I giardini di Abele
di Francesco Masala (*),
certo che vedere questo reportage di Sergio Zavoli, su Franco Basaglia e i matti (Alda Merini stava in quella schiera), a TV7, dev’essere stato un colpo per molti.
allora la TV era questa, tra l’altro, oggi è “il grande Fratello” e “Uomini e donne”, questo guardano le mie alunne e i miei alunni (non tutti, ma davvero molti), difficile credere in qualcosa di buono per tutti noi.
qui la versione integrale, con 10 minuti in più, con interviste a malati.
Le immagini, tratte da un documentario realizzato da Sergio Zavoli, nel 1968, raccontano la straordinaria esperienza terapeutica condotta dallo psichiatra Franco Basaglia nel manicomio di Gorizia, all’inizio degli anni Sessanta.
Si tratta di un’autentica rivoluzione nella psichiatria italiana, che restituisce ai malati un ruolo umano e sociale, tramite una continua comunicazione con chi li cura. La natura carceraria dell’istituzione è eliminata e si comincia a studiare la natura del pregiudizio nei confronti del malato, formatosi storicamente con l’avvento della società borghese, che impone l’emarginazione degli elementi socialmente improduttivi.
L’unità audiovisiva mostra gli addetti ai lavori – infermieri, psicologi e medici – intenti a discutere della validità dell’esperienza di Gorizia e lo stesso Basaglia, che spiega le ragioni del suo metodo terapeutico e svela le contraddizioni sociali che, fino a quel momento, avevano di fatto creato “due distinte psichiatrie”, per i poveri e per i ricchi. E’ importante, secondo il grande psichiatra, avvicinarsi alla persona che soffre in un modo estremamente dialettico, che trascende la semplice figura “tecnica” del medico, con l’interesse rivolto prevalentemente al malato piuttosto che alla malattia.
da qui
(*) «Nella prefazione a “Le folgori d’agosto” (edizione Vallecchi 1973) alla domanda sul perché scrive Jorge Ibargüengoitia ha confessato che scrive un libro ogni qual volta desidera leggere un libro di Ibargüengoitia, che è il suo scrittore preferito. Quella lettura fu una folgorazione, da allora ogni volta che voglio leggere qualcosa di veramente bello e interessante che non riesco a leggere da nessuna parte, me la scrivo da me, anche perché non è mica facile per gli scrittori sapere quello che voglio leggere io». Francesco Masala si presenta così. Aggiungo solo che una delle sue frasi preferite è «La libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta» di Theodor W. Adorno. (db)