I poligoni, dono di dio
Stati maggiori e ministri dichiarano che i poligoni sardi sono intangibili.
Apologia di reato e/o istigazione a delinquere?
del comitato «Gettiamo le basi» (*)
Il Capo di Stato maggiore della Marina, Binelli Mantelli, non si è fatto sfuggire i riflettori dei media sulle manovre di guerra in corso in Sardegna e ha colto l’occasione per reclamizzare la linea “classica”, illustrata anche lo scorso agosto dal ministro della Difesa in visita a Cagliari, in perfetta continuità con tutti i precedenti ministri e stati maggiori: il ruolo strategico della Sardegna è in crescendo per importanza, i poligoni concentrati nell’isola sono di alto valore militare, sono “i gioielli della Corona”, di conseguenza intoccabili, indismissibili, l’occupazione militare si rafforza.
La valutazione della rilevanza militare dell’isola e dei poligoni-gioiello è ineccepibile, la conferma arriva persino dalla classifica delle forze armate Usa che pongono Capo Teulada fra i tre bombing test ranges di eccellenza dell’intero pianeta.
E’ invece intollerabile la conclusione dell’intangibilità e perpetuità della schiavitù militare inferta alla Sardegna. E’ configurabile come istigazione e apologia del reato compiuto ininterrottamente da tutti i ministri della Difesa con l’avallo dei rispettivi governi di vario colore politico. Infatti l’uguaglianza, l’equa ripartizione di obblighi e gravami, di qualunque tipo, fra cittadini come fra Regioni, è il pilastro dell’ordinamento giuridico dell’Italia. Nello specifico, la legge 104 del 1990 ha imposto al ministero della Difesa l’obbligo di eliminare le situazioni di squilibrio tra le Regioni, cioè liberare la Sardegna dall’abnorme e iniquo surplus di gravami militari che la penalizza – il + 60% rispetto alla penisola – porla in condizioni di parità con le altre Regioni.
Dal 1990 a oggi tutti i ministri della Difesa hanno evaso, impuniti, l’obbligo di legge.
Le dichiarazioni dell’ammiraglio e del ministro sono anche l’ennesimo, impietoso smascheramento della bufala della pronta liberazione di Capo Teulada e Capo Frasca senza colpo ferire spacciata ai sardi dai vari politicanti travestiti da liberatori della Sardegna dal giogo militare. Il seducente miraggio – messo a punto e ampiamente propagandato quando è diventato reale il “rischio” di chiusura del gioiello Quirra per intervento della magistratura – ha come “ovvia” contropartita proprio il potenziamento del poligono della morte Salto di Quirra. Grattate via le accattivanti parole dei “nostri rappresentanti”, si sprigiona il tanfo dell’apologia di reato e dell’istigazione a violare la legge a danno dell’isola. Infatti non si esige il ripristino della legalità, l’equiparazione della Sardegna alle altre Regioni, si mendica lo smantellamento di solo un terzo del surplus obbligatorio da eliminare.
Il diritto di eguaglianza non è merce in vendita a saldo! Anche la linea dei nostri politicanti è immutabile nel tempo. E’ riassumibile in pochi capisaldi: occultare, fingere d’ignorare il disposto normativo, l’indecenza di ministri della Difesa fuorilegge da oltre un ventennio; appellarsi a vaghe promesse ministeriali e vacui atti istituzionali non cogenti; dare a intendere che sapranno convincere ministri e vertici militari che due dei tre “gioielli della Corona” sono inservibili fondi di bottiglia; propinare stravaganti analisi geostrategiche sul nuovo ruolo della Nato di protezione civile e sostegno umanitario. A seguire le loro elucubrazioni parrebbe che la Nato abbia ripudiato la guerra e stia attuando il disarmo!
Una vertenza condotta su un’analisi bislacca della realtà e con strumenti spuntati ha la certezza del fallimento. Però è prevedibile che porti ai “salvatori della patria sarda” un po’ di voti, traducibili in poltrone. Il gioco, per loro, vale la candela.
(*) Per contattare il Comitato sardo «Gettiamo le Basi»: 346 7059885 oppure-070 823498