Il caldo esaspera le disuguaglianze sociali: come si vive nel carcere di Bologna

… e nelle altre 190 carceri italiane ?

Ancora attuale la denuncia di Franco Basaglia: MORIRE DI CLASSE.
Una proposta al signor Sindaco di Bologna e a tutti/e dopo la gagliarda lotta ecologista per la difesa del parco don Bosco.
L’epilogo della strenua lotta per la difesa del parco don Bosco “libera” risorse che rischiavano di essere sprecate: 18 milioni di euro.
Come saranno utilizzate?
Se osserviamo il territorio entro il raggio di un solo kilometro dal parco minacciato e salvato è inevitabile che l’occhio cada sulla cosiddetta casa circondariale, più nota come il carcere della Dozza.
In quali pietose condizioni si trovino le carceri italiane è noto a tutti. I suicidi quest’anno sono stati ormai 65, uno deglu ultimi solo qualche giorno fa a Bologna (abbiamo inviato un esposto alla Procura della Repubblica e rimaniamo in attesa anche se con scarse aspettative). Le morti premature non si contano.
Ormai i sindacati degli agenti penitenziari (con i quali abbiamo ampi margini di dissenso su diverse importanti questioni) – rappresentando tuttavia lavoratori che si trovano in prima linea e non in uffici con aria condizionata, lavoratori anche essi sottoposti a rischi occupazionali inaccettabili – HANNO SOSTENUTO DI RECENTE CHE QUELLE ITALIANE “NON SONO PIU’ CARCERI MA CAMERE MORTUARIE”.

Certo è uno sfogo ma una reazione onesta e veritiera a commento di una situazione che,
volendo usare una altra metafora, è da “forno crematorio”.
La Ausl di Bologna nell’ultimo rapporto semestrale ha fatto “proposte” di intervento e di bonifica sul tema del microclima e della sicurezza elettrica.
Stiamo aspettando di leggere il rapporto Ausl relativo al primo semestre 2024 (che abbiamo sollecitato di ricevere più volte) per sapere se è cambiato qualcosa.
A Modena le camere penali lamentano che il ministero aveva ventilato o promesso le pale di ventilazione ma …non se ne è fatto niente.
Allora in questa situazione in cui un giudice di sorveglianza sostiene che la persona detenuta non ha diritto alla doccia con acqua calda mentre un’altra giudice per fortuna (dopo decenni di studio e di esperienza)  decreta che il detenuto ha diritto a non essere morso da cimici (ci voleva un pronunciamento della magistratura di sorveglianza ) – la questione ha riguardato il carcere di Sollicciano mentre a Bologna si sono trovati spesso “solo” scarafaggi – …viene spontanea una proposta:

LE RISORSE ECONOMICHE RISPARMIATE DALLA SANA DECISIONE DI NON DISTRUGGERE IL PARCO DON BOSCO VENGANO INVESTITE PER INTERVENTI DI BIOEDILIZIA AL CARCERE DELLA DOZZA.

Per la verità, a nostro avviso, la soluzione migliore per la Dozza sarebbe l’abbattimento dell’ecomostro (non meno ecomostro di quello di punta Perotti a Bari, anche se per motivi diversi). Tuttavia volendo ipotizzare interventi meno drastici e più moderati si potrebbe progettare un ROBUSTO INTERVENTO DI BIOEDILIZIA A PARTIRE DA PIANTUMAZIONI, TINTEGGIATURA INTEGRALE DI BIANCO, RISTRUTTURAZIONE DELLE COSIDDETTE STANZE DI PERNOTTAMENTO ECC.
Anche i soli interventi ipotizzati dalla Ausl (rifacimento di tutto l’impianto elettrico al fine sia di garantire un microclima più accettabile con la contestuale installazione di ventilatori sia al fine di evitare la distribuzione di bombolette di gas che sono peraltro il secondo mezzo usato a scopo suicidario nelle carceri italiane dopo la impiccagione) sono interventi che necessitano di risorse economiche consistenti che potrebbero essere attinte dai citati 18 milioni.
Per ragioni di chiarezza, una questione che il ceto politico italiano non vuole affrontare: non relegare la Ausl al ruolo di mero “osservatore” ma mettere la Ausl nella condizione di agire veri poteri ispettivi di verifica, disposizione e sanzione nel caso necessario, al fine di far rispettare linee guida decenti in materia di igiene edilizia e di benessere psicofisico.
Senza questa chiarezza sulle procedure le “lamentele impotenti” finiscono per alimentare frustrazione e distress. Non stiamo parlando di “vasche di idromassaggio” come il paranoico partito del “buttare la chiave” potrebbe sospettare ma di standards di
abitabilità senza il rispetto dei quali oggi qualunque struttura recettiva verrebbe “chiusa“ tranne le carceri che ormai sono il simbolo del doppio standard (uno per i poveri e l’altro per i “ricchi” o per i cittadini di serie A che dir si voglia).
In sostanza standards che garantiscano coerenza col dettato costituzionale che vieta trattamenti disumani e degradanti nei confronti delle persone private della libertà.
Al momento in carcere chi ha qualche soldo può comprare piccoli ventilatori a pila (poi tocca smaltire le pile) chi non ha neanche quei pochi soldi…si arrangia.
Questo prelude ad un sistema di celle di prima (si fa per dire, come dire “ridurre i rifiuti alla fonte ma …non in carcere ) e di seconda classe ?
Le cronache (oggi) parlano di una donna settantenne allettata nella sezione femminile del carcere di Bologna che può contare su un ventilatore …troppa grazia ?
Ovviamente quella donna starebbe meglio fuori dal carcere in un ambiente più salubre sia sul piano fisico che su quello relazionale; ma non si può fornire un ventilatore ad una sola persona su 800 !
Anche se il tema della certificazione energetica (Besta 1 o Besta 2) ha appassionato Bologna negli ultimi mesi, nessuno ovviamente ha chiesto al ministro Nordio la certificazione energetica per la Dozza.
Nordio è un ministro del governo in carica che ha detto con chiarezza che sulla questione del fumo passivo nelle carceri occorre “soffrire in silenzio” …

COME IL COVID, ANCHE IL CALDO FA TORNARE IN MENTE LA DENUNCIA DI FRANCO BASAGLIA: MORIRE DI CLASSE, una denuncia oggi sottoscritta dal segretario generale dell’Onu Gutierres, una denuncia condivisa da tutte le persone oneste e ragionevoli.
Sulle carceri aspettiamo fatti, non parole fumose; il comune di Bologna non si renda complice di ulteriori orribili crimini di pace, intervenga finalmente il giorno prima piuttosto che versare lacrime il giorno dopo (per la verità per l’ultimo “suicidio” neppure le lacrime) e lo faccia anche alla luce del fatto che se oggi la situazione del carcere è pessima, con i mutamenti climatici in atto sarà sempre peggio.

Vito Totire, portavoce Centro per l’alternativa alla medicina e alla psichiatria F.Lorusso via Polese 30 40122 Bologna

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alexik

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