. Adrenalina a richiesta.
Devo dire che da quando questo particolare mestiere ha cominciato a riguardare tutti noi, e alcune distruzioni hanno coinvolto le proprietà dei nostri conduttori, si sono levate voci contro chi lo esercita. Quindi, attualmente, non è tra i più gettonati. Anche se, essendo legale da moltissimo tempo, ha una intera settimana a disposizione, ogni mese.
Ma io conosco un mestiere più affascinante. Un mestiere che fa stare col cuore in gola per la maggior parte del tempo, ma che in un attimo ripaga di tutto. Un mestiere che ti mette a contatto coi respiri addormentati dei bambini che sognano sogni a colori, con adolescenti che immaginano un futuro tutto da costruire, con età diverse della vita, ognuna con segreti che non sai… Io conosco un mestiere che ti rende protagonista delle vite di tutti quelli che vuoi, ti fa entrare nelle splendide case che prima potevate ammirare solo da lontano, nelle cucine colme di prelibatezze che non avete mai neppure immaginato… conosco un mestiere che ti fa usare il tuo corpo come un perfetto strumento, ti fa camminare sul filo come un funambolo, ti fa volare da un tetto all’altro, al di sopra delle strade e delle piazze, ti fa usare trucchi come un prestigiatore, ti fa impersonare ruoli come un attore, ti fa studiare le persone come un medico. Se lo scegliete, passerete giorni su giorni a studiare come applicarlo, e in fine potrete in un solo momento raccogliere quello che avete così lungamente progettato. E chini sul respiro addormentato e ignaro del vostro paziente, potrete inebriarvi della vostra onnipotenza. Conosco un mestiere che per un giorno al mese, un solo giorno, perché ciascuno di noi avrà solo quello in cui poterlo esercitare legalmente, vi renderà il padrone della notte.
All’uscita troverete i volantini con l’indirizzo della scuola secondaria che vi aprirà le porte di questo incredibile mestiere, finalmente normato dalla legge. Noi, ragazzi, siamo i ladri.
ANNA
Lunedì: il telefono vibra, al mio polso, e mi sveglia da un sonno buio, pieno di incubi che dimentico subito. È tardi, e devo correre a scuola. Ho lezione alla prima ora. Afferro la borsa, il giubbotto, le chiavi della moto, e, sicura di aver dimenticato chissà cosa, mi precipito fuori.
Non c’è più la moto, non c’è più nemmeno la strada. C’è una bambola per terra, ma non è una bambola.
Evidentemente questa settimana ci ha raggiunto la guerra. Hanno estratto a sorte questo quartiere. E la bomba silenziosa, ultima scoperta, ci ha fottuto la viabilità. E non solo. Due soldati col volto coperto stanno scavalcando le macerie. Mi hanno visto. Rimango immobile, come un gatto davanti ai fari, di notte. E come a un gatto, sento che mi si gonfiano i capelli, ma è solo l’effetto di un’altra esplosione silenziosa, dietro di me.
Siamo davvero frattali imperfetti. E la guerra è il bug della nostra programmazione. Chiudo gli occhi e penso all’elicriso sulle dune, al mare che scintilla e sussurra canzoni.
Sono contenta di essere andata al mare, sabato. Sono contenta di aver visto il cielo pallido e dissanguato dall’alba, domenica mattina.
Questo lunedì fa schifo.
Maria Giulia
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E sappiate – dico quando ho finito il mio discorso – che chiunque tra voi deciderà per questo mestiere, sarà coinvolto nel più grande progetto del secolo.
Un ragazzo alto e allampanato ridacchia cinico: – il colpo del secolo è un classico – alza le spalle come a scuotere via le stupidaggini che ascolta – Cosa intendete svaligiare, la banca mondiale? Fort Knox?
Una biondina in terza fila sembra invece genuinamente interessata: – Ce ne può parlare, o è un segreto? –
Io penso al mio bimbo, che ho lasciato addormentato da mia madre. Penso all’ombra leggera delle ciglia sulle sue guance, al profumo di latte che me lo fa riconoscere anche a occhi chiusi. Penso a questa pericolosa società in cui viviamo, e penso che sono sempre i folli che devono caricarsi del peso di cambiare le cose. E penso che finché ce ne saranno, forse la salvezza è possibile.
Sorrido: – Vogliamo rubare tutte le armi – sussurro. – In un solo giorno spariranno dalla faccia della terra. Noi siamo il sogno che manda avanti il mondo.
UNA BREVE NOTA DELLA “BOTTEGA”
Il racconto di Daniela Piegai si collega a «La stretta di mano del Führer» di Diego Rossi (pubblicato 7 giorni fa). Entrambi usano la fantascienza come grimalello per scardinare il futuro prossimo, così vicino al nostro presente (ma, a volte, ancora indecifrabile). questa piccola “bottega” si offre di ospitare una serie di racconti, in quest’ottica, contro le vecchie-nuove guerre e intorno ad altri domani possibili. Grazie a chi parteciperà … o anche solo leggerà. Le parole sono davvero poco nei momenti più drammatici – come oggi – eppure ogni volta riscopriamo che possono servire. Nell’oggi e nel futuro.
Complimenti. L’ho trovato magnifico. Ciao.
Grazie
Un grande grazie a una delle voci della fantascienza più note e rappresentative in Italia. Per citare solo uno dei suoi libri, che non può mancare nelle nostre librerie: Il mondo non è nostro. Daniela Piegai.
Grazie
Daniela riesce sempre ad entusiasmare chi la legge.
Posso anticiparvi che nel 2024 appariranno diversi testi stupendi, quasi tutti inediti: preparateviba fare il pieno di meraviglie.
Grazie, Daniela. Leggerti è sempre un piacere.
Grazie
Molto bello, grazie!
Grazie
Grazie
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