Il cacreco Daniel Ortega
La salute del comandante traballa, ma tutto ciò che riguarda le sue condizioni di salute è un segreto di Stato.
di Bái Qiú’ēn
Il termine «cacreco» è tipico di alcuni Paesi del Centro America, compreso il Nicaragua, pur con alcune accezioni distinte. Riferito a una persona, secondo il dizionario di americanismi della Real Academia Espanola è sinonimo di «enclenque», ossia debole, infermo, traballante. In altri dizionari: «decrepito o estremamente vecchio». In Nicaragua indica pure la debilitazione delle facoltà fisiche e mentali a causa dell’età avanzata.
Naturalmente, tutto ciò che riguarda le condizioni di salute di Daniel è un segreto di Stato (come lo era per i dirigenti politici nella vecchia Unione Sovietica). Per cui, da alcuni anni a questa parte si è variamente speculato, partendo dal fatto innegabile che mai esce di casa durante il giorno, ma solo quando il sole è tramontato e sempre con un giubbetto a maniche lunghe e un berretto in testa: alcune voci parlano di lupus erimatoso sistemico (LES), malattia cronica in cui il sistema immunitario attacca le cellule del suo stesso organismo e, in maniera graduale, può provocare l’infiammazione di articolazioni, pelle, cellule del sangue, reni, polmoni, elementi fondamentali del sistema nervoso, cuore e altri organi. Si è spesso recato a Cuba nella speranza almeno di alleviarla e tenerla sotto controllo: seguendo i consigli dello specialista, circa l’80-90% dei pazienti affetti, hanno infatti la possibilità di vivere oltre dieci anni dalla diagnosi. A tutt’oggi, però, non esiste alcuna cura definitiva, per cui, essendo la sua pelle «fotosensibile», Daniel deve continuare a comportarsi come il conte Vlad Drăculești, poiché i raggi U.V.A. causano danni rilevanti alle cellule della cute, presentandosi come lesioni erimatose. Tant’è che nelle occasioni ufficiali che si svolgono forzatamente nelle ore diurne, sono in genere i suoi figli a rappresentarlo, come nel recente accoglimento di Lavrov all’aeroporto da parte del principe ereditario Laureano (19 aprile), evidente candidato alla successione prima come vice della madre Rosario poi come presidente effettivo.
Inoltre, confrontando i video recenti con quelli di alcuni anni fa, con facilità si nota che Daniel deambula sempre più lentamente e sempre più ingobbito (oltre che della vecchiaia, la stanchezza è un sintomo del Lupus), mostrandosi ormai come l’ombra di ciò che fu, quel «gallo ennavajado que ya tiene preparado el pueblo trabajador» della campagna elettorale del 1990, quando appariva come un cantante rock sul palco di un concerto.
Per contenere gli effetti del Lupus, le cui cause non sono note, e per tenere sotto controllo i meccanismi immunitari alterati, oltre a proteggere il paziente dallo sviluppo di focolai di attività, di solito i medici utilizzano cinque grandi gruppi farmacologici: analgesici, cortisonici, antinfiammatori, steroidi, immunosoppressori, anticorpi monoclonati e antimalarici. Tutti medicinali con notevoli controindicazioni.
Gli analgesici sono utili per ridurre il dolore, ma non intervengono a risolvere la causa dell’infermità. I cortisonici possono provocare mal di testa e capogiri, come pure gli antimalarici. Effetti collaterali degli steroidi possono essere i disturbi del comportamento, quali l’aumento dell’aggressività e della violenza, mentre gli immunosoppressori alle volte provocano ipertensione.
A Cuba sono in grado di fornire cure di qualità ai pazienti affetti da questa patologia, con un ampio riconoscimento internazionale, inclusa la collaborazione scientifica con importanti associazioni di ricercatori come il Gruppo Latinoamericano per lo Studio del Lupus (GLADEL) e con pubblicazioni su riviste scientifiche e accademiche di tutto il mondo.
Il prossimo 11 novembre Daniel compirà 78 anni (Scorpione) e si può notare, nelle sue sempre più scarse apparizioni in pubblico, che pare fisicamente compromesso se non proprio deteriorato, dominato dallo stress, con gravi difficoltà di deambulazione e di mantenimento dell’equilibrio: per restare in piedi ed evitare di cadere deve spesso usare i suoi accompagnatori come sostegno fisico: più che il compito di proteggerlo, la sua scorta pare abbia ormai quello di sorreggerlo fisicamente (le vertigini sono un sintomo del Lupus). È un deterioramento fisico innegabile, che chiunque può notare. Allo stesso tempo è evidente che abbia poca resistenza per rimanere eretto durante le manifestazioni pubbliche: “tatticamente” resta seduto per tutto il tempo oppure si aggrappa al bordo del tavolo o allo schienale della sedia. L’affaticamento è un altro sintomo del Lupus: la stanchezza è infatti quello più comune e che influisce maggiormente sulla vita quotidiana di chi ne è affetto.
Ciò che è ancora più importante è, però, un chiarissimo deterioramento mentale che si riflette nei suoi discorsi con eccessive ripetizioni, errori pacchiani (come confondere la data del giorno in cui sta parlando) e una quasi nulla capacità di integrare e amalgamare eventi recenti con i soliti richiami “storici” a Sandino o alla lotta antisomozista o alla guerra fredda (per inciso: è l’unico governante al mondo “sopravvissuto” alla caduta del Muro di Berlino). In poche parole, mostra un’evidente senescenza mentale: uno dei tipici sintomi della senilità è la perdita della memoria recente: l’aumento dei disturbi sia della memoria sia della concentrazione mentale è un effetto collaterale del Lupus. Secondo un’altra definizione dei dizionari, il termine «cacreco» indica la persona che vaga da un luogo a un altro (per estensione, non solo fisicamente ma pure mentalmente).
Questo deterioramento psico-fisico si riflette ovviamente nella scarsa capacità di analisi razionale, ormai in caduta libera, come poco tempo fa ha rilevato pure Papa Francesco: «Con mucho respeto, no me queda otra que pensar en un desequilibrio de la persona que dirige» (10 marzo 2023). Questo «desequilibrio» avvantaggia notevolmente Rosario Murillo nella sua congenita e non occultata sete di potere: «A causa della definitiva assenza del Presidente della Repubblica, assumerà l’incarico, per il resto del mandato, il Vicepresidente e l’Assemblea Nazionale dovrà eleggere un nuovo Vicepresidente» (art. 149, Costituzione).
Nel marzo del 2009, durante un’intervista con il giornalista britannico David Frost, Daniel aveva dichiarato che si aspettava di vivere almeno fino ai 97 anni come sua madre Lidia Albertina Saavedra Rivas, deceduta nel 2005. In quel 2009 aveva 64 anni e si augurava di campare almeno fino al 2041: «Mia madre è vissuta novantasette anni. E spero di poter vivere abbastanza a lungo da contribuire a questa nuova fase di sviluppo della rivoluzione [sic]. Questi sono tempi eccitanti, ma c’è una guerra psicologica contro di noi. Ad esempio, Ernesto Cardenal ha detto che non posso stare al sole, che soffro di una malattia per cui non posso espormi alla luce del sole, ed è per questo che mia moglie Rosario ha un ruolo così significativo [sic]. Fa parte della guerra psicologica creare immagini che sono solo nella testa di persone interessate a fare del male [sic]». Tralasciamo l’accenno alla guerra psicologica che, nella terminologia, evidenzia la formazione militaresca di Daniel che non ha mai fatto i conti con un sistema basato sul confronto politico, e mettiamo pure da parte il fatto che mentire anche di fronte all’evidenza è uno degli sport più generalizzati e più praticati in Nicaragua, dove, se nel 2017 la speranza di vita era di quasi 76 anni, già nel 2020 scese repentinamente a quasi 72. Conosciamo però novantenni che, per quanto acciaccati dagli anni e dalle malattie, tuttora respirano e continuano a lavorare per poter mettere qualcosa in tavola.
Purtroppo per Daniel, quelle «immagini che sono solo nella testa di persone interessate a fare del male» corrispondono al suo lento declino che chiunque può rilevare osservando con attenzione i numerosi video disponibili in rete. Si può notare cronologicamente che le proteste iniziate nell’aprile del 2018 sono all’origine di un repentino e progressivo crollo emotivo che in breve tempo lo ha deteriorato sia fisicamente sia mentalmente. Altre voci affermano che, oltre al Lupus, più di recente sia stato colpito dal Covid, non mostrandosi in pubblico per lunghi periodi proprio nei momenti più acuti della pandemia (con gli oltre quaranta giorni di “assenza” continuata, che molti interpretarono come quarantena presa alla lettera). È certo che nel maggio del 2020 la moglie di Juan Carlos Ortega Murillo, la ex-miss Xiomara Gioconda Blandino Artola che afferma di parlare nottetempo con Carlos Fonseca, sia stata colpita dal virus pandemico e, vivendo pure lei a El Carmen, possa aver contagiato lo suocero (o viceversa). Un segnale inequivocabile è che, dopo questa lunga assenza, a partire dal 19 luglio 2020, sia lui sia Rosario hanno finalmente iniziato a indossare la mascherina, che in precedenza mai avevano usato (con la scusa di non creare panico).
La prima avvisaglia di questo crollo emotivo ha una data precisa: il 16 maggio 2018, quando all’incontro preliminare per il dialogo dopo quasi un mese di proteste di massa e numerosi morti, il giovane studente Lesther Lenín Alemán Alfaro ardì affermare proprio di fronte a lui che «Questo non è un tavolo per il dialogo. E’ un tavolo per negoziare la sua partenza e lei lo sa benissimo perché è ciò ha chiesto il popolo». L’incontro proseguì per un’altra ora e più, ma Daniel continuò a fissare il nulla davanti a lui senza muovere un solo muscolo, quasi senza respirare e completamente estraniato dalla realtà che si trovava di fronte, forse osservando mentalmente crollare come un castello di carte quel Paradiso Terrestre da lui “creato” con tanto sforzo e abnegazione nel decennio precedente.
Al Lupus occorre aggiungere un’altra patologia assai comune agli uomini di potere: quella «smania di potere» che al concertone del 1° maggio 2023 Luciano Ligabue ha definito «La droga più vecchia del mondo». La cosiddetta Sindrome di Hýbris (ὕβρις) della quale in tutta evidenza soffre patologicamente da decenni (rischio “professionale” per chi detiene il potere), ha ricevuto un fortissimo colpo in quel 2018, generando la correlata nemesi (νέμεσις; entrambi i termini sono tipici dell’antica tragedia greca) e facendo vacillare drammaticamente l’eccessiva sicurezza di sé dovuta all’incommensurabile orgoglio unito a una stratosferica arroganza e tracotanza.
Secondo gli studiosi, i segnali visibili della Sindrome di Hybris sono impulsività, rifiuto di ascoltare o di prendere consigli, irrequietezza, perdita di contatto con la realtà, orgoglio esagerato, schiacciante fiducia in sé stessi e disprezzo per gli altri (sebbene questi aspetti possano essere necessari per l’ascesa al potere, una volta ottenuto risultano spesso disastrosi, portando alla distruttività verso gli altri e verso ciò che di positivo si è realizzato fino al momento). Molti uomini politici, in giro per il mondo, ne hanno sofferto o ne soffrono, con iper-fiducia nelle proprie capacità, mostrando disprezzo, insolenza o indifferenza verso gli altri, e sentendosi onnipotentemente orgogliosi di gestire il proprio potere: una miscela che rende facilmente ciechi di fronte a possibili rischi. Tra i nostri contemporanei: Margaret Thatcher, Tony Blair, George Bush jr, Donald Trump, Silvio Berlusconi e Matteo Renzi, nei quali si riscontrano: culto della propria immagine, zelo messianico, tendenza a parlare di sé in terza persona, eccessiva fiducia in se stessi.
In queste condizioni psico-fisiche, è impensabile che sia davvero Daniel a dirigere il Paese. Lui stesso ne è ben cosciente e, da un anno a questa parte, in vari momenti ha iniziato a denominare «co-presidente» Rosario Murillo, una persona del tutto irrazionale, per quanto in teoria possegga le potenzialità per ragionare politicamente e per dirigere: «lei è più che Vice Presidente, esercita le funzioni di Presidente della Repubblica di questo Paese perché, qui, quello che c’è è una Co-Presidenza» (9 gennaio 2023, inaugurazione dell’anno legislativo all’Asamblea Nacional). Fino a esigere una modifica costituzionale per ridenominarne la carica e, ovviamente, le funzioni. Che sia farina del suo sacco e non dipenda da un costante lavaggio del cervello è improbabile, poiché, per quanto raramente, abbia momenti di lucidità nei quali mostra una certa indipendenza dalla consorte, è sempre più evidente che sia una puro e semplice fantoccio nelle sue mani, un pelele come quello dipinto da Francisco Goya nel 1791-1792, utile come simbolo per mantenere un certo appeal su una base di militanti che lo vedono come il simbolo vivente della Rivoluzione Popolare Sandinista, tant’è che uno dei tanti propagandisti nostrani in svariate occasioni ha parlato «della dimensione mistica del sandinismo, della obbedienza assoluta del FSLN al suo leader, il Comandante Daniel Ortega» («USAID, la banca dei golpe», 6 giugno 2021). Peccato per lui che, nonostante i rischi che sanno di correre se criticano, sempre più militanti sandinisti comprendono che non è Daniel a dirigere il Paese, però, alle volte, rifiutandosi di ammettere l’evidente deterioramento psico-fisico, qualcuno afferma che la moglie «lo tiene embrujado», lo mantiene sotto gli effetti di una stregoneria. Spiegazione che non ci convince (a meno che non lo si interpreti come sinonimo di lavaggio del cervello). Ci convince maggiormente l’analisi di un ex combattente di León, il quale ci disse che ormai le conquiste della Rivoluzione erano state cancellate e pure il Frente Sandinista non era più quello di Carlos Fonseca.