IL “GIORNALISTA” DEL MATTINALE
(Roba del Pabuda…)
c’è un tizio adesso alla radio
che legge una specie
di rassegna mattinale –
con tono amichevole
ma dottorale –
e scrive pure
(non so come)
su qualche giornale.
non perde occasione
per ripetere
che lui è: liberale,
liberale… liberale,
rale… rale… rale…
a parte il fatto
che da trent’anni
non c’è chi
apra bocca per parlare
al bar, allo stadio,
in parrocchia,
a letto con la moglie,
alla riunione sindacale,
o scriva tre righe sulla parete
del vespasiano comunale,
senza premettere la stessa
dichiarazione di fede
(uguale-uguale),
appiccicandosi in fretta
la nobile etichetta…
il tizio in questione
non è minimamente
in grado di spiegare
cosa significhi
per lui, concretamente,
quel distintivo…
…rale …rale… rale…
ma, alla fine,
lo si capisce uguale:
quando lo si sente andare
in sollucchero, in estasi,
in brodo di giuggiole
appena può leggere,
sottolineare, scandire,
enfatizzare
un qualsiasi comunicato –
qualsiasi cosa comunichi –
emesso dall’associazione
confindustriale.
o siamo noi
ad aver travisato,
distorto,
frainteso, capito male?
ale… ale… ale…
—
(l’immagine è un recente collage del Pabuda intitolato “Senza Stelle“)