Il 14 ottobre 1940 muore Woizero Romanework Hailé Selassié

La figlia dell’imperatore etiope muore a Torino, dopo anni di deportazione all’Asinara

di Benigno Moi

 

 

Romanework Hailé Selassié (Melagrana d’oro, tradotto in italiano) era la figlia maggiore di Hailé Selassié, l’ultimo imperatore dell’Etiopia.

Quando l’Italia fascista invade l’Etiopia[1] [2], nell’ottobre del 1935, la primogenita del negus ha solo 22 anni, ma già da cinque è sposata col Degiac Merid Bayané, Governatore generale della provincia di Bale, nel sud dell’Etiopia, e da pochi mesi ha avuto il terzo figlio, Lul Segd Bayané Merid, che morirà prima di compiere due anni nel campo di prigionia dell’Asinara, dove fu internato assieme alla madre e ai fratelli.

Infatti, mentre Hailè Selassiè, in vista della capitolazione di Addis Abeba, sceglie di recarsi in esilio in Gran Bretagna, Romane resta a fianco del marito, allora a capo della resistenza all’invasione italiana.

 

Dopo la strage di Addis Abeba del febbraio del 1937 (Yakatit 12,  Giorno della Memoria in Etiopia[3] [4]) Merid Bayané viene catturato e fucilato dagli italiani, assieme a molti dei suoi uomini, e Romane, assieme ad altre centinaia di funzionari e membri dell’élite politica e dignitaria etiope, viene fatta prigioniera e deportata in Italia. Dopo varie traversie, e dopo che i deportati vengono divisi in diversi gruppi, Romane  finisce nel Campo di Prigionia dell’Asinara[5].

Nell’isola/prigione rimarrà sino al 1939, in condizioni di relativo privilegio ma in un luogo infestato da comprensibili disagi e malattie, dal tifo alla TBC. E infatti qui vedrà morire di tubercolosi il suo bimbo più piccolo, Lul Gideon, di due anni, che sarà seppellito appunto nell’isola.

Si ammalerà pure lei, che nel 1939, per intercessione del cardinale Barlassina, viene trasferita a Torino per curarsi, reclusa presso la Missione della Consolata. A Torino si convertirà al cattolicesimo e, sempre qui, muoiono sia lei, a soli 27 anni, che un altro figlio. Gli altri due rientreranno in Etiopia nel dopoguerra.

Romane ancora oggi è seppellita nel Cimitero monumentale di Torino, nonostante la richiesta dell’’Etiopia di poter riportare ad Addis Abeba la sua salma, e nonostante interrogazioni parlamentari in proposito.

 

Romane all’Asinara

Sulla permanenza di Romane Work all’Asinara esiste una buona documentazione e una documentazione fotografica, grazie soprattutto al fatto che il telegrafista dell’isola, il maresciallo della Marina Guglielmo Massida, era un appassionato di fotografia ed ebbe modo di documentare la vita della principessa coi figli e altri deportati etiopi (dignitari e damigella di Romane), sull’isola. Lo stesso figlio di Massida che, ragazzino, ebbe modo di incontrare Romane e i figli, anni fa raccontò alla stampa i suoi ricordi.

Campo prigionia dell’Asinara  

Molti di questi materiali, con documenti e testimonianze, sono visibili sul sito Isola-AsinarA.it, creato nel 2016 da Carlo Hendel, agronomo romano che, quando l’Asinara era ancora il terribile carcere che conosciamo, fu nominato alla direzione agrozootecnica della Casa di Reclusione. Si innamorò dell’isola e della sua storia, e anche dopo la fine di quell’incarico e la fine (speriamo definitiva anche -se è capitato che qualcuno ne riproponesse l’apertura[6]) dell’Asinara “cayenna”[7], Hendel ha continuato a interessarsi della natura e della storia dell’isola, non solo sul suo blog, ma anche collaborando a pubblicazioni sull’ormai istituito Parco Nazionale dell’Asinara.

Romane a Torino

“C’è una storia che lega con un filo invisibile Torino con l’Etiopia e con il rastafarianesimo giamaicano. È una storia che pochissimi conoscono e che ha come protagonista una bellissima principessa africana di nome Romane Worq”.[8]

La principessa Romanework a Torino con i suoi tre figli Ghetacciù, Merid e Samson e i due ragazzi più grandi al suo servizio

 Anche sulla permanenza di Romane e dei figli superstiti a Torino, dove è sepolta, negli ultimi anni si sono prodotti varie testimonianze, legate in particolare alle iniziative che ruotano attorno al Romane Work Days[9]. La frase riportata sopra si trova nella pagina dedicata ad un album musicale uscito nel 2020 dedicato proprio alla principessa, scaricabile gratuitamente: https://gpgmusic.bandcamp.com/album/romane-worq

 

Reggae

Come noto, per i seguaci del Rastafari[11] [12] il Negus e i suoi discendenti sono considerati delle divinità (“per milioni di fedeli del Rastafaresimo (il credo religioso di Bob Marley, per intendersi) lei era ed è tuttora considerata alla pari di una divinità. E questo perché riconoscono nel padre Hailé Selassié, morto ad Addis Abeba nel 1975, nientemeno che la figura di Gesù Cristo nella sua «seconda venuta in maestà, gloria e potenza”. in La Nuova Sardegna: Triste Asinara, 14.10.2017[13]). Per questo motivo non è raro che la storia di Romanework sia raccontata anche in rete da siti che si occupano di Bob Marley e di musica reggae.[14]

Per approfondire, qualche altro link oltre quelli nelle note

* Sul colonialismo italiano in Africa orientale e campi di prigionia fascisti

https://www.wumingfoundation.com/giap/tag/colonialismo-italiano/

https://www.storiastoriepn.it/yekatit-12-foibe-ed-esodo-etiopici-quando-il-fascismo-italiano-sperimento-gli-strumenti-della-shoah-in-africa/

https://it.wikipedia.org/wiki/Monumento_allo_Yekatit_12

https://campifascisti.it/pagina.php?id_pag=1

 

* Su Romanework

wikipedia

princesa-romaneowork

lanuovasardegna.triste-asinara-i-giorni-al-confino-di-romane-worq

https://www.istoreto.it/mostre/la-principessa-etiope/

https://www.sermig.org/idee-e-progetti/nuovo-progetto/articoli/a-una-mamma.html

Romanework in processione a Torino

https://www.piemonteis.org/?p=3458

 

* Sull’Asinara, campo di prigionia sotto vari regimi e parco

https://www.parcoasinara.org/

https://infoaut.org/approfondimenti/le-cayenne-italiane-pianosa-e-asinara-il-regime-di-tortura-del-41-bis

https://www.sardiniapost.it/blog/i-dannati-dellasinara-in-album-ritrovato-lodissea-dei-prigionieri-austro-ungarici-nellisola/

damigella etiope all’Asinara

 

NOTE

[1] https://www.wumingfoundation.com/giap/2021/01/yekatit-12-febbraio-19-ricordiamo-i-crimini-del-colonialismo-italiano/

[2] https://www.internazionale.it/opinione/wu-ming-2/2021/02/15/mappa-colonialismo-italiano

[3] https://www.wumingfoundation.com/giap/2021/01/yekatit-12-febbraio-19-ricordiamo-i-crimini-del-colonialismo-italiano/

[4] https://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Addis_Abeba

[5] https://www.isola-asinara.it/asinara-un-posto-nella-storia-etiope/

[6] https://archiviopubblico.ilmanifesto.it/Articolo/2003156146

[7] https://www.labottegadelbarbieri.org/la-sardegna-e-la-cayenna-dello-stato-italiano/

[8] https://gpgmusic.bandcamp.com/album/romane-worq

[9] https://www.civico20news.it/sito/articolo.php?id=39244

[10] https://www.civico20news.it/sito/articolo.php?id=39244

[11] https://www.rastafari-regna.com/sezioni/fedeinbreve.html

[12] https://it.wikipedia.org/wiki/Rastafarianesimo

[13] https://www.lanuovasardegna.it/tempo-libero/2017/10/14/news/triste-asinara-i-giorni-al-confino-di-romane-worq-1.15992120

[14] https://reggaespotlights.blogspot.com/2015/05/princesa-romaneowork.html

Documenti sulla morte all’Asinara del piccolo Lul

Benigno Moi on Email
Benigno Moi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *