Il buon Vaticano ti ruba i soldi dalle tasche e…
... e lo Stato italiano fa (al solito) da informatore, da palo, da ricettatore, da giudice-complice. Fortuna che UAAR ci sa sapere le truffe più recenti e ci invita ad organizzare un’opposizione.
8xmille: il governo mette le mani sulle scelte inespresse della gestione statale
«Avevamo parlato di ‘ritocchino che sa di propaganda’. Ma leggendo cosa hanno davvero intenzione di fare è molto peggio del previsto». Roberto Grendene, segretario dell’Uaar, associazione da sempre impegnata per l’abolizione o la revisione totale dell’8xmille, commenta così il testo del decreto legge 105, pubblicato in Gazzetta ufficiale il 10 agosto, relativamente alle novità introdotte in materia di ripartizione dell’8xmille attribuito alla diretta gestione statale.
Il decreto prima di tutto stabilisce che la quota dell’8xmille dell’Irpef attribuita alla diretta gestione statale, riferita alle scelte effettuate dai contribuenti a favore dello Stato senza l’indicazione della tipologia di intervento, oggetto di ripartizione nell’anno 2023, sarà utilizzata prioritariamente per il finanziamento di interventi straordinari relativi al recupero dalle tossicodipendenze e dalle altre dipendenze patologiche, sulla base delle domande presentate dagli interessati entro il 31 ottobre 2023 e, per la parte eventualmente rimanente, in proporzione alle scelte espresse.
«Il Governo Meloni, a differenza di quanto si era inizialmente compreso, non si limita ad aggiungere una nuova scelta nell’8×1000 a diretta gestione statale (“recupero dalle tossicodipendenze e dalle altre dipendenze patologiche”) ma mette le mani sulle scelte inespresse. E non quelle relative all’8×1000 in generale. Quelle continueranno a essere ripartite a beneficio delle confessioni religiose (è il diabolico meccanismo con cui i vescovi sottraggono alla fiscalità generale un miliardo di euro al posto dei circa 390 milioni che spetterebbero loro conteggiando solo il 28% di scelte reali per la chiesa cattolica). No, per ‘il finanziamento di interventi straordinari relativi al recupero dalle tossicodipendenze e dalle altre dipendenze patologiche’ il Governo Meloni ha pensato di sottrarre fondi che, anche in linea con le osservazioni della Corte dei conti, venivano ripartiti tra le voci ammesse per la scelta ‘Stato’ che in base ai dati pubblicati per la prima volta il mese scorso sono, in ordine di preferenza: Edilizia scolastica di proprietà pubblica (29,80%), Calamità naturali (13,32%), Fame nel mondo (7,86%), Beni culturali (7,42%), Assistenza ai rifugiati (2,51%). Ecco, il Governo Meloni ha pensato di attingere da quel restante 42,79% di scelte ‘Stato’ (una cifra che supera i 50 milioni di euro, con trend in crescita) per finanziare organizzazioni che presenteranno domanda entro il 31 ottobre 2023. Sappiamo già come andrà a finire – sottolinea Grendene – verranno destinati ulteriori fondi pubblici a organizzazioni private religiose che pretendono di curare le ‘dipendenze patologiche’ invece di sostenere il Servizio sanitario nazionale».
Ma c’è di più: il decreto stabilisce che a partire da quest’anno, in caso di tipologia di intervento non indicata da parte dei contribuenti, la quota a diretta gestione statale sarà ripartita tra gli interventi ammessi secondo le finalità stabilite annualmente con deliberazione del Consiglio dei ministri e solo in assenza di queste ultime in proporzione alle scelte espresse.
«L’invito dell’Uaar è a mettere nero su bianco tutte le scelte che è possibile effettuare nella scheda 8×1000 della dichiarazione dei redditi. Perché delle volontà degli italiani a questo governo, come ai precedenti, sembra non importare molto».
Per approfondire: https://www.occhiopermille.it/
Quasi un giornale su due finanziato dallo Stato ha come editore di riferimento la Chiesa
Tra i 117 giornali e periodici che si dividono la fetta più grossa della torta dei contributi pubblici all’editoria, ben 55 (pari al 47,01%) sono testate e riviste di chiara matrice cattolica se non addirittura organi di stampa che fanno capo ad alcune delle 226 diocesi italiane. In pratica quasi un giornale su due finanziato dallo Stato ha come editore di riferimento la Chiesa.
«Anche se i dati sono regolarmente diffusi dal Ministero non è affatto agevole risalire alla proprietà o al gruppo di controllo delle testate sovvenzionate. Sono infatti una netta minoranza quelle riconoscibili, come ad esempio La vita cattolica, mentre immaginare che ci siano le diocesi dietro a Il Cittadino, il Corriere di Saluzzo o La Libertà è più arduo», commenta Roberto Grendene, segretario dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaar). «Per questo la nostra associazione ha pensato di iniziare a far luce su questo aspetto del finanziamento pubblico all’editoria, rendendo noto l’elenco delle 55 testate cattoliche beneficiarie del contributo saldato nel 2023 per le “imprese editrici di quotidiani e periodici editi e diffusi in Italia”, aggiungendo per ognuna il diretto proprietario o il controllore».
Si scopre così che su 72 milioni e 300 mila euro, i 55 beneficiari di orientamento cattolico incassano 25 milioni e 915 mila euro, cioè il 35,84% del totale. Sul podio della classifica Famiglia cristiana (6 milioni), Avvenire (5 milioni e 573mila euro) e Il cittadino (1.424.000 euro), una testata diocesana del Lodigiano e del sud di Milano.
«È impressionante che a far man bassa di contributi pubblici sia per l’ennesima volta il mondo cattolico», prosegue Grendene. «Ben il 36% dei 72 milioni che in teoria dovrebbero essere destinati a sostenere il pluralismo dell’informazione vanno infatti a finire in tasca alla stampa controllata da diocesi, congregazioni religiose e gruppi ultra cattolici come Comunione e Liberazione. E il “doping” religioso nella carta stampata non si ferma qui».
«Avvenire, giornale dei vescovi che incassa 5,6 milioni di euro, è dato come quinto quotidiano più seguito in Italia», spiega Raffaele Carcano, direttore della rivista edita dall’Uaar, Nessun Dogma, che alla questione ha dedicato un approfondito articolo di Federico Tulli. «Ma se si controlla meglio si scopre che il quotidiano dei vescovi detiene un discutibile record: l’85% delle copie – cartacee e digitali – è costituito da copie gratis, iperscontate o acquistate da non specificati terzi (con tutta probabilità parrocchie: in un circolo vizioso per cui le vendite lievitano e con esse anche i fondi ricevuti). In pratica con i milioni dei contribuenti può permettersi di circolare gratuitamente o a prezzi di estremo favore, rappresentando così il giornale proporzionalmente meno scelto (rispetto ai fondi ricevuti) da chi vuole spendere qualcosa per leggersene uno. L’ennesimo gigantesco spreco di fondi statali è una volta di più un carissimo regalo alla Chiesa».
Per approfondire:
- articolo di Federico Tulli su Nessun Dogma;
- articolo di Raffaele Carcano sul blog dell’Uaar;
- l’elenco delle 55 testate cattoliche beneficiarie del contributo saldato nel 2023.
Grazie sempre per le vostre informazioni e oggi soprattutto per l’articolo sulla UAAR di cui sono socia dal 2007, quando aprimmo il circolo a Ravenna, poi purtroppo chiuso per mancanza di attivisti.