Il crimine ferroviario di Viareggio

di Riccardo Antonini (*)

Intervento tenuto da Riccardo Antonini (Medicina Democratica di Viareggio) la sera del 29 giugno dal palco dopo la manifestazione con migliaia e migliaia di cittadini/e

Ringrazio l’associazione «Il Mondo che vorrei» per l’intervento. Se dopo 13 anni, siamo ancora a condurre questa battaglia è grazie al protagonismo e alla determinazione dei familiari, alla responsabilità e al coraggio di un nutrito gruppo di ferrovieri, alla sensibilità e alla partecipazione di tanti cittadini e cittadine che anche stasera sono qui. Se così non fosse stato, il cavaliere del lavoro, Moretti, sarebbe stato fuori dal processo, sarebbe ancora ai suoi posti di comando, come avvenuto dopo numerosi altri processi dove è stato coinvolto.

Grazie alla partecipazione popolare e alla straordinaria mobilitazione siamo ancora qui, senza le quali anche Viareggio avrebbe corso il rischio di essere una delle tante stragi industriali, ambientali e politiche, dimenticate e impunite.

Come ferroviere ritengo di aver fatto ciò che dovevo a differenza del cavalier Moretti che non ha fatto ciò che avrebbe dovuto né prima, né dopo. A poche ore dall’immane tragedia dichiarò che le ferrovie non avevano alcuna responsabilità e quindi non avrebbe attivato le assicurazioni.

Io mi sono permesso di andare sino in fondo. Moretti è stato di altro avviso. Al processo di 1° grado a Lucca non si è mai presentato in aula, a nessuna udienza; al processo d’appello di Firenze ha detto che avrebbe rinunciato alla prescrizione perché si riteneva innocente; all’apertura dell’appello bis, a Firenze, si è aggrappato alla prescrizione, e sommessamente ha fatto marcia indietro, dichiarando: “Non rinuncio”.

Ha mostrato e dimostrato di sentirsi molto meno innocente. In questi anni ha esercitato intimidazioni, minacce e ricatti, contro il sottoscritto e i ferrovieri impegnati sulla sicurezza.

Il 14 settembre 2009, a Firenze, a poche settimane dalla strage, in Regione, allora presidente Martini, il caro amico Emiliano Favilla, dal 12 gennaio 2022 non più tra noi, che ringrazio per il suo senso di responsabilità, presente alla riunione come assessore provinciale, riferì la frase pronunciata da Moretti: “quel ferroviere di Viareggio prima o poi lo licenzio”. Stessa testimonianza al processo con il giudice del lavoro, Nannipieri di Lucca, di Dario Rossi, addetto stampa per la Regione.

Le accuse di Moretti: essermi posto in evidente conflitto di interessi. Le sentenze dei giudici: aver violato l’obbligo di fedeltà.

Avere stravolto la realtà è un fatto grave; essersi sottomessi a poteri forti è gravissimo, è un’offesa alle 32 Vittime, ai loro familiari, alla città di Viareggio.

A proposito di conflitto d’interessi: il sottoscritto non ha rubato prototipi, non ha copiato brevetti, non ha conteso nuovi mercati, non ha trattato affari in concorrenza…

Ha scelto di essere fedele ai familiari, al loro dolore, alla necessità di denunciare, testimoniare, battersi per loro e con loro, di dare voce e dignità a lavoratori/trici che lottano per la salute e la sicurezza e, troppo spesso, sono costretti a nascondersi per non subire rappresaglie aziendali sino al licenziamento.

A tutto ciò ho inteso e voluto essere fedele. Si tratta di ben altro obbligo di fedeltà: essere solidali, denunciare le cause di tanto dolore, lottare per rimuoverle, contro regimi e condizioni di lavoro che penalizzano la salute, la sicurezza e calpestano la dignità di ogni essere umano. Mi sono imposto questo obbligo di fedeltà!

Con minacce, ricatti e offese, hanno pensato e tentato di impedirmi di dire la verità sul disastro ferroviario e di essere a fianco dei familiari.

Cosa imponeva il verbale di conciliazione giudiziale che non ho firmato? Che avrei dovuto sottostare a una sorta di abiura, negare le loro gravissime responsabilità, ubbidendo ai voleri di Moretti.

Politica, istituzioni, governi, hanno assolto Moretti e ricompensato: solo per ricordare la buonuscita, nei 3 anni di Finmeccanica-Leonardo, di 9 milioni e 442mila €! Risorse scippate alle tasche di cittadini/e.

Il licenziamento nei miei confronti è politico, quindi, discriminatorio; non un fatto personale tra me e il cavaliere. E questi giudici del lavoro hanno emesso sentenze contro il lavoro e contro lavoratori/trici che pretendono sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, che ne denunciano la mancanza, le morti sul lavoro e da lavoro.

La sicurezza e la salute non si delegano, non si monetizzano, non si subordinano ad alcuna norma, contratto, tanto meno a obblighi di fedeltà e a codici aziendali. Questi giudici si sono nascosti dietro una toga per emettere sentenze-reato.

Nei loro codici trattano di riservatezza, ma la loro riservatezza vuol dire omertà e l’omertà è mafia!

Il mio licenziamento è stato sì uno spiacevole episodio risolvibile ma non è stata la fine del mondo; aver definito l’immane tragedia di Viareggio uno spiacevolissimo episodio è per i familiari veramente la fine del mondo. E mostra o di non essere in grado di intendere e di volere o di non comprendere il significato vero delle parole oppure fa pensare al potere al quale tutto è permesso.

La dignità non si baratta, non si vende, non è merce da mercato, con la consapevolezza che: – a voler disarcionare il cavaliere si può correre il rischio di essere trafitti dalle sue lance; – l’unica lotta persa è quella che si abbandona

(*) ripreso da www.medicinademocratica.org

Su www.medicinademocratica.org/wp/?p=13323 le considerazioni di Marco Caldiroli (presidente pro tempore di Medicina Democratica) e di Fulvio Aurora (responsabile vertenze legali di Medicina Democratica) sulla sentenza del 30.06.2022 della Corte di Appello di Firenze sul crimine ferroviario di Viareggio

 

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