I padroni della notizia

A parte due quotidiani – che sono di libere cooperative – il quadro italiano, raccontato dal «Centro Nuovo Modello di Sviluppo», è disastroso: sarà bene non farsi illusioni

Il dossier «I padroni della notizia», messo a punto dal Cnms, che è il «Centro Nuovo Modello di Sviluppo», propone un «viaggio nella proprietà dei maggiori quotidiani nazionali». Come spiega Francesco Gesualdi – coordinatore Cnms – è utile per capire chi controlla l’informazione e come il potere economico, quello mediatico e quello politico convergano nelle mani di poche famiglie. Il dossier è visibile – e scaricabile – su http://www.cnms.it.

LE VIGNETTE – scelte dalla redazione della “bottega” – sono di Mauro Biani. Circa un anno fa Daniele Barbieri e Valentina Bazzarin hanno costruito un dossier “pessottimista” su generatività e massmedia, notizie sparate e notizie sparite per la rivista «Cem mondialità»; potete leggerlo qui: Se narrassimo il mondo sottosopra

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Un commento

  • Giorgio Chelidonio

    Fin dai miei primi barlumi di comprensione politica mi aveva stuzzicato il marchio discografico “La voce del padrone” (https://it.wikipedia.org/wiki/La_voce_del_padrone) versione italiota dell’inglese “His Master’s voice” fondata nel 1899!
    Allora come oggi mi faceva riflettere l’immagine del marchio: un cane che sembra curiosare dentro la “tromba” del grammofono. Mi pareva una simbologia della stupidità del consumatore medio attratto pavlovianamente, appunto, dalla “voce del padrone” che in quanto essere gregario riconosce e subisce. Nonostante il marchio inglese fosse approdato in Italia nel 1904, i suoi prodotti furono distribuiti sotto varie denominazioni che non alludevano al significato letterale del titolo, che si rifaceva invece all’idea che la voce (registrata su rullo) del padrone del cane, ormai defunto, venisse riconosciuta da suo cane. Quindi, in origine il “padrone” citato era quello del cane raffigurato. Suppongo che il passaggio da trade-mark inglese non letteralmente tradotto alla sua versione pedissequa sia avvenuto all’interno crono-culturale del vituperato (mai abbastanza) “ventennio”. Aggiornando il concetto ai nostri tempi sempre tel-visuali questa trascrizione potrebbe applicarsi a “Porta a porta” con “la faccia del padrone” (di turno) rappresentata dal suo “servo fedele”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *