«Il cacciatore»: i cattivi vietcong e …
… e la roulette russa degli Usa
Il 1 novembre 1955 inizia la guerra in Vietnam. Chief Joseph prova a raccontarlo attraverso il film di Cimino cioè nell’ottica dell’America che si crede buona
«Il Cacciatore» (The Deer Hunter)
Regia: Michael Cimino – Soggetto: Michael Cimino, Louis Garfinkle, Quinn K. Redeker – Sceneggiatura: Derek Washburne – Fotografia: Wilmos Zagmond – Scenografia: Ron Hobbe, Kim Svados – Effetti speciali: Fred Cramer – Musica: Stanley Myers – Montaggio: Peter Zinner – Interpreti: Robert De Niro, John Cazale, John Savage , Christopher Walken, Meryl Streep, George Dzundza, Chuck Aspegren, Shirley Stoler, Rutanya Alda, Pierre Segui, Mady Kaplan, Mary Ann Haenel, Richard Kuss, Amy Wright – Durata: 183’ – Origine: USA – Anno: 1978 – Produzione: Universal Emi Film
Trama
Tre amici – Mike, Nick e Steven – lavorano nella stessa acciaieria di Clayton in Pennsylvania e sono appassionati cacciatori di cervi. Vengono chiamati alle armi per la guerra in Vietnam. Alla vigilia della partenza Steven sposa Angela. In Indocina cadono prigionieri dei Vietcong e vengono torturati con sadiche pratiche come la roulette russa e l’immersione nelle acque di un fiume. Riescono a fuggire e si perdono di vista. Mentre Mike ritorna decorato a Clayton, Steven finisce in ospedale, paralitico. Nick sotto trauma e quasi privo di memoria fa la roulette russa a Saigon per gli scommettitori. Nella piccola città statunitense il reduce ha una relazione melanconica, un poco squallida, con Linda, la ragazza di Nick. Poi persuade Steven a riprendere la vita di prima e raggiunge Nick mentre Saigon è nel caos. Non riesce tuttavia a impedire che l’amico rimanga ucciso scommettendo alla roulette russa. Dopo il funerale di Nick i superstiti si incontrano in una mesta riunione a Clayton.
Commento
«Il Cacciatore» è un film che si colloca decisamente fuori dalla logica “Hollywood lieto fine” poiché sposta radicalmente il rapporto fra il bene e il male; quest’ultimo non è più qualcosa presente all’interno della società e sconfiggibile attraverso l’azione congiunta di tutti i membri della comunità, bensì la società (americana in questo caso) diventa salva nel suo complesso e il male proviene solo dall’esterno. L’universo del film è diviso in termini manichei fra il bene e la positività rappresentati da Clayton, la cittadina statunitense di cui sono originari i tre protagonisti, e il male e la negatività rappresentati dal Vietnam. Non esistono contraddizioni all’interno del microcosmo bene e, quando queste esplodono – è il caso della triste fine di Steven e Nick – le colpe sono da ascrivere completamente al Vietnam che viene demonizzato. Tuttavia l’ambiguità di questo film da un punto di vista ideologico è rappresentato dal fatto che non è scopertamente un prodotto di propaganda filo-imperialista come «Berretti Verdi» ma tende ad esplicitare la psicologia di alcuni personaggi in condizioni particolari. Ed è proprio la presentazione dei protagonisti e le loro interazioni che fanno acquisire al film le connotazioni di un’opera votata alla dimostrazione di tesi decisamente poco pacifiste, quali il concetto di valore, di forza ed eroismo.
Volendo dimostrare queste affermazioni possiamo indicare percorso di ricerca e di lavoro: considerando i tre amici, soggetti eroi dell’azione nella cittadina di Clayton, ci si accorge che il loro obiettivo è una vita tranquilla e felice, mentre la causa che li fa agire è rappresentata dalle enormi possibilità della società americana. I destinatari risultano quindi essere loro medesimi o gli altri membri della comunità.
Spostando il raggio di azione nel Vietnam, i tre soggetti-eroi agiscono a causa della crudeltà dei Vietcong per raggiungere l’obiettivo della libertà finale. Tuttavia in questo contesto cambia il destinatario dell’azione che non è solamente, come potrebbe apparire a un primo sommario esame, la loro libertà, ma la libertà di tutto il mondo civile. Non a caso la società vietnamita pare un ammasso informe di rapporti, un insieme di persone incapaci di intendere e di volere. In questo modo Cimino accetta implicitamente la logica della guerra che gli serve solo da sfondo per dimostrare le sue tesi. Tuttavia non sembra valutare troppo approfonditamente le conseguenze che derivano da una accettazione implicita della guerra, sia pure a vantaggio di un popolo “incapace di intendere e di volere”.
La struttura ideologica complessiva del film è così rappresentabile. Soggetto Eroe: Clayton-Usa; Oggetto valore: la difesa dei popoli oppressi; Destinante: l’incapacità di costoro di difendersi; Destinatari: i popoli oppressi; Adiuvanti: i giovani eroi americani; Opponenti: le bestie Vietcong.
Questa logica viene abilmente mascherata dal tentativo descrivere psicologicamente alcuni personaggi, anche se questa operazione di psicoanalisi non è fatta in un contesto asettico, ma, guarda caso, all’interno di una guerra come quella del Vietnam. In tale contesto Mike acquista le connotazioni del super eroe, del personaggio con caratteristiche carismatiche al di fuori della norma che si batte contro il male, che è al di fuori della società (quella yankee) e risulta presente come germe endemico nel mondo. Diventa estremamente significativo il fatto che mentre Steven e Nick si perdono in vari modi, Mike ritorna decorato e poi riparte per recuperare l’amico che “si esibisce” alla roulette russa. Non esiste considerazione per lo sconfitto, il perdente, lo sfortunato, perché tutta l’ideologia del film ruota attorno al personaggio vincente, a colui che, pur in mezzo a contraddizioni e difficoltà, riesce a tenere alta la bandiera dell’eroe positivo, dell’eroismo e del valore con valenza universale.
MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.
Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.
La redazione – abbastanza ballerina – della bottega