Il fracking incombe sulla Colombia
Alla vigilia di Natale il presidente Iván Duque ha autorizzato il primo progetto pilota di fratturazione idraulica con la multinazionale Ecopetrol dopo aver promesso, in campagna elettorale, che non avrebbe mai intrapreso questa strada.
di David Lifodi
Foto: https://www.colombiainforma.info/
Lo scorso 24 dicembre, mentre i colombiani si apprestavano a festeggiare il Natale, il governo del presidente Iván Duque firmava il contratto per autorizzare il primo progetto di fracking nella storia del paese.
A denunciarlo l’Asociación Colombia Libre de Fracking, preoccupata per i rischi ambientali nella zona prescelta, quella di Puerto Wilches, nel dipartimento di Santander, dove scorre il Río Magdalena. Il contratto è stato firmato dall’Agencia Nacional de Hidrocarburos con Ecopetrol, por una cifra intorno ai 76 milioni di dollari.
Anche il Comité para la defensa del Agua de Puerto Wilches ha espresso la sua contrarietà al progetto, evidenziando che la distruzione della biodiversità e l’inquinamento delle falde acquifere potrebbero costituire i maggiori rischi derivanti dal fracking.
Per gli ambientalisti l’adesione al progetto di fracking rappresenta una condanna a morte dell’ecosistema della zona ed un ulteriore regalo agli interessi delle multinazionali. Le perforazioni legate al cosiddetto “Proyecto Kale”, dal nome del pozzo Kale 1, dovrebbero iniziare a metà del 2021. Il maggiore timore riguarda la denominazione del progetto, presentato come “pilota”, poiché altri, dello stesso tenore, potrebbero essere autorizzati a breve ed hanno dietro colossi come Conocophilips o Drumond.
La fratturazione idraulica si inserisce nella politica di distruzione ambientale promossa da Duque durante tutta la sua presidenza, nonostante in campagna elettorale avesse più volte sottolineato le numerose controindicazioni del fracking. Addirittura, pur di conquistare Palacio Nariño, lo stesso presidente aveva giurato che non avrebbe mai autorizzato un progetto di questo tipo (“Yo no voy a dejar que se haga un solo proyecto de fracking en Colombia que afecte los ecosistemas, que afecte acuíferos y las cuencas”), salvo poi cambiare idea per compiacere le transnazionali.
La firma del contratto tra Ecopetrol e governo colombiano, per stessa ammissione dei quotidiani economici, si configura come il primo passo di un ampio processo di perforazione dei pozzi che entrerà in funzione tra 8 mesi al massimo, non appena saranno concesse le licenze ambientali da parte dell’Alna, l’Autoridad Nacional de Licencias Ambientales.
Il Contrato Especial de Proyecto de Investigación prevede tre tappe così suddivise: definizione delle condizioni previe, modalità di valutazione e inizio dei lavori di carattere tecnico nel lotto di terreno assegnato a Ecopetrol dal governo colombiano.
Secondo quanto dichiarato a Forbes dalla Junta Directiva de la Asociación Colombiana de Ingenieros de Petróleos (Acipet), circa 44 dei 76 milioni di dollari stanziati per il progetto saranno destinati alle attività di perforazione e alla costruzione delle strade di comunicazione necessarie per far partire i lavori.
Come spesso accade in casi simili, c’è grande agitazione tra gli abitanti della zona dove avranno inizio le perforazioni, questo perché l’arrivo di lavoratori stagionali e l’inevitabile aumento degli abitanti di Puerto Wilches potrebbe mettere a dura prova il tessuto sociale della comunità, basti pensare a situazioni analoghe come la costruzione delle centrali idroelettriche o di miniere a cielo aperto in paesi come Messico o Brasile.
A questo proposito, non sembra particolarmente rassicurante il controllo delle tappe del progetto da parte del nascituro Centro de Transparencia, che inevitabilmente obbedirà agli interessi del governo e di Ecopetrol.
Il governo ha motivato la scelta del fracking come necessaria per condurre la Colombia sulla strada dell’autosufficienza energetica e, proprio per questo, non possono non suscitare apprensione le stime di Naturgas, che intravede nel paese un potenziale tra i 4 e i 24 siti adatti per il fracking, e gli auspici dell’Asociación Colombiana de Petróleo, convinta che le riserve di petrolio possano essere triplicate tramite la fratturazione idraulica.
Da parte sua, Ecopetrol ha già iniziato la consueta operazione di greenwashing, garantendo alle comunità che saranno danneggiate dal fracking migliori condizioni di vita a livello sociale, culturale, ma soprattutto economico.
La multinazionale si è impegnata ad informare periodicamente l’Agencia Nacional de Hidrocarburos sull’andamento dei lavori, sulle attività per tutelare l’ambiente e sulle modalità di utilizzo dei fondi stanziati per il progetto, ma collettivi ambientalisti e comitati cittadini rimangono sul piede di guerra.
Impossibile dar loro torto.