Il disprezzo di Google per i lavoratori. Il fallimento del cloud gaming Stadia
Gianluca Cicinelli per Diogene*
Cos’è una multinazionale lo capisci dagli articoli di giornale quando fallisce un suo ramo. Google chiuderà Stadia. La piattaforma di cloud gaming di Mountain View chiude il 23 gennaio 2023. Già fermo lo Stadia Store, compresi ecommerce e transazioni in-game. Niente paura per gli utenti, Google ha previsto un piano di rimborso anche per gli abbonamenti già pagati. Annullati inoltre tutti i preordini, con il rimborso di quelli per i quali c’è già stato un addebito. Dei clienti soltanto si occupano infatti i giornali. Ma c’è un piccolo particolare di cui non parla la stampa.
I dipendenti della società che chiude sono stati avvisati soltanto pochi minuti prima degli utenti. “A quanto pare Google potrebbe non essersi comportata correttamente con chi ci lavora”, scrive uno dei pochi magazine che parla anche dell’aspetto umano, specializzato in giochi e non in questioni sociali. E’ l’unico che si pone il problema. Per le altre testate l’unico punto da approfondire è se gli utenti verranno rimborsati. E chi rimborsa invece i dipendenti trattati come merce avariata? Al momento nessuno.
Non è la prima volta che Google manifesta questa forma di disprezzo verso i suoi dipendenti. La testata HDblog.it ci ricorda che con lo stesso schema Phil Harrison, vicepresidente e general manager di Mountan View, tenne una riunione pochi minuti soltanto prima che l’annuncio diventasse pubblico per la precedente chiusura di Stadia Games and Entertainment. Anche in quell’occasione non ci furono molte anticipazioni, anzi, nei giorni precedenti Harrison aveva inviato un’altra e-mail al personale lodando il lavoro del team di sviluppo.
Di che fine faranno quei dipendenti non si cura il mondo dell’industria dell’intrattenimento, non si cura la stampa, non si curano gli enti statali preposti ai controlli sul lavoro. Non servi più, basta, vattene, stai ancora qui?, Portateli fuori. Lavori, progetti di vita, mutui accesi, tutto cancellato da un manager incapace come dimostra il fallimento di Stadia, un progetto nato male, condotto peggio e finito nella spazzatura. Non riusciamo a empatizzare con gli utenti che avevano accumulato bonus nei giochi proposti dalla piattaforma, spero non ce ne vorrete per questo. Anche se questa sciatteria di gestione è la riprova di quanto male sia stata condotta l’intera vicenda da Google.
Chi sbaglia paga, si diceva un tempo, e invece qui pagano migliaia di dipendenti cancellati da un giorno all’altro nel silenzio generale. Perchè ormai è la norma che il lavoro sia soltanto un fastidio da pagare il meno possibile per le società. Questo servizio di cloud gaming debuttò nel 2019 con grandi ambizioni e studi dedicati, però non è mai decollato veramente, perchè gestito male da Google, la cui filosofia di vita è: se qualcosa non funziona entro poco tempo, meglio chiuderla. Pazienza per chi ci va di mezzo, mica è un problema della multinazionale.
Dovevano diventare la Netflix del videogioco e sono falliti in pochi mesi nonostante migliaia di utenti. Se fosse vero il detto “chi sbaglia paga” dovevano essere licenziati i manager che hanno condotto questa fallimentare iniziativa. E non si tratta di un settore in crisi, molte altre società come Microsoft e Sony stanno investendo somme esponenziale nel cloud gaming. Quindi è soltanto incapacità dei manager di Google.
Gli sviluppatori troveranno forse altre società disposte ad accoglierli, ma a quali condizioni dopo avere nel proprio Cv l’onta di un fallimento non provocato da loro? Sono domande retoriche, certo, ma la loro mancata risposta mostra cosa si nasconde dietro le stratosferiche quotazioni in borsa: l’osanna dei mercati per chi è in grado di liberarsi dei propri dipendenti con un semplice click. Questo c’è dietro la gratuità di alcuni servizi come la posta di google che milioni di utenti utilizzano e la gratuità di molti dei servizi offerti per invogliare a passare ai servizi a pagamenti. Dice il saggio del web: quando non paghi per un servizio sei tu la merce. Mai verità fu così profonda dinanzi a quest’ultima truffa per i lavoratori che si chiamava Google Stadia.
*in origine pubblicato su https://diogeneonline.info/il-disprezzo-di-google-per-i-lavoratori-il-fallimento-del-cloud-gaming-stadia/