I soliti sospetti
di Mark Adin
Chi ha visto il film di culto “Casablanca” ricorderà il comandante Renault, che per giustificare agli occhi dei Tedeschi, nel Marocco francese da essi occupato, una qualche attività di polizia, non esitava ad impartire un ordine, passato nella storia del cinema per un topos tra i più citati: “Fermate i soliti sospetti”.
“The usual suspects” diventa così l’archetipo di un modo di procedere che la polizia, in ogni parte del mondo, ha da sempre utilizzato. La Storia annovera, da quando viene registrata, eserciti di innocenti chiamati ad assolvere la funzione di rei, con l’unico scopo di dimostrare alla opinione pubblica o allo stesso governo che la polizia c’è, che la polizia combatte il crimine e fa il suo dovere. Vi sono momenti in cui questa attività è più fervida, ad esempio in prossimità delle elezioni, quando si vuole rassicurare l’elettore nel richiedergli il voto.
Nello scegliere il capro espiatorio – chi si sorprende è davvero un ingenuo – è bene non coinvolgere categorie molto strutturate, soprattutto politicamente, e quindi in grado di difendersi smontando la macchinazione poliziesca.
Gli anarchici, in questo, sono perfetti.
Vi sono precedenti tristemente e tragicamente illustri: da Sacco e Vanzetti a Pinelli, se ricordiamo i singoli personaggi storici, ma se consideriamo i gruppi sociali – oggi gli anarchici – “l’area anarcoide”, “l’area antagonista”, con il loro portato di significato vago e allo stesso tempo carico di minaccia per il quieto vivere, costituiscono un soggetto ideale.
Nel disinteresse – e a volte con la complicità – delle forze cosiddette democratiche, i governi e i loro Ministri degli Interni sanno bene che “arrestare i soliti anarchici” è la cosa che può produrre i minori effetti collaterali.
Durante il fascismo era prassi che, quando il Duce visitava la città, un gruppetto di “usual suspects” fosse ospitato in carcere per il tempo necessario e successivamente rilasciato. Prevenzione. La procedura era talmente consueta da far sì che il mio compagno e compianto Bassano Vimercati, anarchico, ogni volta preparasse, con gesti abituali, il sacco con il cambio, salutasse la sua compagna e scendesse davanti a casa ad aspettare i due carabinieri (avete presente quelli di Pinocchio?) che lo avrebbero scortato in galera, chiacchierando con lui del più e del meno. Naturalmente, il trattamento era esteso agli antifascisti in genere, quelli considerati più pericolosi, ma gli anarchici sono in ogni tempo perfetti, perché per definizione sono ritenuti privi di organizzazione, a volte a ragione, e per questo più deboli.
Venendo a oggi, mi pare ragionevole supporre che, pur non conoscendo i fatti nel loro dettaglio, la vicinanza del voto amministrativo, in una fase in cui il Ministero, soprattutto agli occhi dei suoi stessi elettori, non brilla per efficacia nel contrasto alla immigrazione detta clandestina, abbia chiesto alla polizia di “darsi da fare”, e qualche zelante operatore “sul territorio” abbia preso l’iniziativa.
La stampa nazionale – tutta – ha subito ripreso una notizia con i consueti titoloni, amplificando un fatto accaduto a Firenze che, se non capisco male, è riassumibile nel tipo di reato contestato, tra gli altri capi di accusa, a una ventina di “giovani tra i venti e i trent’anni” che frequentano un centro sociale: associazione a delinquere finalizzata alla realizzazione di istigazione a delinquere.
Devo fare appello a tutta la mia concentrazione per seguire il percorso di questo anacoluto giuridico, di questa capriola, di questo triplo salto mortale carpiato con scappellamento a destra. Incommentabile.
Laura Montanari firma l’articolo di Repubblica sotto al titolo: Blitz contro gli anarchici – 22 misure cautelari. Nel pezzo c’è un divertente tassello relativo alla intervista ad alcuni studenti oggetto dei provvedimenti cautelari. Copio e incollo: “Lo fanno passare come il grande blitz che ha sgominato una pericolosa cellula anarchica. Ma quando mai? Io la lotta politica e le proteste non le rinnego, figurarsi se rinnego che ho protestato perché non hanno voluto farmi partecipare al dibattito con la Santanché o i cortei contro la riforma, ma non faccio di certo parte di un’organizzazione criminale, dice un ragazzo del collettivo 400colpi in piazza Brunelleschi”.
In televisione, canale pubblico, assisto a una veloce intervista al funzionario che ha coordinato le indagini che hanno permesso di individuare e annientare la pericolosissima cellula anarchica, durante la quale il poliziotto – pare ci tenga molto – distingue candidamente tra gli anarchici di area antagonista e gli anarchici di area insurrezionalista che, asserisce, sono molto, ma molto più pericolosi. Insomma, anche lo stesso artefice dell’operazione sembra chiarire che, in questo caso, trattasi di meri dilettanti e non di incalliti professionisti. Ma pur sempre anarchici, naturalmente, e tanto basta.
Continuo a leggere su Repubblica la dichiarazione di un altro studente fermato: “Mi hanno preso le impronte, ad alcuni hanno anche fatto depositare il dna.”
Rileggo incredulo: il DNA?? Il di … enne … aaaaa?
Mi affretto a terminare la lettura, divoro il testo dell’articolo di Repubblica, voglio sapere, infine tiro un sospiro di sollievo: a nessuno degli studenti hanno fatto eseguire la colonscopia.
C’è ancora democrazia in questo Paese.
Mark,di colonscopie (nella maxima prAivacy)ce ne hanno fatte 11,undici, ma dato l’alto”sospetto” di presenza di cellule Anarchiche Antagoniste,il referto è stato consegnato per ogni ulteriore acc(arcera)-ta-mento ai servizi segreti,all’ucigos ed alla benemerita confraternita loggia Propaganda 2-3 e prossime seguenti… Le forze del (dis)ordine l’hanno fatta Fuori (dalla tazza) Luogo,ed invece di indagare su chi assassina Il Fiore di Campo Peppino Impastato,non fanno neanche Cento Passi ma cercano i Quattrocento Colpi… Per la seconda volta oggi…:povera Terra Madre stuprata dai portatori di morte.
davvero inquietante…..